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Migranti, non rifiuti della società, ma opportunità di futuro per Occidente

Pierluigi Ermini il . Cultura, Diritti, Migranti, SIcurezza, Società

Si avvicinano le elezioni e si riapre il capitolo migranti, tra chi ne parla con una superficialità preoccupante, a destra, e chi non ne parla proprio, come avviene a sinistra.

Invece sì tratta di un tema complesso, e le scelte che saranno assunte saranno molto importanti per il futuro dell’Italia e dell’Europa.

Sono trascorsi pochi anni dai decreti sicurezza del governo giallo – verde che in poco tempo hanno trasformato molti profughi e migranti in migliaia di clandestini, lasciati in balia di se stessi.

Abbiamo assistito a persone senza la possibilità di ottenere una residenza, senza l’opportunità di un lavoro, in balia della criminalità organizzata, del caporalato e dello sfruttamento, in molti casi anche privi dell’assistenza sanitaria.

Tra l’altro senza neanche una politica seria di rimpatri che nessun governo è in caso di assicurare, nonostante le promesse, visti i costi proibitivi e le difficoltà di accordo con i paesi di origine.

Ora tornano idee e soluzioni semplicistiche adatte per comizi e pagine social, vuoti slogan adatti per chi non vuole far emergere tra i cittadini la realtà: che il fenomeno migrazione, a seguito di quanto sta accadendo nel mondo (guerre anche alle nostre porte, mutamenti geopolitici nel mondo, cambiamenti ambientali e climatici tanto per citarne alcuni) proseguirà ancora a lungo e non esistono scorciatoie e facili soluzioni.

Non si blocca con le navi o chiudendo porti, chi decide di mettersi in cammino anche per anni, sfidare la prigionia e la morte, per inseguire una speranza.

Anche perché una parte consistente dei migranti non giunge neanche via mare, ma via terra (basta pensare alla rotta dei Balcani e a tutte le forme di sfruttamento che queste persone subiscono attraversando le varie frontiere).

“Scenari”, settimanale dedicato alla geopolitica, recentemente ha dedicato un intero numero al fenomeno dei migranti, fornendo dati interessanti che gli italiani, che si apprestano a dare il proprio voto, dovrebbero conoscere, per farsi un’opinione più chiara e personale su questo tema.

Il politologo Manlio Graziano, insegnate di geopolitica all’università della Sorbona, affronta con un tono quasi sarcastico l’approccio approssimativo che l’Europa ha verso un tema che investe e investirà per decenni il nostro continente.

“Quando studieranno il crepuscolo della nostra società, gli storici del futuro cercheranno di capire le ragioni per cui gli attuali nostri contemporanei ne avessero deliberatamente accelerato la fine…”

Per Graziano la risposta di limitare senza una seria programmazione, o addirittura impedire la migrazione in un continente, dove la crisi demografica e l’enorme debito pubblico la fanno da padrone, è una vera forma di autolesionismo.

Secondo il professore proprio gli immigrati, se regolarizzati e con flussi certi di ingresso sulla base dei bisogni dei singoli stati, possono alleviare la crisi demografica in atto e l’enorme debito pubblico accumulato, che unite a una forte mancanza di manodopera, stanno conducendo a una crisi irreversibile economica le nostre società occidentali.

Lo fa fornendo numeri che ci fanno capire che non c’è una logica razionale in questa scelta politica.

Tra il 2016 e il 2020, prima della pandemia, in Europa il saldo tra nati e morti è stato di – 460.000 persone, mentre, grazie all’arrivo dei migranti, la popolazione è aumentata di quasi 800.000 persone.

Queste persone sono quasi tutte giovani e svolgono lavori che noi europei non facciamo più.

Eppure, nonostante questi arrivi, alla fine del 2022 mancheranno in Europa circa 1 milione e 200 mila lavoratori e le previsioni entro il 2050 saliranno a circa 4 milioni in meno di lavoratori nella sola Francia e 7 milioni in Germania.

Si creerà una mancanza fortissima di manodopera che farà calare il Pil in molti paesi europei.

C’è poi il tema dell’ innalzamento delle aspettative di vita in Europa che, legata alla crisi demografica e alle minori nascite, porterà conseguenze pesanti nel rapporto tra pensionati e persone nella loro fase lavorativa.

Secondo il professore il rapporto tra pensionati e persone nella loro fase lavorativa era nel 1960 di 5,7; nel 2050 sarà di 1,65 a cui si deve aggiungere l’aumento dei costi sanitari dovuti a una popolazione sempre più anziana.

Tutto questo porterà ad un problema sociale nuovo, come l’ostilità dei più giovani verso le persone anziane, che saranno viste come coloro che usufruiranno maggiormente delle risorse pubbliche.

Anche da un punto di vista economico in questi anni per bloccare l’arrivo dei migranti si sono spesi miliardi di euro (basta pensare agli accordi con Turchia e Libia) sono morte in Mediterraneo oltre 24.000 persone, si sono costruite prigioni simili a campi di concentramento, si sono favorite politiche di sfruttamento e di tratta delle persone.

Politiche miopi per evitare di “accogliere tutta la miseria del mondo” come dice Graziano, mentre in poche settimane l’Europa, con una grande azione umanitaria degna dei nostri valori, è stata in grado di accogliere 5 milioni di ucraini.

Contemporaneamente al confine tra Polonia e Bielorussia, si lasciavano però morire persone e bambini anche a 10 gradi sotto zero bloccandoli alle frontiere, solo perché avevano un colore differente della pelle.

Da questi dati appare chiaro che una migrazione regolata, sulla base dei flussi e delle necessità reali, se vogliamo salvare la nostra società e dare un futuro ai nostri figli e nipoti è la scelta giusta che cozza con chi propone blocco degli sbarchi e blocchi navali, o chi quasi evita di parlarne.

È necessario, come ricorda lo stesso Presidente della Regione Veneto Zaia, uscire da una logica ideologica nell’affrontare l’immigrazione, e muoversi con politiche dettate da strategie a lungo termine che sanno andare oltre il voto di domani.

Il “prima gli italiani”, passa dunque, diversamente da come si vuol far credere, dal regolarizzare i migliaia di clandestini creati ad hoc da leggi inefficaci e ingiuste, dal dare spazio a chi viene a fare lavori che noi non facciamo, a dare lavoro a chi è giovane e permette di pagare le pensioni a popolazioni che hanno smesso di fare figli, contribuisce con le proprie tasse a dare risposte ai bisogni degli anziani, e aiuta a far crescere il nostro Pil.

È necessaria una politica che trasformi il clandestino da rifiuto del mondo a una opportunità per lui e per la nostra societa’.

Accogliere, in modo razionale e logico, sulla base dei bisogni, è la vera risposta, il resto sono slogan che non hanno futuro e non danno futuro.

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