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Caso Shireen Abu Akleh, Israele: «Alta possibilità che a colpirla sia stato il nostro esercito»

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Questo il risultato dell’indagine sull’omicidio della reporter, avvenuto durante scontri armati con miliziani palestinesi a Jenin, in Cisgiordania, nel maggio 2022, condotta dalle forze armate di Tel Aviv, secondo cui però «non è possibile determinare in modo inequivoco la fonte» dei colpi.

C’è «un’alta possibilità» che la reporter di Al Jazeera Shireen Abu Akleh sia «stata colpita accidentalmente» da spari dall’esercito israeliano, anche se «non è possibile determinare in modo inequivoco la fonte» dei colpi. Questo il risultato dell’indagine dell’esercito stesso (Idf) sulla morte della reporter avvenuta durante scontri armati con miliziani palestinesi a Jenin, in Cisgiordania, lo scorso maggio.

Nelle conclusioni finali dell’inchiesta dell’esercito, si sottolinea anche che «resta rilevante» la possibilità che la reporter di al Jazeera – che aveva cittadinanza Usa – «sia stata colpita da pallottole sparate da palestinesi armati». L’esercito ha quindi ricordato che «va enfatizzato e chiarito che durante l’intero incidente, il fuoco dei soldati era indirizzato con l’intento di neutralizzare i terroristi che sparavano ai soldati, anche dall’area dove si trovava Shireen Abu Akleh».

L’indagine – ha aggiunto l’esercito – è avvenuta con una revisione «delle circostanze» della morte della reporter attraverso una task force, anche tecnica, designata dal capo di stato maggiore Aviv Kochavi. L’indagine ha investigato «i soldati coinvolti nell’incidente, la cronologia degli eventi, i rumori sul posto, dall’area dell’incidente e in particolare da quella dello sparo. Oltre all’esame di vari risultati forensi e balistici di provenienza dalla scena stessa dell’incidente» e materiale dei media stranieri, video e audio.

Parte importante è stata data all’esame della pallottola che ha ucciso la giornalista palestinese. Lo scorso 2 luglio – ha spiegato l’esercito – «è stato condotto un esame balistico in un laboratorio forense alla presenza di rappresentanti professionali» degli Usa e dell’Autorità nazionale palestinese (Anp). Quell’esame ha determinato che «alla luce del cattivo stato fisico del proiettile, l’identificazione della fonte da cui è stato sparato, è difficile».

Pertanto, «non è stato nemmeno possibile determinare con l’indagine se il proiettile – ha concluso l’esercito – sia stato sparato o meno da un fucile dell’Idf». L’esercito ha quindi riaffermato le condoglianze per la morte della giornalista. (Ansa)

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