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Sicurezza dei giornalisti e querele bavaglio in Italia, Mfrr: «La politica deve fare di più»

Fnsi il . Brevi, Informazione, Internazionale, Istituzioni, Politica, Società

Presentati i risultati della missione condotta dai rappresentanti del consorzio internazionale ad aprile: un quadro tra luci e ombre dal quale emerge la necessità di interventi normativi urgenti a tutela del diritto dei giornalisti ad informare e di quello dei cittadini ad essere informati

«L’auspicio è che i risultati di questa missione in Italia del consorzio Media Freedom Rapide Response possano sollecitare le istituzioni europee ad intervenire con una direttiva a tutela dei giornalisti e del giornalismo e che poi gli Stati nazionali recepiscano in tempi rapidi queste norme. Anche perché finora governo e parlamento italiani si sono dimostrati poco sensibili su questi temi». Così il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, intervenendo alla presentazione del rapporto del Mfrr dedicato alla visita in Italia del gruppo internazionale di inizio aprile 2022 focalizzata su azioni legali bavaglio e minacce ai cronisti.

Temi che si intrecciano per il peso che hanno sulla libertà di stampa e che sono accomunati dalla mancanza di volontà da parte della politica di occuparsi di materie «che incidono sul diritto dei giornalisti di informare e sul diritto dei cittadini ad essere informati», ha rimarcato Lorusso.

Moderati da Paola Rosà, dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa (partner italiano del consorzio sostenuto dalla Commissione Europea), all’incontro hanno partecipato, fra gli altri, Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti; Ricardo Gutiérrez, segretario generale della Efj; Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania; Roberta Taveri di Article19; Antonella Napoli di Articolo21; Laurens Hueting di Ecpmf; Anna-Kaisa Itkonen, funzionaria della Commissione Ue.

Di una «situazione poco incoraggiante» ha parlato il presidente del Cnog, Bartoli, che ha posto in evidenza altri due nodi legati al filone centrale del rapporto: la necessità di rafforzare la tutela delle fonti e la lunghezza dei processi in Italia.

Claudio Silvestri, segretario del Sugc, ricordando l’impegno del sindacato al fianco dei cronisti minacciati o vittime di querele bavaglio, ha snocciolato una terza criticità che – insieme con le due al centro del rapporto – finisce per limitare il diritto di cronaca in Italia: il precariato dilagante nel mondo del lavoro giornalistico. «Il sindacato – ha detto – interviene su questi tre fronti con grande determinazione, ma con scarsi risultati: manca l’applicazione della legge sull’equo compenso, mancano norme contro querele bavaglio e intimidazioni, manca l’impegno della politica ad attuare questi provvedimenti».

A Roberta Taveri, sul tema delle Slapp (come vengono definite in Europa le azioni legali bavaglio), Laurens Hueting, sullo specifico dell’Osservatorio sulle minacce ai cronisti istituito dal Viminale con Fnsi e Ordine, e Ricardo Gutiérrez il compito di ripercorrere le tappe della missione, nel corso della quale i rappresentanti del consorzio hanno incontrato, fra gli altri, un giudice della Corte Costituzionale, parlamentari, giornalisti sotto scorta, vittime di querele bavaglio, funzionari della Polizia e del ministero dell’Interno.

«È emerso chiaramente che l’Italia non è un Paese sicuro per i giornalisti per via delle tante minacce agli operatori dei media», ha denunciato il segretario generale della Efj, che si è poi soffermato sul tema della diffamazione. «Quello che stupisce è la mancanza di azione da parte del legislatore italiano», ha osservato.

L’appuntamento è stato arricchito dalle testimonianze di alcuni giornalisti e giornaliste, come Giulia Merlo del quotidiano Domani; Danilo Paolini di Avvenire e Mimmo Rubio.

A chiudere l’incontro Anna-Kaisa Itkonen, rappresentante del Segretariato Generale della Commissione Europea, che ha riassunto le iniziative che la Ue sta mettendo in atto a tutela del settore dei media, dalla proposta di direttiva Anti-Slapp al Media Freedom Act, passando per l’attenzione riservata alla libertà di stampa nell’annuale Rule of law, e ribadito che «per le istituzioni europee il giornalismo è un bene pubblico e in quanto tale – ha assicurato – va tutelato».

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