NEWS

“Prof, io resto”. La lezione di Carmelo dopo la sua tesi sulla mafia dei Nebrodi

Nando dalla Chiesa il . Cultura, Giovani, Lombardia, Mafie, Sicilia

“E io resto”. Carmelo ha la voce mite. Annuncia le sue intenzioni senza l’aria del moschettiere. Non deve combattere contro nessuno.

Un golf girocollo senza camicia, di colore tra l’ocra e l’arancione, la barba rada scurissima, sono le cose che più memorizzo di lui mentre mi sta seduto davanti. Circa mezz’ora, mentre il suo sguardo ora punta su di me ora vaga sulle pareti, come pensasse a qualcosa di molto più grande della nostra conversazione.

Carmelo Giuseppe Agostino sta finendo la sua tesi di laurea sulla mafia dei Nebrodi. Quella dei pascoli e delle grandi truffe agricole. E un discreto numero di omicidi. Ossia su quello che più lo preoccupa della sua terra. Una mafia di cui non si parla, tendenzialmente fuori dai monitor della stampa e degli studiosi. E quando di una cosa non si parla è come se non esistesse. Dunque non si è trovato tra le mani pile di saggi e cronache. Mi fa i nomi di famiglie locali, in alleanza o in concorrenza tra loro.

I Nebrodi sono grandi, se ne danno definizioni geografiche controverse, abbiamo avuto una lunga discussione se la sua tesi potesse arrivare a includere, proprio geograficamente, socialmente, la rivolta dei commercianti guidati da Tano Grasso negli anni novanta. Ho scoperto che aveva in buona parte ragione lui, ma non me l’ha fatto pesare. Così abbiamo concordato un titolo speciale: “Forme di criminalità mafiosa nei Nebrodi, tra fine Novecento e anni Duemila. Da Patti a Sant’Agata di Militello”. Pensato espressamente per lui, per consentirgli di realizzare il suo sogno: restituire alla propria terra il frutto dei suoi studi universitari.

Carmelo è uno di quei giovani siciliani che maneggia l’italiano alla perfezione. Lo avevo notato in una prova scritta durante il corso: la prosa rotonda, pulita, la punteggiatura perfetta, e tante cose “vere” da dire sulla mafia, sulla sua esperienza diretta, di chi vede, ascolta, si interroga. Mi colpì subito, sin dalle prime righe della prova, l’irruzione della sua biografia nella teoria del fenomeno mafioso. Nessuna stonatura, ci stava a pennello.

Scriveva così: “Ho scelto di seguire questo corso per poter approfondire, vivendo a Sinagra, un paesino siciliano a ridosso dei Monti Nebrodi, argomenti che mi toccano particolarmente, sui quali, fortunatamente, ho avuto modo di recepire qualche conoscenza sin da bambino.”

Ora è impegnato a rimettere insieme pezzi complicati. Che arrivano anche dalla provincia di Palermo, o di Catania, o anche (più difficili da scavare) da Messina. Vuole ricostruire il contesto, vicende sfumate nel tempo. Andando a prendere brandelli della storia recente del suo paese dalla memoria del vecchio parroco, di politici di un tempo, del presidente del Parco dei Nebrodi, di magistrati, anche la tesi di dottorato di un giovane studioso bravo e sfortunato, Gabriele Minì.

L’altro giorno quando è arrivato con l’aereo a Milano, sorbendosi uno dei viaggi più faticosi da casa a università, era soddisfatto, e legittimamente, di quanto è riuscito a fare.

Da lì la domanda: che cosa vuol fare dopo la laurea, Carmelo? E la sua risposta: sono incerto, professore. Poi la confessione. Io vorrei fare qualcosa di utile per la Sicilia, soprattutto per la parte di Sicilia in cui vivo. Sarebbe bello trovare un lavoro fuori. Ma poi mi domando qual è il destino della mia terra se tutti quelli che hanno voglia di cambiare se ne vanno.

Rimarrà tutto così. È un cane che si morde la coda. Ci si vive male, perciò i giovani con più spirito di cambiamento se ne vanno, e così si continua a viverci male. Davvero non deve cambiare mai?

Carmelo mi guarda fisso negli occhi. Prof, io resto. Mi alzo in piedi a salutarlo per l’emozione che mi ha regalato.

Quando esce dalla stanza penso di essere stato testimone di quei piccoli grandi gesti che possono far grande un paese. E penso che vorrei per l’Italia migliaia di Carmelo.

* Storie Italiane, Il Fatto Quotidiano, 09/05/2022

*****

Dalla parte di chi resiste. Per la pace, senza elmetto. Come sempre. Come mio padre

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link