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La “bizzarra” visione del nuovo Governo sulla immigrazione e sui soccorsi in mare

Piero Innocenti il . Diritti, Istituzioni, Migranti, Politica, SIcurezza, Società

“Bizzarra”, così la presidente del consiglio Meloni ha definito la decisione dei medici dell’ufficio marittimo di Catania di far sbarcare tutti i migranti rimasti a bordo di due navi Ong nel porto dopo che, in precedenza, erano già state visitate e fatte sbarcare le persone più fragili e con evidenti problemi sanitari.

Decisione tardiva ma opportuna dopo aver constatato il grave stato di stress psicofisico dei migranti sulle navi ormai in mare da una ventina di giorni dal loro salvataggio.

Di bizzarro, di stravagante, continua ad esserci solo questa visione della Meloni (che fa una distinzione, per i soccorsi, tra naufraghi e migranti!) e di suoi ministri, su tutti quello dell’Interno (ex prefetto e “amico” di Salvini segretario della Lega) e delle Infrastrutture (Salvini) che in passato ha più volte invocato il blocco navale con uno schieramento della flotta italiana innanzi alle coste libiche (e tunisine) per impedire la partenza delle imbarcazioni cariche, per lo più, di donne, bambini, minori non accompagnati (anche neonati) e “difendere”, così, le patrie frontiere dalle invasioni di queste “pericolose persone”.

La verità è che queste navi delle organizzazioni umanitarie che salvano in mare gente disperata, danno fastidio perché rappresentano un “fattore di attrazione” per quelli che salpano dalle coste libiche.

La stessa obiezione, lo ricordiamo, fu fatta oltre una decina di anni fa quando iniziò l’operazione Mare Nostrum con l’impiego di navi della nostra Marina Militare che pattugliavano, in acque internazionali, per verificare l’osservanza della risoluzione Onu sull’embargo di armi verso la Libia e che effettuarono numerosi salvataggi di migranti. L’operazione, poi, giudicata troppo costosa, fu sospesa e subentrarono quelle gestite da Frontex (operazioni Sophia e Poseidon), con l’impiego di mezzi navali ed aerei degli Stati UE, naturalmente inclusi quelli italiani.

Anche in queste circostanze le attività di soccorso in mare delle navi Ong furono aspramente criticate e ostacolate perché considerate “pull factor” dalla stessa Frontex (che in questi ultimi giorni è nuovamente tornata sull’argomento con un documento riservato).

L’obbligo del soccorso in mare prescinde dal regime giuridico della zona di mare in cui avviene il soccorso, per cui può esplicarsi tanto nelle acque internazionali come nella zona economica esclusiva o nella zona contigua di uno Stato diverso da quello di bandiera.

Il soccorso a persone o navi in pericolo è altresì possibile nelle acque territoriali straniere (Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982-Unclos), ferma restando la competenza esclusiva dello Stato costiero per il coordinamento dell’operazione e l’intervento di mezzi adibiti a prestare assistenza a navi in difficoltà.

Su quest’ultimo punto, va anche ricordato che tutti gli Stati provvisti di litorale marittimo debbono creare e mantenere un servizio di ricerca e salvataggio (SAR, acronimo di Search and Rescue) facendo ricorso ad accordi negoziali di mutua assistenza con gli Stati confinanti e le autorità dello Stato costiero, responsabili dei servizi di ricerca e salvataggio, sono tenute “ad intervenire senza tener conto della nazionalità o della condizione giuridica” e a ricondurre le persone soccorse in un porto sicuro (che non è necessariamente quello più vicino).

La situazione generale dell’immigrazione via mare è, tuttavia, destinata ad alimentare ancora aspre polemiche e conflitti con altri Stati.

La Francia, con un duro comunicato, ha deciso di sospendere l’accordo sui ricollocamenti dei migranti – 3.500 entro il 2023 – dall’Italia dopo aver dato la disponibilità ad accogliere, nel porto di Tolone, la nave Ocean Viking respinta dal nostro paese con oltre 200 migranti a bordo.

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