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2021: narcotraffico a “mille”, antidroga a rilento

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Mafie, Politica

Nei primi sei mesi del 2021, secondo i dati statistici elaborati a luglio, dalla DCSA (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga), le forze di polizia e le dogane hanno sequestrato su tutto il territorio nazionale complessivamente 31.351kg di stupefacenti ed in particolare: 256kg di eroina, 6.704kg di cocaina, 11.970kg di hashish (di cui 6.000 kg intercettati a bordo di un’imbarcazione in acque internazionali), 10.567kg di marijuana, 65.251 piante di cannabis, oltre 30kg di droghe sintetiche, 1.716kg di “altre droghe”.

Le persone denunciate all’autorità giudiziaria per traffico/spaccio sono state 14.207 di cui 4.397 stranieri. Si rileva, nel complesso, ancora un’azione di contrasto “fiacca” rispetto agli anni passati ma in linea con quanto registrato nel 2020, l’anno delle forti restrizioni alla mobilità delle persone per la nota pandemia che, con le sue varianti, continua a dare non poche preoccupazioni.

4.810kg di cocaina, sul totale di 6.704kg, sono stati ancora sequestrati nel porto di Gioia Tauro che rappresenta, da molti anni, l’approdo marittimo privilegiato dalla mafia calabrese da dove rifornisce il mercato nazionale ma anche quello di altri paesi del’UE (proprio a luglio ancora un sequestro di ben 112kg di cocaina sull’A2, in territorio di Gioia Tauro a bordo di un Tir guidato da un bosniaco incensurato ed altri 68kg trovati dalla Polizia di Stato, alle porte di Roma, a bordo di una Panda condotta da un italiano insospettabile).

Anche in questo scorcio di anno i maggiori quantitativi di sequestri di cocaina sono avvenuti in Calabria e in Liguria (porto di Savona).

Tra le comunità di stranieri residenti in Italia “tirano” le foglie di khat, le metamfetamine, i bulbi di papavero da oppio (un quintale di bulbi sequestrato a Roma ed Aprilia a due corrieri indiani).

Il mare delle droghe, dunque, è sempre particolarmente pescoso ma la sensazione è che i “pescatori” delle forze di polizia si siano particolarmente stancati e avviliti di vedere vanificati, da tempo ormai, i loro sforzi di arrestare trafficanti e spacciatori che presto – in molti casi, prestissimo – tornano alle loro attività delinquenziali grazie ad una legislazione specifica inadeguata e ad un sistema penale-processuale che fa acqua in molti punti.

Resta anche il dubbio, almeno per chi scrive, sulla volontà politica reale di contrastare con la determinazione necessaria un fenomeno criminale così imponente che con i suoi profitti stimati, insieme a quelli della prostituzione e del contrabbando di sigarette, contribuisce alla crescita della ricchezza nazionale (Pil) sin dal 2014 sulla scorta di una direttiva UE.

E“”d è ancor più angosciante quella notazione formulata tre anni e mezzo fa (febbraio 2018) dalla Commissione parlamentare Antimafia del tempo nella sua relazione conclusiva che poneva la questione di come fosse stato possibile per il nostro paese diventare, tra quelli democratici, quello più appetibile per i criminali e tra questi, è una mia valutazione, i narcotrafficanti, mafiosi e non, che si stanno arricchendo ogni giorno di più.

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