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La criminalità organizzata e l’inquinamento culturale indotto

Piero Innocenti il . Corruzione, Cultura, Economia, Mafie, Società

L’“economia criminale” rappresenta un forte ostacolo allo sviluppo perché costituisce, come sottolineava molti anni fa Guido M.Rey nel libro scritto con Ada Becchi (Laterza, Bari, 1994) “..una falla nell’economia legale: una quota delle risorse è sottratta alla produzione legale e alimenta un circuito alternativo (..) essa prima di tutto tenderà a consolidare le modalità non ottimali di funzionamento dei mercati legali. Il risultato è un circolo vizioso che spinge sempre più l’economia in mani criminali”. E gli esempi non mancano in ambito europeo e in altri paesi del mondo.

Da questa sua caratteristica di soggetto economicamente attivo può derivare l’idea che comunque essa sia produttiva, che sia capace di creare, per esempio, posti di lavoro. A ben guardare, invece, usurpa il ruolo che altri potrebbero esercitare con capacità ed effetti senza’altro più positivi. “Gli effetti della presenza criminale si fanno sentire sulle condizioni complessive del lavoro, indebolendo i diritti dei lavoratori e vuotando i contenuti del lavoro in termini di professionalità, oltre che sottraendo allo Stato il pagamento delle contribuzioni sociali”.

Per la via degli appalti pubblici, poi, l’inquinamento raggiunge il settore della pubblica amministrazione e delle istituzioni politiche, attraverso le varie forme di corruzione possibili su questo terreno: finanziamento a politici e funzionari per ottenere favori e autorizzazioni, voto di scambio, ricatto, offerta di protezione. I tanti scandali che hanno contrassegnato la storia italiana (ma anche quella di molti  altri paesi) rendono superfluo l’approfondimento di questo tipo di rapporti tra politica e criminalità organizzata.

Bisogna, però, ribadire che questo aspetto del problema mette a rischio un esercizio della democrazia che sia sostanzialmente e sufficientemente autentico e libero da ipoteche. Non ci sono istituzioni e norme che possono garantire questo clima politico positivo, per quanto possano essere efficienti, moderne,avanzate. Solo l’atteggiamento vigile dei cittadini può sventare golpe striscianti e occulti di questo tipo, che, spesso, sono il frutto finale di un degrado lento delle istituzioni, di una loro occupazione graduale e apparentemente indolore. Questa conquista del potere o di sue parti fondamentali (autorevoli fonti hanno spesso parlato di antistato che opera all’interno delle istituzioni statali legittime) riesce anche in quanto strategicamente porta avanti un’operazione di inquinamento culturale sistematico.

Per alcuni autori, l’internazionalizzazione del crimine tende a superare, a fari diventare marginale persino questa potenzialità di “colonizzazione degli apparati politici”, di “feudalizzazione della decisone pubblica sulle risorse” e far venir meno la “centralità del politico”: “Infatti non ci  troviamo più di fronte ad un interesse criminale rivolto al piccolo controllo di risorse localizzate, da “mani sulla città”, in cui  il legame con il politico o con gli apparati burocratici conta ancora”.

L’aspetto culturale è forse quello meno visibile e combattuto e, proprio per questo, più pericoloso: “nella grande criminalità internazionale ogni remora ed ogni riferimento (di carattere etico) sembrano sparire, in un contesto caratterizzato dalla più spietata e cinica ricerca del vantaggio comunque conseguito. Questo tratto caratteristico costituisce per un verso lo sfondo – ideologico – dei comportamenti criminosi; per l’altro esso opera a sua volta come mezzo di destrutturazione culturale; molti processi di criminalità organizzata hanno dentro di sé la produzione di processi di deculturizzazione delle culture precedenti” (dalle considerazioni finali della relazione italiana all’XI° Congresso internazionale di difesa sociale, Buenos  Aires, ottobre 1986).

Sulla pericolosità sociale di una tale nefasta influenza sulle società moderne dominate dai mezzi di comunicazione di massa (che non a caso sono nell’obiettivo di questi malavitosi, dei più accorti di loro), crediamo non ci sia bisogno di spendere ulteriori parole. Certo sarebbe interessante riprendere alcune analisi sociologiche, datate ma non superate, sulla presenza nelle società capitalistiche contemporanee di tendenze ereditarie, di predisposizioni genetiche, per così dire, ad un tale tipo di degenerazione culturale e morale ; ma non è assunto di queste sintetiche considerazioni.

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L’incidenza negativa della criminalità organizzata sull’economia legale

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