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Sicurezza pubblica: troppi “accoltellatori” in circolazione

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Giovani, SIcurezza, Società

Sta diventando un serio problema di sicurezza pubblica il fenomeno degli accoltellamenti che si verificano in strada ogni giorno, anche per banali motivi, in diverse città.

Tra gli aspetti più inquietanti quello del coinvolgimento di molti giovani e giovanissimi in questi episodi di violenza.

La legislazione penale non ha grande effetto deterrente sul punto prevedendo come reato contravvenzionale  quello  di portare, senza giustificato motivo, fuori della propria abitazione, bastoni muniti di puntale acuminato, mazze, tubi, catene, fionde, bulloni, sfere metalliche e, appunto, strumenti da punta o da taglio atti a offendere (art. 4 della L. 110/75).

Il contravventore è punito con l’arresto da sei mesi a due anni e con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro ma, nei casi di lieve entità, riferibili al porto dei soli oggetti atti a offendere, può essere irrogata la sola pena dell’ammenda (è quanto, normalmente, succede).

Il risultato è che da alcuni mesi a questa parte, forse a causa anche di turbamenti nelle persone causati dalla pandemia e dalle tragiche visioni di tante violenze che si verificano un po’ ovunque, il ricorso al coltello per risolvere controversie individuali o per commettere delitti si è diffuso enormemente contribuendo a quel clima di insicurezza pubblica che si sta vivendo nel nostro paese. Forse maggiori e più penetranti controlli da parte delle forze di polizia potrebbero servire per scoraggiare il porto di tali strumenti di offesa. Fatto sta che avere con se, in tasca, nel marsupio o nel vano portaoggetti dell’auto, un coltello pare diventata la consuetudine per molte persone.

In attesa di una auspicata modifica della legislazione penale sul punto, diamo uno sguardo a quanto accaduto nel mese di giugno, nei primi quindi giorni relativamente agli accoltellamenti a cominciare dalla rissa tra otto persone, a colpi di mazze, scoppiata a Firenze e finita con una coltellata.

Sconcertante, poi, la denuncia di alcuni presidi delle scuole di Napoli, secondo cui molti ragazzi vanno in aula  armati di coltelli con l’assenso dei genitori “interessati alla difesa dei propri figli”. Con il coltello, a Torino, un diciassettenne ha pensato di risolvere le continue violenze cui era sottoposto dal patrigno accoltellandolo mentre a Milano, un algerino, nei pressi della stazione centrale, è stato accoltellato gravemente all’addome.

Finisce all’ospedale, a Parma, un senegalese di 25 anni accoltellato al fianco da un altro straniero mentre ad Ancona, un macedone pensa di risolvere una questione di un debito con un ventunenne accoltellandolo. A Roma, un giovane capoverdiano viene accoltellato da un coetaneo nei pressi della stazione della metro. A Pescara, un “buttafuori” viene accoltellato alla gola dopo aver impedito l’ingresso di due giovani ad un locale  dove svolgeva il servizio di sicurezza.

A Napoli, un giovane armato di coltello aggredisce un pizzaiolo ma viene bloccato dai poliziotti mentre tra Posillipo e Coroglio, nel corso dei controlli dei carabinieri, ad un giovane di sedici anni viene sequestrato un coltello a farfalla con la lama lunga 10 centimetri ed un altro giovane, pure armato di coltello, viene bloccato dai poliziotti.

A Torino, i poliziotti arrestano un diciannovenne che aveva lanciato delle uova contro alcune auto in transito accoltellando, poi, il passeggero di un veicolo che si era fermato lamentandosi del gesto. È andata male infine ad un uomo che, a Milano, dopo aver assunto droga, si è scagliato con il coltello contro l’amico e, dopo averlo inseguito, è morto per overdose in ospedale.

Quanto basta, mi pare, per un esame della situazione della sicurezza pubblica più approfondito da parte delle autorità competenti.

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