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“Per noi sarà la legge di Daphne”: la Commissione Europea contro le querele bavaglio

Paola Rosà * il . Diritti, Giustizia, Informazione, Istituzioni, Politica, Società

29All’indomani della pubblicazione della direttiva e della raccomandazione contro le cause pretestuose, in un incontro pubblico con la CASE, Coalizione contro le SLAPP in Europa, la vicepresidente della Commissione risponde alle domande di Matthew Caruana Galizia e spiega il percorso che ha portato ad iniziative legislative di portata storica

“Avrei voluto chiamarla la legge di Daphne, l’avevo promesso al suo funerale, perché il mio impegno è nato proprio dalla morte di Daphne Caruana Galizia”. Parla accanto al figlio di Daphne, la vicepresidente della Commissione Europea, accanto a Matthew Caruana Galizia che per conto della CASE, Coalizione anti-SLAPP in Europa, ha il compito di intervistarla all’indomani della presentazione delle misure della Commissione a contrasto delle querele bavaglio.

“Mi ci è voluto un esercito di avvocati”, continua Věra Jourová nel raccontare quali sono state le difficoltà maggiori; ma tenendo conto che fino a poco più di due anni fa, pochi in Europa conoscevano il termine SLAPP, e ancora meno pensavano che la UE potesse fare qualcosa per contrastare un fenomeno tanto pernicioso per la libertà di espressione, il risultato è di portata storica.

“Un momento storico”, a garanzia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, questo è stata la presentazione della direttiva e della raccomandazione anti-SLAPP per la vicepresidente e per i suoi interlocutori riuniti dalla CASE: oltre ad uno dei figli di Daphne, Sarah Clarke di Article 19, Charlie Holt di Greenpeace, Linda Ravo di Liberties e Flutura Kusari di ECPMF, oltre a un centinaio di persone collegate online, e a una ventina di altri membri della CASE in sala, inclusa Chiara Sighele per OBCT. Sul palco sono tutti giuristi, esperti di diritto internazionale e norme civili, avvocati, ma la portata del momento è nota a tutti quelli che per oltre due anni hanno collaborato in attività di advocacy, di organizzazione di eventi, di studio e proposta.

“Uno dei ricordi che ho da bambino – ha aggiunto Matthew Caruana Galizia – è mio padre che mi avverte di non accettare nessun documento da parte della polizia, visto che la maggior parte erano convocazioni per mia madre a comparire in tribunale in cause per diffamazione. E so che accade lo stesso a numerosi giornalisti in Europa”.

Per prevenire, ostacolare, rendere più difficile questo abuso giuridico che mette in mano ai potenti ulteriori strumenti per zittire il dissenso, la Commissione ha elaborato un intervento su due filoni: da un lato una direttiva sui casi transnazionali, che avrà il suo iter fra Parlamento e Consiglio prima di arrivare agli stati membri per l’adozione, e dall’altro una raccomandazione, di efficacia immediata, che raccoglie precise e puntuali indicazioni a livello nazionale. “La Commissione non può interferire nelle questioni giuridiche interne – ha spiegato la vicepresidente – per questo la direttiva si limita ai casi che riguardano più stati”.

Accomunano direttiva e raccomandazione gli inviti a trovare meccanismi di rapida archiviazione delle cause considerate temerarie, e a compensare le vittime sia per spese dirette sia per danni indiretti; allo stesso tempo, la vicepresidente spiega come sia importante tener conto dell’equilibrio tra diritti fondamentali, garantendo a qualsiasi cittadino la difesa della propria reputazione, per non creare una casta protetta che possa diffamare senza essere chiamata a risponderne.

“Le leggi sulla diffamazione devono essere chiare e bisogna evitare che subiscano abusi”, ha aggiunto, specificando che la Commissione invita gli stati membri a eliminare la pena del carcere, e ad andare verso la depenalizzazione, in modo che solo norme civili regolino la materia. “Ma nessuno tra gli stati membri è immune dall’abuso delle libertà fondamentali”, ha precisato, sottolineando ancora una volta come la SLAPP sia un fenomeno che riguarda tutta Europa, da Malta alla Polonia, dall’Italia alla Francia. Classifiche tuttavia non sono state fatte, neppure a precisa domanda di una giornalista, e questo perché il monitoraggio è ancora lacunoso, e altri fondi saranno stanziati per arrivare ogni anno a contare, classificare, catalogare i casi di querele temerarie nell’Unione Europea.

Una componente chiave delle misure UE, ha sottolineato Linda Ravo di Liberties, è la richiesta di arrivare presto a un’archiviazione dei casi: “La questione fondamentale è liberare il più presto possibile le vittime da una tale pressione. Ed è importante che l’onere della prova sia spostato sul querelante”. I risarcimenti poi dovrebbero essere automatici, senza che le vittime li debbano richiedere avviando altri gravosi procedimenti giuridici.

Le SLAPP, ha detto Flutura Kusari di ECPMF, distruggono la vita, mentre questo intervento della Commissione riuscirà a mettere i bastoni fra le ruote agli “SLAPPers / slappatori” che vogliono nascondere la verità mettendo a tacere chi li smaschera.

Il cammino sarà ancora lungo, hanno convenuto tutti, e questa tappa farà certo da modello per un’analoga iniziativa del Consiglio d’Europa, ma c’è bisogno di formazione per avvocati, giuristi e procuratori, c’è bisogno di fondi per il sostegno alle vittime, c’è bisogno di diffondere la consapevolezza della gravità della questione. “Tutti devono sapere che cosa è la SLAPP, tutti devono conoscerne il pericolo per la democrazia”, ha aggiunto la Kusari, appellandosi alla società civile per far pressione su governi e parlamenti nazionali.

“La direttiva riconosce che ad essere vittime di SLAPP sono diversi soggetti, dai giornalisti agli attivisti, e non c’è differenza, quando ad essere colpito è il messaggio”, ha aggiunto Charlie Holt di Greenpeace, riprendendo la precisazione della vicepresidente sul rifiuto di creare caste privilegiate in una materia così delicata come la libertà di espressione.

“Siete stati bravissimi e molto insistenti nel farci arrivare fin qui”, ha scherzato la vicepresidente; “Certo, l’avevo promesso nel mio discorso all’Europarlamento nel 2019, ma è anche vero che spesso in quei discorsi si promette di tutto…”.

Questa volta invece alle parole sono seguiti i fatti, anche grazie alla intensa e instancabile attività di pressione esercitata dai membri della CASE, organizzazioni della società civile impegnate per i diritti umani e per la libertà di espressione, sindacati di giornalisti, associazioni, think tank come OBCT. In sala a godersi il momento celebrativo giovedì c’era anche David Casa, europarlamentare maltese, che Charlie Holt presenta come uno degli iniziatori della mobilitazione anti querele già nel 2018; David Casa poi, con altri due colleghi, aveva ospitato l’expert talk sulla SLAPP nel novembre 2019, quando ancora un tale risultato sembrava fuori portata. “Sono commosso di essere qui ora – ha detto – e lo dico anch’io, anche per me questa è la legge di Daphne”.

* Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa

Logo del progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR)

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea.

La Fondazione Libera Informazione aderisce e sostiene la campagna di CASE.


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