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Immigrazione clandestina e trafficanti

Piero Innocenti il . Migranti, SIcurezza, Società

Era prevedibile che i trafficanti di esseri umani proseguissero con la loro spregevole attività anche in questi primi giorni del nuovo anno e così ecco i 265 migranti soccorsi in mare dalla nave Ong Open Arms e sbarcati a Porto Empedocle, per le procedure di identificazione e la quarantena.

Nello stesso periodo del 2020 erano stati 198 i migranti soccorsi/sbarcati mentre nel 2018 non vi era stato nessuno sbarco. I 34.134 migranti sbarcati nell’intero 2020 indicano un chiaro incremento rispetto all’anno prima (11.471) e al 2018 (23.370). Il 38% dei migranti del 2020 è di nazionalità tunisina (12.883), seguito dai bangladesi (il 12% pari a 4.141), dagli ivoriani (6% pari a 1.956), dagli algerini (4% pari a 1.458), dai pakistani (4% pari a 1.400).

I dati, forniti dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza e da quello delle Libertà Civili e dell’Immigrazione, indicano in ben 4.623 i minori non accompagnati, numero di gran lunga superiore ai 1.680 del 2019 e ai 3.536 del 2018.

79.938 al primo gennaio 2021 i migranti ospitati nei centri di accoglienza distribuiti in tutto il paese con una percentuale di distribuzione del 13% in Lombardia, del 10% in Emilia Romagna, del 9% in Piemonte e Lazio, dell’8% in Sicilia.

Dunque, il fenomeno dell’immigrazione clandestina non sembra destinato ad attenuarsi grazie alla ininterrotta attività dei tanti avventurieri del traffico umano che si trovano nei vari paesi. Illusorie le tante iniziative di forniture di equipaggiamenti e di motovedette (centinaia di milioni di euro) e  le missioni realizzate negli anni anche dai vertici politico istituzionali del nostro paese recatisi più volte in Libia e in Tunisia per richiedere la collaborazione di quelle autorità ad esercitare un controllo più incisivo delle loro coste.

Si tratta di un problema complesso che richiederebbe una politica di interventi fondati sul dispiegamento di profonde sinergie tra i paesi interessati (l’UE continua con un sostanziale disinteresse) con un impegno concreto, anche di natura economica, finalizzato a creare nei paesi di origine dei flussi condizioni di vita e di sviluppo idonee a realizzare, o quantomeno attenuare, la pressione migratoria che anche lungo la rotta balcanica è tornata drammaticamente più forte in questi ultimi giorni.

Un problema, insomma, che sarebbe da affrontare con grande determinazione che difficilmente viene messa in campo da alcuni governi interessati più a spendere in armamenti che a controllare la fame nel mondo. Oggi, poi, con i drammatici problemi che si stanno vivendo con la pandemia, è difficile pensare che quello dell’immigrazione possa occupare una casella nell’agenda politica dei vari paesi.

L’immigrazione clandestina è vantaggiosa soltanto per le organizzazioni criminali che la gestiscono, lucrando ingenti profitti. Un sistema criminale che presenta un livello di complessità organizzativa notevole, i cui aspetti distintivi attengono alla diversificazione dei ruoli e al soddisfacimento di una serie di requisiti funzionali, una “specializzazione” delle risorse umane che varia in relazione al territorio in cui sono collocate ma che è anche frutto di un background criminale acquisito in altri mercati illegali.

C’è, poi, la ramificazione su scala internazionale dei referenti appartenenti alla organizzazione che vuol dire disporre di una serie di risorse di vitale importanza ai fini della buona riuscita del “viaggio”.

Infine, la disponibilità di ingenti capitali grazie ai quali poter approntare i mezzi e le rotte più convenenti e adeguate allo scopo. Solo le organizzazioni in grado di disporre di consistenti risorse finanziarie hanno la possibilità di impiantare e sviluppare il traffico di migranti su scala transnazionale senza dimenticare che sono quelle di un stessa matrice etnica, con la presenza di connazionali in diversi paesi, che presentano il grado maggiore di capacità ed efficienza operativa nella gestione dell’immigrazione clandestina.

Un fenomeno che, deve essere chiaro a tutti, è destinato a durare molti anni.

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