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Le mafie delle droghe

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Mafie

La criminalità del narcotraffico continua ad essere, in molti paesi del mondo, minacciosa, preoccupante, pervasiva. Stando all’osservazione diretta, alle informazioni attinte dalle relazioni degli organismi competenti (per ultimo un documento delle polizia Antinarcoticos colombiana che parla di una produzione stimata annua di cocaina di oltre 1.300 tonnellate), a livello interno e nelle sedi di confronto internazionali, a dimensione regionale o mondiale, la situazione negli ultimi anni è peggiorata notevolmente.

L’efficienza delle forze di polizia nell’ambito dei singoli paesi , al di là della buona volontà degli individui, dei successi isolati (che possono far perdere di vista la massa dell’iceberg che rimane sommersa), non riesce a controllare se non una percentuale minima delle attività illecite nel traffico degli stupefacenti (un giro d’affari stimato dalla Banca Mondiale in oltre mille miliardi di dollari l’anno) anche nelle nazioni ritenute più civili, ricche e organizzate.

In queste i problemi possono consistere, riduttivamente, nella pluralità e nella conseguente frammentazione operativa degli organismi competenti, nelle carenze (e gelosie) del coordinamento, nella insufficienza degli stanziamenti di bilancio, nella inadeguatezza della formazione del personale. Ma queste, che sono deficienze già relativamente gravi, diventano passivi enormi nei paesi del terzo e quarto mondo, dove i mezzi finanziari sono praticamente inconsistenti e il grado di istruzione degli uomini minimo.

In questo scenario, i paesi dell’Africa, dell’Asia, il Medio Oriente, l’America Latina, l’Est europeo (cioè la stragrande maggioranza degli Stati) presentano una situazione di instabilità endemica che favorisce enormemente i giochi e gli interessi delle multinazionali del crimine; sono tra l’altro il terreno ideale per il traffico di droga e di armi. Intanto, il consumo di droghe di vario genere si è andato diffondendo sempre più, con effetti devastanti per la salute delle nuove generazioni in tutti i paesi, anche quelli del terzo e quarto mondo. Il danno è incalcolabile quando si tratta di risorse umane.

I capitali che le varie organizzazioni di narcotrafficanti riescono a riciclare, non sempre e non interamente vengono reinvestiti nella patri di origine; è buona regola di prudenza e di profitto fare investimenti all’estero, laddove i rendimenti sono più alti e, in caso di problemi giudiziari, si potrà trovare un rifugio in volontario e dorato esilio.

Le “mafie delle droghe” sono per lo più transnazionali: è piuttosto dubbio che i proventi maggiori finiscano nelle tasche, per così dire, dei paesi produttori. I circuiti del denaro, degli affari, degli investimenti finiscono sempre per ruotare attorno ai centri della finanza mondiale ed i capitali hanno la tendenza a concentrarsi laddove ci sono forti e stabili economie e garanzie per il futuro.

Le mafie del mondo possono muovere armi, materiale nucleare, controllare flussi migratori, mobilitare masse di diseredati, di schiavi, assoggettare, confondere, annullare le coscienze di milioni di giovani con la droga, corrompere e condizionare governi. Viviamo tra mine vaganti, pronte a esplodere, con conseguenze imprevedibili, non appena il contesto mondiale fornirà loro le condizioni favorevoli.

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