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‘Ndrangheta, colpo a cosca Forastefano: 17 arresti nella Sibaritide

Redazione il . Calabria, Economia, Giustizia, Mafie

Estorsioni a danno di imprenditori, truffa all’Inps e il ruolo dell’avvocato. Sono alcuni dei particolari che emergono sull’operazione coordinata dalla Dda di Catanzaro che stamane ha portato all’arresto di 17 componenti del clan di ‘ndrangheta dei Forastefano di Cassano all’Ionio e che opera nell’intera Sibaritide (Cosenza).

Al vertice dell’associazione Pasquale Forastefano, detto “l’animale”, quale “promotore, organizzatore e attuale reggente del sodalizio”, si legge nell’ordinanza del Gip del Tribunale di Catanzaro Paola Ciriaco, “anche in ragione della detenzione di suo padre Domenico Forastefano, che ne è stato il capo storico, in tale veste dominus di tutte le attività illecite della cosca”.

Associazione, si legge ancora nell’ordinanza, “che si è ingerita nel settore imprenditoriale di tutta l’area della piana di Sibari ed in particolare nel settore agricolo, nel settore della distribuzione di prodotti dell’agricoltura e degli autotrasporti, con la costituzione di alcune imprese che hanno assunto posizioni di vantaggio, che sono state costituite e sono finanziate col provento dei crimini organizzati ed eseguiti dall’associazione che occupa, che reimpiega in esse i proventi derivanti dalle attività illecite a cui essa è dedita”.

Più nello specifico, fermo il ruolo del capocosca Pasquale Forastefano, emergono anche quelli di Alessandro Forastefano, “quale promotore e organizzatore, in quanto figlio e fratello, rispettivamente, del capo storico e del reggente della cosca, nonché intestatario dell’impresa di autotrasporti riferibile al clan di appartenenza, oltre che con compiti di imporre a ditte concorrenti ed ai loro committenti l’effettuazione di trasporti su gomma”; Silvio Forastefano, “quale promotore e organizzatore dell’associazione mafiosa con compiti di trait d’union tra il sodalizio ed i proprietari e rappresentanti di società agricole, poi acquisite dall’associazione in affitto tramite prestanome”.

Infine, il ruolo dell’avvocato G.B., accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, “atteso che, non inserito stabilmente nella struttura organizzativa dell’associazione mafiosa e privo dell’affectio societatis, ha fornito tuttavia un concreto, specifico, consapevole e volontario contributo, che ha avuto un ‘effettiva rilevanza causale ai fini della conservazione e del rafforzamento delle capacità organizzative dell’associazione, e che era diretto alla realizzazione del programma criminoso della medesima. In particolare, presentato ai capi dell’associazione da Luca Laino, ha assunto il ruolo di legale dell’associazione, assumendo un ruolo centrale nella perpetrazione delle truffe nel settore agricolo”. (Adnkronos)

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Monopolio economico della ‘Ndrangheta: 17 arresti in Calabria

Grazie alla forza dell’intimidazione, tipica delle associazioni mafiose, il gruppo criminale capeggiato dalla cosca di ‘Ndrangheta dei Forastefano, aveva illecitamente conquistato il monopolio delle attività economiche nella zona di Sibari, una frazione del comune di Cassano allo Ionio, in provincia di Cosenza.

L’indagine denominata “Kossa” (antico nome di Cassano), svolta dalla Squadra mobile di Cosenza e dagli agenti del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine, ha portato all’arresto di 17 persone, accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, violenza privata, trasferimento fraudolento di valori, e truffa, aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa.

Con la stessa ordinanza è stato anche disposto il sequestro preventivo di terreni, fabbricati, quote societarie, imprese individuali e autovetture, riconducibili ad appartenenti alla famiglia Forastefano o a loro prestanome, per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro.

Gli investigatori hanno messo in luce l’attività del gruppo criminale, diretta ad insinuarsi nel tessuto economico della zona, soprattutto nel settore agroalimentare e in quello dei trasporti, avvalendosi dei tipici metodi mafiosi.

Gli operatori commerciali che non si assoggettavano ai voleri del cartello economico costituito dalla cosca, subivano continue estorsioni, vessazioni, intimidazioni, richieste di denaro per servizi di guardiania e maggiorazioni di corrispettivi contrattuali, fino a che capitolavano chiedendo “protezione” all’associazione mafiosa, che subentrava direttamente nella gestione delle aziende tramite le proprie imprese di riferimento.

Anche il monopolio nel settore degli autotrasporti era stato ottenuto utilizzando intimidazioni e violenze per assicurarsi le commesse della concorrenza.

I rapporti con i lavoratori erano gestiti nello stesso modo, e le trattative sindacali venivano risolte con intimidazioni dirette a ridurre al silenzio i sindacalisti che provavano a rivendicare gli interessi dei dipendenti.

Il controllo sulle aziende consentiva, inoltre, al gruppo criminale di realizzare sistematicamente delle truffe ai danni dell’Inps, grazie alla presentazione di rapporti di lavoro fittizi, che in realtà costituivano una illecita fonte di finanziamento.

L’egemonia economica nella zona è stata raggiunta anche grazie ad un’abile strategia politica, mirata ad ottenere una tregua con gli storici rivali che nel recente passato avevano conteso al clan dei Forastefano il controllo criminale dello stesso territorio. Come contropartita la cosca ha iniziato a servirsi anche degli ex rivali per la commissione di truffe ed estorsioni.

L’indagine ha evidenziato la collaborazione di alcuni professionisti, in particolare un avvocato e un commercialista; i due esperti erano diventati dei preziosi consulenti che suggerivano sistemi e modalità fraudolente di elusione, funzionali al conseguimento degli scopi illeciti dell’associazione criminale. A causa delle loro consulenze i due professionisti sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa.

Gli arresti e i sequestri sono stati eseguiti dai poliziotti delle Squadre mobili di Cosenza, Catanzaro, Salerno e Forli-Cesena, del Servizio centrale operativo, dei Reparti prevenzione crimine, con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. (Sergio Foffo)

Fonte: Polizia di Stato

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