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Come siamo ridotti male

Rocco Artifoni il . Cultura, Diritti, Economia, Giustizia, Istituzioni, Lavoro, Politica

C’è qualcosa che mi sfugge.

Io avevo capito che gli italiani sono in difficoltà, che i poveri sono aumentati, che c’è la crisi energetica, che le bollette sono triplicate, ecc.

Invece sento che c’è gente che vuole andare in giro con 10 mila euro in contanti per fare la spesa quotidiana, pagare meno tasse se guadagna di più dell’anno precedente, togliere il sussidio di cittadinanza a chi non ha un lavoro, costruire un ponte su un tratto di mare altamente sismico, riaprire le centrali elettriche alimentate dal carbone, ecc.

Insomma, a me pare di vedere un mondo alla rovescia.

Mi sovvengono altri dubbi: sono più pericolose alcune centinaia di migranti salvati nel mare e stipati sulle navi di soccorso oppure alcune migliaia di nostalgici del fascismo riuniti per celebrare il duce?

Poi ci sono le modifiche apportate alle frasi. Mi sembrava di aver letto che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. Invece, pochi giorni fa ho ascoltato la persona che presiede il governo italiano dire che occorre “rimuovere tutti gli ostacoli che frenano la crescita economica”. Non mi pare sia la stessa prospettiva.

Anche una parola può rivelare un’idea di società. Non ho mai compreso perché sia stato istituito un “ministro per le disabilità”. Non capisco quel “per”. La convenzione ONU riguarda “i diritti delle persone con disabilità”. Non credo sia equivalente.

Tanti anni fa in un confronto pubblico una parlamentare – pensando di farsi apprezzare – disse che era “per le barriere architettoniche”. Risposi che io invece ero “per l’abolizione delle barriere architettoniche…”

Per non dire del sostantivo utilizzato dalla suddetta presidente del consiglio dei ministri, che nel suo discorso al parlamento ha fatto rifermento agli “invalidi”. Un termine che – se riferito alle persone – dovrebbe essere abolito, perché falso, offensivo e discriminatorio: è talmente evidente il significato negativo della parola, che non è necessario aggiungere spiegazioni.

Il problema non è soltanto chi scrive “inpiegato”, ma è soprattutto di chi vota per candidati “piegati”, che – in caso di elezione – non possono realmente rappresentare la nazione.

Finalmente ho capito che cosa mi sfuggiva: “La politica è forse l’unica professione per la quale non si ritiene necessaria alcuna preparazione” (Robert L. Stevenson).

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