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Lombardia, sequestrate 4 aziende a condannato per mafia, al lavoro nel villaggio olimpico

Redazione il . Economia, Forze dell'Ordine, Lombardia, Mafie

La Direzione Investigativa Antimafia ha dato esecuzione ad un provvedimento cautelare di natura personale agli arresti domiciliari, emesso dal G.I.P. di Milano su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di un soggetto, di origini calabresi e residente in provincia di Milano, ritenuto gravemente indiziato del reato di trasferimento fraudolento di beni e valori.

È in corso, altresì, il sequestro preventivo di 4 complessi aziendali (con volumi d’affari conseguiti nell’ultimo anno per oltre 8 milioni di euro), numerosi beni mobili strumentali, immobili e conti correnti per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro.

Le indagini hanno consentito di ricostruire un reticolo societario, operativo nel settore delle cave, del trasporto e dello stoccaggio di materiali inerti e di rifiuti da demolizione, formalmente gestito da prestanome, ma nei fatti diretto unicamente dal soggetto colpito dal provvedimento cautelare, nei confronti del quale sono stati così raccolti gravi indizi di colpevolezza in ordine al reato in argomento (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa).

In dettaglio, le attività investigative hanno messo in luce come, proprio grazie alla “copertura” fornitagli dai prestanome, l’indagato, peraltro già in passato condannato per reati di traffico di stupefacenti e associazione mafiosa abbia potuto operare anche quale subappaltatore e subfornitore aggirando la normativa antimafia di settore.

L’operazione, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo lombardo, assume rilievo poiché testimonia l’impegno profuso dalla DIA a contrasto dell’infiltrazione criminale nell’economia legale.

Si evidenzia che il procedimento penale verte ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

Fonte: Direzione Investigativa Antimafia

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Condannato per ‘Ndrangheta a lavoro nel villaggio olimpico

L’inchiesta della procura di Milano ha portato all’arresto di Pietro Paolo Portolesi, sequestrati beni per oltre 5 milioni

Il villaggio olimpico che ospiterà gli atleti dei Giochi invernali del 2026 entra in un’inchiesta della Direzione investigativa di Milano.

L’indagine, coordinata dal pm Silvia Bonardi, ha portato ai domiciliari Pietro Paolo Portolesi, 53 anni originario di Platì (Reggio Calabria), considerato il rappresentante di spicco della locale di ‘ndrangheta di Volpiano, in provincia di Torino e già coinvolto nell’indagine ‘Minotauro’. Accusato di trasferimento fraudolento di beni e valori nei suoi confronti è stato emesso il sequestro preventivo di quattro aziende, numerosi beni mobili, immobili e conti correnti per un valore complessivo di oltre 5,5 milioni di euro. Due gli indagati, tra cui la figlia.

Le indagini hanno restituito “un reticolo societario”, operante nel settore delle cave, del trasporto e dello stoccaggio di materiali e di rifiuti da demolizione, “formalmente gestito da prestanome”, ma nei fatti diretto da Portolesi, il quale è riuscito a ‘ingannare’ i controlli antimafia e ottenere la preziosa iscrizione nelle white list, quindi la possibilità di partecipare agli appalti pubblici nonostante il 53enne fosse già condannato per reati di traffico di droga e associazione mafiosa.

In particolare nell’impianto della ‘Legnano ecoter’ vengono conferite le macerie “derivanti dai lavori oggi in corso di esecuzione all’interno del cantiere per la realizzazione (anche) del villaggio olimpico per i Giochi Invernali dell’anno 2026”, si spiega nell’ordinanza firmata dal gip di Milano Anna Calabi.

Fonte: Adnkronos

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‘Ndrangheta: gip, impresa anche in villaggio olimpico Milano

Società di un arrestato al lavoro nello Scalo di Porta Romana

Una delle società riconducibili a Pietro Paolo Portolesi, 53enne presunto affiliato alla ‘ndrangheta finito ai domiciliari in un’inchiesta della Dia e della Dda di Milano che ha portato anche a un sequestro da 5,5 milioni, si sarebbe infiltrata come “sito di conferimento delle macerie” nei lavori “oggi in corso di esecuzione all’interno del cantiere per la realizzazione (anche) del villaggio olimpico per i Giochi invernali dell’anno 2026”, ossia per le “opere connesse alla riqualificazione dello scalo ferroviario di Milano-Porta Romana”.

Lo si legge nell’ordinanza firmata dal gip Anna Calabi, su richiesta del pm Silvia Bonardi.

Fonte: Ansa, Lombardia

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