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L’assoluzione di Marilù Mastrogiovanni: una vittoria a metà?

Lorenzo Frigerio il . Ambiente, Giustizia, Informazione, L'analisi, Politica, Puglia, Società

“Il fatto non costituisce reato”.

La notizia dell’assoluzione in primo grado di Marilù Mastrogiovanni, direttora de “Il Tacco d’Italia”, nell’ambito del procedimento intentato nei suoi confronti per diffamazione ai danni di alcuni amministratori pubblici del Comune di Casarano (LE) e di Igeco S.p.a., è sicuramente una buona notizia.

Sono stati ribaditi in un tribunale del Paese la validità dei principi della libertà di espressione e d’informazione, sanciti dalla nostra Costituzione nel bellissimo articolo 21 della Carta e che una querela strumentale, o temeraria che dir si voglia, non poteva certo soffocare.

Anche se a dirlo a sentenza emessa può sembrare facile, è chiaro che non poteva che essere altrimenti, vista la bontà dell’inchiesta della collega, durata anni di impegno e capace di leggere i cambiamenti del crimine organizzato di stampo mafioso in quel territorio e i suoi rapporti con la politica e l’economia in un settore, quale quello dello smaltimento dei rifiuti, che si è rivelato in questi ultimi decenni ad alto tasso di permeabilità criminale, come testimoniato da tante tristi vicende italiane.

Un lavoro di alta qualità giornalistica peraltro riconosciuta con il conferimento allo stesso di riconoscimenti prestigiosi, quali il Premio Giustolisi, il Premio Legalità e Ambiente, il Premio Joe Petrosino solo per citare i più noti.

Una lunga inchiesta che Marilù ha pagato sulla propria pelle e su quella dei suoi familiari più stretti, dovendo arrivare a lasciare Casarano nel 2017, lanciando un atto d’accusa che trasudava dolore e amarezza per essere stata messa alla pubblica gogna con insulti e minacce di vario genere.

Si ricordi il sindaco dell’epoca che definiva tranquillamente e senza contradditorio il giornalismo di Mastrogiovanni “un fenomeno da stoppare in qualsiasi modo”, mentre un altro consigliere comunale la offendeva sui social. E che dire dei manifesti “satirici” fatti affiggere per le vie di Casarano in cui la giornalista veniva rappresentata in una fossa..

A suggello ancor più surreale di questa vicenda tutta italiana arrivò inoltre il sequestro della testata “Il Tacco d’Italia” su richiesta della holding Igeco S.p.a., finita al centro della ricostruzione affaristica/criminale del sistema di smaltimento dei rifiuti in quell’area del Salento e non solo.

Ora di fronte ad un primo suggello di carattere giudiziario la valutazione che occorre fare è duplice.

Innanzitutto spiace dover rilevare come i danni subiti dalla giornalista non abbiano ricevuto la giusta sanzione, ma attendiamo le motivazioni della sentenza per capire cosa abbia motivato l’assoluzione nel merito, pur in presenza di minacce plateali e, fatto ancor più grave, del sequestro della testata.

Secondariamente, ciò che resta sul piatto con tutta il suo peso specifico è il complesso di fatti e di ricostruzioni assemblati giornalisticamente da Marilù Mastrogiovanni che oggi acquista maggiore rilevanza, anche e soprattutto alla luce della dichiarazione di fallimento della Igeco S.p.a. pronunciata dal Tribunale di Lecce lo scorso 21 marzo 2021, dopo un’interdittiva antimafia della Prefettura di Roma e gli ulteriori accertamenti della Direzione Investigativa Antimafia.

Ecco perché ci aspettiamo che le istituzioni locali e le realtà sociali del territorio di Casarano battano un colpo per affermare da che parte stanno e per dire come intendano far fronte al sistema descritto dalla direttora de “Il Tacco d’Italia”, visto che i danni fatti e i rischi prevedibili di una mancata soluzione di questioni ataviche sono ancora tutti lì, condensati in un grumo inestricabile di politica, affari e criminalità mafiosa.

Se il Salento dovesse perdere l’occasione di fare i conti con la scomoda realtà, la vittoria in tribunale dell’altro giorno non sarebbe solo una vittoria a metà per la libera informazione, ma anche una beffa per l’intero territorio e le persone che lo abitano.

Vogliamo però credere nel cambiamento possibile, grazie alla libertà d’informazione ribadita dal Tribunale di Lecce.

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Inchiesta giornalistica sui rifiuti nel Salento, assolta direttora de Il Tacco d’Italia

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