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Anche i narcotrafficanti marocchini in affari con le mafie italiane

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Internazionale, Mafie

hashishLe circa 668 tonnellate di hashish sequestrate dalle forze di polizia in ambito UE nel 2018 (dati EMCDDA dalla “Relazione europea sulla droga 2020”) di cui 437 ton solo in Spagna, provenienti per la quasi totalità dal Marocco, danno un’idea degli ampi spazi di mercato che si sono andate conquistando negli anni le organizzazioni marocchine.

Le province montuose del Rif in Marocco basano la loro sopravvivenza sul contrabbando (esercitato in direzione di Ceuta e Melilla), sulle rimesse degli emigrati (alcuni milioni in tutta l’UE) ma, soprattutto, sulla coltivazione della cannabis.

Quest’ultima attività era già segnalata alla fine dell’Ottocento e si è venuta poi estendendo a tutto il paese, anche durante il periodo del protettorato spagnolo. Si calcola che oggi siano oltre 200mila gli ettari coltivati a cannabis con una resa di 1.200-1.400 chili per ettaro, ossia circa 2.800 tonnellate di prodotto annuo destinato, per lo più, all’esportazione in Spagna, Francia, Gran Bretagna, Italia. I tentativi messi in atto dal governo di Rabat per reprimere questa attività hanno portato a rivolte sanguinose. Memorabile quella dell’inverno 1958-59, quando, subito dopo l’indipendenza, il principe ereditario Hassan tentò di condurre una campagna di eradicazione della cannabis, Il Rif prese letteralmente fuoco e nella repressione i morti furono trentamila.

In realtà, non è possibile nessuna politica repressiva se contestualmente non si avvia una conversione e uno sviluppo economico alternativo. Qualcosa negli ultimi anni è stato fatto e, tuttavia, un certo livello di corruzione e strutture sociali ancora di carattere feudale rendono molto difficile allo Stato un controllo efficace delle attività illegali.

Oltre alla produzione locale di cannabis, il Marocco costituisce un territorio di transito per l’eroina che i nigeriani trasportano vero l’Europa. Nelle città del nord (Tangeri, Tetouan, Al Hoceima), prospera il mercato della cocaina (2,5 ton di cocaina sequestrate tre anni fa in una sola operazione). La cocaina transita anche per il porto meridionale di Agadir occultata a bordo di pescherecci spagnoli provenienti da Tenerife. Melilla e Ceuta giocano il ruolo di centri di deposito bancario dato che le autorità spagnole non fanno molto per il controllo degli istituti bancari locali.

Sta di fatto che le organizzazioni criminali marocchine si sono andate radicando sul territorio europeo (Spagna, Portogallo, Francia) e italiano gestendo l’intera filiera del narcotraffico, dalla acquisizione dello stupefacente nelle zone di produzione nella regione del Rif, al trasporto e alla distribuzione all’ingrosso e al minuto.

In Italia, i marocchini rappresentano il maggior numero degli stranieri denunciati per droga a livello nazionale; ben 2.669, il 19,38% sul totale degli stranieri 13.775 denunciati nel 2019. E questo “primato” i marocchini lo detengono da diversi anni come si rileva dalle relazioni annuali della DCSA.

Ma c’è di più. Poco più di un anno fa (settembre 2019), nel contesto della operazione antidroga “Carthago” svolta dalla Guardia di Finanza di Trento, con l’arresto per narcotraffico di 36 persone, principalmente marocchini, si è scoperto che questa organizzazione importava ingenti quantitativi di hashish e di cocaina dalla Spagna e dal Marocco e aveva stabilito legami con la “Nuova camorra organizzata” e con la “Quarta mafia foggiana”.

Appena un mese dopo, ottobre 2019, un’operazione antidroga condotta in provincia di Pistoia consentiva l’arresto di due marocchini e tre calabresi (collegati con il “locale di Cinquefrondi”) occupati, a tempo pieno, nella produzione, lavorazione e confezionamento di grossi quantitativi di marijuana ( individuate 7 serre con 11mila piante di cannabis).

Nel corso del 2020, alla data del primo novembre, l’azione antidroga relativamente ai sequestri di hashish e marijuana su tutto il territorio nazionale ha portato al sequestro, rispettivamente, di poco più di 8 ton e di circa 12ton (dati provvisori), valori di gran lunga inferiori a quelli intercettati negli ultimi quattro anni.

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