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Ucraina, anche Articolo 21 in piazza in tutta Italia per ribadire “no alla guerra”

Articolo 21 il . Associazioni, Brevi, Criminalità, Dai territori, Diritti

Mazzi di mimose, canti, inni, ghirlande di fiori e tante bandiere giallo-blu, grandi e piccole, spesso cucite per l’occasione: migliaia di cittadini in Italia (a Roma, Napoli, Firenze e Trieste erano presenti delegazioni di Articolo 21, guidati dalla portavoce Elisa Marincola)

A Firenze c’era anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli. Diverse centinaia di cittadini hanno partecipato al presidio contro la guerra in Ucraina organizzato sul ponte Santa Trinita, per una volta più affollato del Ponte Vecchio che dista poche centinaia di metri. Alla manifestazione organizzata per protestare contro l’invasione russa hanno preso parte anche molti cittadini ucraini, una delegazione della Gkn, simbolo delle lotte operaie degli ultimi mesi, molti studenti, tante famiglie con bambini.

Bandiere della pace e striscioni sono stati esposti dagli studenti del liceo Machiavelli le cui finestre si affacciano sul ponte e sul centro di Firenze. La scritta “Firenze città aperta ripudia la guerra” campeggiava su un grande striscione e una grande bandiera della pace è stata srotolata dai manifestanti.

Ma sit-in e cortei si sono animati un po’ in tutto il mondo in queste ore sono scesi in strada e nelle piazze accanto alle comunità degli ucraini, per esprimere la solidarietà contro l’invasione russa e stare vicino a chi vive l’angoscia per le notizie che provengono da familiari e amici a Kiev e nelle altre città ucraine.

Piccoli presidi più che manifestazioni vere e proprie, eventi più o meno programmati ma tutti invariabilmente imperniati sul tema della ‘resistenza’ all’invasione russa. E’ quello che è successo ad esempio a Foligno, in Umbria, dove un gruppo di donne ucraine – presenti in Italia da più di 20 anni – in vista di una manifestazione pacifista ha passato una notte intera a cucire un numero imprecisato di bandiere, grandi e piccole, da poter sventolare per chiedere il ritorno alla pace.

Centinaia sono state le manifestazioni, e non solo in Italia: numerosi ad esempio erano gli ucraini che a Piazza Santi Apostoli a Roma (‘Contro la Guerra, per una Europa di Pace’) hanno affiancato politici e sindacalisti (e torneranno a manifestare domani, 27 gennaio, a piazza della Repubblica).

Tanti anche a Milano, circa 30mila secondo gli organizzatori, dove l’evento si è concluso con una enorme bandiera ucraina srotolata tra i partecipanti e con il canto dell’inno nazionale. Migliaia di vessilli gialli e blu a Firenze, dove cittadini ucraini hanno partecipato a un presidio per la pace sul ponte Santa Trinità, nel pieno centro storico della città.

A Bari dal palco di piazza Libertà, Andrii Aleksandruk, rappresentante della comunità ucraina nel capoluogo pugliese, ha rivolto un appello alle madri dei militari russi: “parlate con i vostri figli al fronte, ditegli di tornare a casa, di abbandonare i fucili. Fermate la guerra”.

Tante persone di nazionalità ucraina, circa 2.500, hanno partecipato a Cagliari a una manifestazione organizzata da Acli e sindacati: in testa al corteo un gruppo di donne che, con in mano mazzi di mimose, hanno urlato la loro rabbia e la loro preoccupazione per i loro cari rimasti in patria. “Ho lasciato mia figlia a 150 km da Kiev – ha spiegato Liliya Badenyuk, sposata con un sardo – fin quando abbiamo potuto abbiamo mandato medicinali cibo e altri beni di prima necessità con i pulmini che partivano da qui, ma ora non possiamo più perché gli uomini vengono reclutati per combattere”.

Ancora bandiere, cartelli inneggianti alla fine della guerra e nastri gialli e blu ai polsi, a Trieste. L’occasione è stato un presidio organizzato da movimenti pacifisti, guidati dal Comitato per la pace Danilo Dolci.

Stessa cosa a Verona, dove un folto gruppo di ucraini ha partecipato a una manifestazione  organizzata dai sindacati. Esposte molte bandiere (“l’Ucraina ha i colori gialloblù di Verona”, ha osservato il sindaco Federico Sboarina) e cartelli di solidarietà. Uno riportava una dichiarazione del presidente ucraino Zelensky: “Quando le bombe cadono a Kiev, cadono in Europa, non solo in Ucraina. I missili uccidono il nostro popolo, è la morte di tutti gli europei”.

“Ho parlato personalmente con diversi ucraini residenti qui da noi, sono spaventati e si chiedono cosa sta succedendo e cosa succederà”, ha spiegato a Torino il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Stefano Allasia. “Siamo in contatto continuo con l’ambasciata ucraina e con il consolato qui a Torino per stilare insieme a loro una lista di beni da mettere a loro disposizione”, ha aggiunto.

Bandiere della pace e dell’Europa a Taranto in un presidio organizzato dal Comitato per la Pace “per ribadire che la Pace è la sola via da percorrere per superare la crisi in Ucraina e risolvere il conflitto”.

Ma le manifestazioni si sono tenute anche in numerose città europee e del mondo: da New York a Zagabria, dove sono arrivati i primi profughi, alle britanniche Manchester e Londra (in quest’ultima sfilando sotto le finestre dell’ambasciata russa) e a Bucarest in Romania; ieri sera si è invece protestato a Tbilisi, in Georgia, dove 30mila persone si sono radunate nella via principale della città, e ad Atene, sempre ieri, davanti all’ambasciata russa con più di 2.000 persone che hanno risposto all’appello del Partito comunista greco e del partito di sinistra radicale Syriza. Ma cortei si sono tenuti anche a Montreal in Canada e a Buenos Aires in Argentina.

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