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Bari, in attesa della sentenza per l’aggressione mafiosa che ho subito

Maria Grazia Mazzola il . Giustizia, Informazione, Mafie, Puglia

Il 15 aprile alle 11, presso il Tribunale di Bari, davanti al GUP Giovanni Anglana, è attesa la sentenza nel processo con rito abbreviato per l’aggressione mafiosa che ho subito il 9 febbraio 2018 dalla boss mafiosa del clan Strisciuglio, Monica Laera (condannata definitiva per 416bis).

Nell’udienza del 18 febbraio scorso, la PM della DDA di Bari Lidia Giorgio, durante la requisitoria, ha chiesto tre anni di carcere per la Laera – per aggressione con aggravante mafiosa nell’esercizio del controllo del territorio, lesioni e minacce di morte nei miei riguardi – e un anno e quattro mesi per oltraggio a pubblico ufficiale, per la consuocera Angela Ladisa – moglie del boss Pino Mercante-.

Io ero intenta il 9 febbraio 2018 a porre domande per strada sul figlio della Laera, Ivan Caldarola, giovane in ascesa del clan (oggi condannato per tentata estorsione e danneggiamenti con l’aggravante mafiosa). Laera mi aggredì a freddo con un pugno. Scrive la mia avvocata e della Rai, Caterina Malavenda, nella memoria depositata, che si trattò di un’aggressione dimostrativa nell’esercizio del controllo mafioso del territorio, per colpire una giornalista ‘ed educarne cento’. Malavenda paragona l’aggressione di Laera a quella di Ostia di Roberto Spada.

Il mio medico legale Lea Cinzia Caprioli nella sua relazione depositata in Tribunale, ha documentato che Laera mi ha provocato tra l’altro: “microfratture trabecolari ed edema della spongiosa a carico del margine esterno del condilo mandibolare sinistro con ispessimento dei tessuti molli periarticolari”, cioè la frattura della mandibola come dimostrano i referti depositati e un’edema sottocutaneo ancora presente. Per l’aggressione, l’equipe medico legale dell’ Inpgi mi ha riconosciuto lesioni permanenti. Il mio medico legale Lea Cinzia Caprioli ha ricostruito la dinamica documentando che dai video “appare evidente che l’arto superiore destro della Laera compie un ampio movimento molto simile a quello con cui nel pugilato si carica il braccio quando si tira un ‘gancio’, la mano si chiude a cucchiaio, quindi colpisce violentemente il lato sinistro del capo della dott.ssa Mazzola”.

Il Prefetto di Roma dal 2019 mi ha assegnato una forma di tutela per la mia sicurezza. Con Lazzaro Pappagallo, Segretario dell’Associazione Stampa Romana, ti invitiamo a seguire l’udienza e a pubblicare la sentenza ormai imminente.

Io mi sono costituita parte civile e con me: la Rai e l’Ordine Nazionale dei giornalisti con l’avvocata Caterina Malavenda, l’Associazione Stampa Romana con l’avvocato Antonio Feroleto, l’associazione Libera contro le mafie con l’avvocata Enza Rando, la città di Bari, e altri.

É fondamentale ribadire che i giornalisti nell’esercizio di un ruolo costituzionalmente riconosciuto, non si toccano: l’intimidazione, le minacce e le aggressioni fisiche a chi si espone per motivi di interesse pubblico, riguardano tutti perché condizionano la democrazia.

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