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Mafie e c.o: ma i parlamentari leggono le relazioni della DIA?

Piero Innocenti il . Criminalità, Istituzioni, L'analisi, Mafie

dia-relazione-luglio-dicembre-2019L’anno si è appena concluso e per conoscere il bilancio delle attività e dei risultati conseguiti nel primo semestre nell’azione antimafia dalle forze di polizia, dovranno passare ancora alcuni mesi prima che la DIA riassuma, con la consueta professionalità, le sue analisi e tracci i profili evolutivi della grande criminalità in Italia e le proiezioni all’estero.

Il rapporto verrà presentato in Parlamento dal Ministro dell’Interno, come previsto dalla legge. Dubito fortemente che i parlamentari (con le dovute eccezioni) abbiano la voglia e la pazienza di leggere le centinaia di pagine delle relazioni che negli ultimi anni hanno delineato, puntualmente, una situazione criminale particolarmente pericolosa su quasi tutto il territorio nazionale.

Ci potrà essere magari un sinteticissimo riassunto, un paio di pagine, non di più, redatto da qualche solerte assistente parlamentare magari per evidenziare soltanto gli aspetti problematici, di interesse personale, sulla criminalità nell’eventuale collegio elettorale del parlamentare. Non aspettiamoci di più perché – e lo dico con molta tristezza – anche in alcune istituzioni sembra rilevarsi una certa assuefazione alle mafie, italiane e straniere.

Insomma, spero di essere smentito, ma è probabile che anche nella prossima relazione della DIA la situazione di consolidamento delle mafie, nonostante le pur importanti operazioni di polizia del 2020, sia sempre più rilevante e drammatica rendendo così ancor più angosciante il lungo periodo che stiamo vivendo di diffusione del contagio da Coronavirus. Anche negli altri paesi dell’UE il tema della lotta alla criminalità organizzata occupa le basse posizioni nella scaletta della politica.

Tornando in casa nostra, non si possono dimenticare alcuni passaggi della ultima relazione DIA (presentata a giugno 2020 ma con dati del secondo semestre 2019) in cui, per esempio, partendo dalle organizzazioni criminali straniere in Italia, si sottolineava come queste abbiano assunto “negli ultimi anni una pericolosità per molti versi paragonabile a quella delle mafie tradizionali” con cui interagiscono,nel Sud, in modo subordinato o con il loro assenso anche attraverso “la dazione di un quantum come riconoscimento della loro sovranità territoriale”, mentre nel centro-nord con una autonomia sempre più accentuata, in particolare nello spaccio di stupefacenti (settore in assoluto il più remunerativo) dove è richiesta un’esposizione e una presenza attiva nelle piazze.

Hanno letto i parlamentari del salto di qualità della criminalità cinese “che ha investito nel traffico internazionale di rifiuti e riciclato consistenti capitali nelle attività di import-export con la Cina, nei grandi magazzini di stoccaggio delle merci, nei laboratori tessili”? Per arrivare ad una progressiva compenetrazione dell’economia nazionale “spesso attuata con il placet o a seguito di veri e propri accordi con le mafie nazionali, con il rischio che vengano a crearsi formazioni ibride italo-straniere a forte vocazione transnazionale” (rel.DIA, 2019).

Pericoli reali che avrebbero dovuto indurre il Governo, il Parlamento, ad un esame approfondito della situazione criminale in Italia per tracciare piani concreti di contrasto.

Così, non ci può stupire più di tanto se, dopo che alle organizzazioni criminali nigeriane e cinesi sono state riconosciute, con sentenze definitive, i caratteri tipici della mafiosità, lo stesso “riconoscimento” è avvenuto, nel 2019, dalla Corte di Appello di Torino, anche nei confronti della organizzazione criminale romena Brigada Oarza specializzata nel traffico di droghe, nella prostituzione e nelle attività predatorie.

Si tratta, dunque, della esistenza delle cosiddette “mafie non tradizionali”, categoria nella quale probabilmente confluirà anche la criminalità albanese che, per ora, presenterebbe “le caratteristiche tipiche della criminalità mafiosa” (rel. DIA, cit.) non ancora sancite in alcuna sentenza.

L’auspicio è che con il nuovo anno ci possa essere una doverosa attenzione della politica, ai vari livelli istituzionali, verso una criminalità mafiosa e organizzata sempre più invadente e pericolosa. Senza aspettare che la situazione degeneri ulteriormente.

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