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Cinquant’anni fa l’omicidio del commissario Calabresi a Milano

Redazione il . Criminalità, Forze dell'Ordine, Giustizia, Lombardia, Memoria, Politica, Società

L’omicidio di Luigi Calabresi 50 anni fa. Il capo dello Stato: “Calabresi servitore dello Stato fino al sacrificio”. Il figlio Mario: ‘Non ho più rabbia’. La moglie Gemma: ‘l’ho portato con me e riabilitato’

“Sono stati 50 anni proficui, in cui l’ho portato con me e riabilitato”: le parole di Gemma Capra appaiono come il suggello a una giornata paradossalmente serena, seppur nel terribile ricordo dell’omicidio del marito, il commissario Luigi Calabresi, freddato da esponenti di Lotta Continua il 17 maggio 1972 a Milano, dove oggi si sono svolte le celebrazioni in occasione del 50/o anniversario dell’omicidio, alla presenza delle autorità e del Capo della Polizia, Lamberto Giannini.

“L’ho fatto vivere con me – ha detto la vedova al termine della messa di suffragio – con le sue passioni e oggi finalmente tutto il Paese guarda a lui come a un uomo onesto, le cose sono davvero cambiate'”.

“Io non ho fatto il lavoro che ha fatto mia madre, che è un percorso di perdono – ha detto il figlio Mario, presente insieme ai fratelli Paolo e Luigi – ho fatto un percorso di pacificazione e ho imparato a non coltivare la rabbia”. Lo ha detto commentando l’udienza che ci sarà domani a Parigi per decidere se dare l’estradizione a Giorgio Pietrostefani, uno degli organizzatori dell’agguato. “Ci siamo molto interrogati su questo – ha concluso – Oggi a noi che un uomo di 78 anni malato vada in carcere non restituisce niente, è un fatto simbolico ma non ha quasi più senso”.

Le celebrazioni sono cominciate alle 8.30 con la deposizione di una corona del Comune al cippo commemorativo che ricorda l’omicidio, in via Cherubini, sono proseguite alle 10 con una messa di suffragio presieduta dall’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nella chiesa di San Marco, dove si celebrarono i funerali nel 1972, alle 11 in Questura, alla presenza del Capo della Polizia e delle altre autorità e infine, alle 18.30, al teatro Gerolamo, alla presenza del ministro della Giustizia Marta Cartabia. “Sono trascorsi cinquant’anni dal criminale agguato terroristico che stroncò la vita del Commissario Luigi Calabresi, servitore dello Stato democratico fino al sacrificio. La Repubblica non dimentica i suoi caduti”, ha detto oggi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Un anno fa, in occasione del 49mo anniversario della morte, il figlio del commissario, il giornalista Mario Calabresi pubblicò una lunga intervista alla mamma Gemma Capra.

“Ogni 17 maggio alle nove e un quarto, io guardo l’ora e dico ‘ecco, adesso'”. “Adesso esce di casa, adesso lo uccidono – continua -. Credo di non aver saltato mai neanche un anno, di stare li’  ad aspettare quell’attimo. E per il resto, si’ , ho preso le distanze perche’  io sono convinta che la memoria sia molto importante ma la memoria non è  statica. La memoria ha le gambe, deve camminare e quindi dobbiamo farlo vivere nel presente ricordando il suo humor, i suoi scherzi. Perché era proprio un romano pieno di vita. E i suoi esempi, le sue testimonianze, le sue passioni. Ecco, questa é  la memoria portata nella vita di ogni giorno. Ma senza stare fermo a quel giorno, o a quello che ci hanno fatto perché  altrimenti non ne esci più “.

“Sono stati 50 anni proficui, in cui l’ho portato con me e riabilitato”. Lo ha detto Gemma Capra, la vedova di Luigi Calabresi, al termine della messa di suffragio che si è tenuta a Milano nel 50mo anniversario dell’omicidio del commissario di Polizia. “L’ho fatto vivere con me – ha proseguito – con le sue passioni e oggi finalmente tutto il Paese guarda a lui come a un uomo onesto, le cose sono davvero cambiate. Avevo detto ai mei figli all’inizio del processo – ha concluso – noi lo riabilitiamo. E lo abbiamo fatto”.

