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Covid, davvero servono le linee guida per sentirsi comunità?

Pierluigi Ermini il . Economia, L'analisi, SIcurezza, Società

Assistiamo in questi giorni a un dibattito surreale in cui sembra che uno dei problemi più importanti che ci troviamo ad affrontare sarà se durante le vacanze di Natale potremmo andare a sciare, oppure se potremmo uscire per fare shopping o cenoni, o magari per l’ultimo dell’anno riuscire anche a sparare petardi e fuochi d’artificio.

Ci sono presidenti o assessori regionali che chiedono al governo linee guida per poter sciare in sicurezza, nello stesso modo con cui questa estate ci hanno fornito le linee guida per entrare nelle spiagge e negli stabilimenti balneari salvo poi disattendere qualsiasi distanziamento o protocollo.

Ma siamo un popolo veramente così povero e banale? Abbiamo veramente bisogno di una politica o di amministratori che pensano a come distanziare ingressi in funivie o baite? Non avvertiamo un senso di rabbia verso chi ci tratta da persone che non sanno ragionare? E sentiamo veramente questo bisogno quest’anno, personalmente, di mettersi degli sci in questa situazione? Veramente non abbiamo una coscienza personale e non sappiamo capire cosa è possibile o cosa non è possibile fare? Lo sci e le vacanze di Natale sono davvero il nostro problema?

Sono una persona che ha sciato, e sa quanto è bello poter scendere lungo le piste, immersi nella natura. Ma al solo pensiero di trovarmi con gli sci ai piedi a fare code agli impianti per attese più o meno lunghe, oppure pensare di trovarmi in questo periodo insieme a centinaia di persone in baite e rifugi, o la sera in alberghi, rischiando di rendere la vita di questo paese più complicata solo per il mio personale interesse e piacere, mi dà un senso di angoscia e di tristezza.

Non riesco a credere che siamo diventati un popolo così povero culturalmente, che ha perso anche un minimo senso di essere comunità con delle responsabilità verso gli altri.

No, non abbiamo bisogno di un governo che individui linee guida per sciare, né di governatori che li richiedano, dobbiamo essere più intelligenti e coscienti di chi vuole amministrarci così.

Una cosa devono fare il governo e i governatori delle regioni: aiutare in modo più forte tutte quelle categorie economiche che soffriranno in modo maggiore questa situazione. Penso agli albergatori, ai ristoratori, ai maestri di sci, a chi lavora negli impianti di risalita, ecc…

Proviamo invece a riscoprire un modo diverso per vivere il Natale, lontano per una volta dal solo aspetto consumistico, pensando a chi, anche a seguito di questa pandemia, sta attraversando un momento di grande difficoltà da un punto di vista economico o affettivo.

Siamo un popolo che in meno di un anno ha subito 50.000 morti a seguito del covid19, che nel solo novembre ha dovuto salutare 12.000 persone; volti, storie, affetti che se ne sono andati,  spesso da soli, senza neanche il conforto di una mano da stringere, o di occhi da guardare.

Siamo un popolo che ha una sanità è sfiancata con tanti uomini e donne sfiniti da turni di lavoro massacranti, che in poco tempo si trova con più di 7 milioni di persone a rischio povertà, che sta rischiando centinaia di migliaia di posti di lavoro, che ha migliaia e migliaia di ragazzi che non vanno a scuola da quasi un anno. Dati che ci dovrebbero far impaurire per il futuro incerto che si prospetta per noi, per i nostri figli, per i nostri nipoti. Dati che dovrebbero però far scattare dentro di noi anche un senso di ribellione e di voglia di costruire un domani migliore, meno ingiusto e più umano.

Natale per noi italiani credo che quest’anno significhi soprattutto dare una mano a un paese che sta soffrendo, sentirsi parte di questa comunità.

E si dà una mano anche smettendo di pensare solo al nostro piacere e divertimento se questo piacere e divertimento possono essere fonte di rischio per noi e per gli altri.

Non abbiamo bisogno di linee guida per sciare quest’inverno.

Le uniche linee guida che oggi servono sono quelle che ci permettono di stare insieme come una vera comunità, attraverso un senso di solidarietà e di responsabilità personale che ci fa sentire attori e protagonisti nella lotta alla pandemia.

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