“Domani a Parigi ci sarà un’udienza del tribunale per decidere se dare l’estradizione a Giorgio Pietrostefani, uno degli organizzatori dell’omicidio di mio padre. Ci siamo molto interrogati su questo. Oggi a noi che un uomo di 78 anni malato vada in carcere non restituisce più niente. È importante dal punto di vista simbolico ma per noi non ha quasi più senso”: lo ha detto il giornalista Mario Calabresi a margine della cerimonia in memoria del padre Luigi. “Devo dire la verità – ha aggiunto – è importante che ci siano questi segni ma che succeda dopo 50 anni fa anche una certa impressione”. E comunque, ha proseguito Calabresi rispondendo ai cronisti, “io non ho fatto il lavoro che ha fatto mia madre che è un percorso di perdono – ha concluso – ho fatto un percorso di pacificazione e ho imparato a non coltivare la rabbia”.

“Proprio due giorni fa ho incontrato una persona per strada, un ragazzo che mi ha detto che era del Movimento studentesco e che incontrava mio padre quando andava fuori dall’università a parlare con gli studenti quando c’erano le occupazioni. Mi ha fatto piacere perché mi ha detto che era un uomo di dialogo, ecco così lo voglio ricordare”, ha aggiunto. “Ho due tipi di ricordi – ha aggiunto – quelli personali e di famiglia e poi i ricordi di tutto quello che c’è stato raccontato”. Questi anni “non sono passati invano, 50 anni sono tanti e questa deve diventare una cosa della storia, non più della cronaca – ha concluso – però il dato importante di questi 50 anni è che la figura di mio padre è ripulita e intorno a lui c’è serenità”.

Il messaggio di Mattarella

“Sono trascorsi cinquant’anni dal criminale agguato terroristico che stroncò la vita del Commissario Luigi Calabresi, servitore dello Stato democratico fino al sacrificio. La Repubblica non dimentica i suoi caduti. La memoria è parte delle nostre radici ed è ragione e forza per le sfide dell’oggi. In figure come il Commissario Calabresi sono testimoniati valori che consentono all’intera comunità di progredire, di trovare l’unità necessaria nei momenti più difficili, di sentirsi responsabile verso le nuove generazioni”. Lo afferma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Fonte: Ansa


Milano: la Polizia di Stato ricorda il commissario Calabresi

Il 17 maggio di 50 anni fa in via Cherubini a Milano un commando armato, appartenente all’organizzazione di estrema sinistra “Lotta Continua”, assassinò il commissario capo Luigi Calabresi.

Questa mattina, a Milano, è stata ricordata la figura del giovane commissario di Pubblica Sicurezza alla presenza del capo della Polizia Lamberto Giannini e dei familiari di Calabresi.

Nella chiesa di San Marco è stata celebrata una messa in suffragio officiata dall’arcivescovo di Milano Monsignor Delpini e, successivamente, presso la questura di Milano si è tenuta la cerimonia commemorativa, nella quale il prefetto Giannini, intervenuto dopo la signora Gemma Capra, moglie di Calabresi, ha sottolineato

“Finalmente è stata restituita al Paese la figura che era, grazie al suo onore ed alla sua professionalità. Ma c’è stata una storia che mai, mai per un momento, è stata incrinata all’interno della Polizia e delle Forze dell’ordine, soprattutto per i funzionari, come lo sono stato io per 28 anni, dell’antiterrorismo, per i quali il commissario Calabresi è stato sempre un mito, una stella polare. Un esempio, grazie al suo acume investigativo, alla sua capacità di mediazione, sempre pronto a comprendere le ragioni dell’altro. Questa celebrazione, oltre ad essere un doveroso ricordo, deve anche essere un monito affinchè non possa accadere mai più quello che accadde in passato”.
Al termine, il capo della Polizia ha deposto una corona di alloro vicino al busto dedicato a Luigi Calabresi.

L’assassinio del commissario Calabresi fu deciso da una parte di militanti di alcune organizzazioni politiche della sinistra extra-parlamentare che lo ritenevano responsabile della morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli. Quest’ultimo era stato fermato nel corso delle indagini per la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969 ed era morto precipitando da una finestra della questura di Milano.

Prima di lasciare il luogo della cerimonia, il prefetto Giannini ha deposto una corona all’esterno della Questura, presso la lapide in memoria delle 4 vittime della strage del 17 maggio 1973, in cui rimasero ferite anche 52 persone.

In quella occasione, proprio nel giorno in cui veniva inaugurato il busto dedicato a Calabresi ad un anno dalla sua morte, il terrorista Gianfranco Bertoli lanciò una bomba a mano tra la folla causando la morte di Gabriella Bortolon, Felicia Bartolozzi, Giuseppe Panzino e della guardia di Pubblica sicurezza Federico Masarin, in servizio all’Ufficio politico della questura di Milano.

Fonte: Polizia di Stato


Trasmesso in live streaming il giorno 17 mag 2022


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