NEWS

SIULP Piemonte: “Spiace dover sfatare l’immaginifica caratura dei presidi sanitari della Polizia di Stato”

SIULP Piemonte il . Diritto di replica, SIcurezza, Società

siulp

Riceviamo la nota del SIULP Piemonte e pubblichiamo.

Alla testata giornalistica www.liberainformazione.org Roma

Alla Direzione Centrale di Sanità della Polizia di Stato Roma

e p.c Alla Segreteria Nazionale SIULP Roma

Le buone intenzioni sono sempre ben accette. L’importante, è che non contribuiscano, anche involontariamente, a confondere la realtà circostante. Per questo motivo, la Segreteria regionale e tutte le segreterie provinciali del SIULP Piemontese, non riescono a condividere l’esaltante prestazione dei presidi sanitari della Polizia di Stato magnificati dal dr. Ciprani nell’articolo da Voi pubblicato sul sito web www.liberainformazione.org .

Il sistema sanitario nella Polizia di Stato: modello di riferimento nella P.A.

Infatti, quand’anche fossero stati esemplari rispetto a quelli della restante Pubblica Amministrazione, non sono certo riusciti ad essere un’eccellenza in termini di assistenza alle lavoratrici/lavoratori di Polizia sia in isolamento che positivi al COVID 19. Senza peraltro dimenticarci, del grande impegno profuso dalle infermerie o dai presidi sanitari della Polizia di Stato che, a causa anche del sovraccarico di lavoro e/o dell’assenza forzata del personale sanitario costretto alla quarantena, non sono stati in grado di assistere e/o seguire i molti colleghi che hanno contratto il COVID 19, in particolare modo in questa seconda ondata, lasciando per molti giorni i colleghi in isolamento, abbandonati a se stessi.

Difficile e imbarazzante condividere quanto dichiarato sul sito in questione dal dr. Ciprani, soprattutto, nel momento in cui, nero su bianco, in una delle innumerevoli circolari della Direzione Centrale di Sanità della Polizia di Stato, sembra voler raccomandare ai sindacati di non interferire con osservazioni o segnalazioni, su eventuali criticità legate alla sicurezza dei posti di lavoro D.L. 81/08.

Una nota che sembrerebbe volere indurre i sindacati ad un “opportuno” silenzio, nonostante la situazione deficitaria in termini di salubrità di alcuni uffici lavorativi.

In realtà, la questione non può rientrare nel “tema a piacere” dei tempi della scuola, bensì concerne un’altra dimensione – che nei territori, proprio in tempi di “guerra pandemica”, fa diventare utile e soprattutto necessario, esercitare un lavoro di gruppo in ordine alla valutazione del rischio (le cui responsabilità in primis sono del datore di lavoro, poiché e colui che deve formalizzare la prima valutazione del rischio, informando e consultando le altre figure) ricercando altresì l’importante collaborazione degli RLS – Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza – figura istituita nell’ambito della medesima D.L. 81/08, (una “legge speciale” voluta dal legislatore proprio per garantire la maggiore tutela possibile ed eliminare al massimo i rischi sul posto di lavoro, per i quali ogni anno muoiono migliaia di lavoratori….) e, grazie alla quale, si sono conseguiti utili risultati e validi consigli alla causa.

Al contrario, laddove ciò non è avvenuto, ovvero dove i nostri amministratori hanno posto resistenza e una certa inadeguatezza in materia, si sono registrati problemi, inefficienze e ingessamento nel sistema interno, in ordine alla prevenzione e alla profilassi, ingenerando incertezze e confusioni e in taluni casi persino lo scontro con i sindacati.

Certo, al dr. Ciprani va il merito di aver prodotto uno sforzo notevole della Direzione Centrale di Sanità per contrastare la diffusione del Coronavirus, da cui sono stati promanati rilevanti disposizioni di prevenzione sanitaria, spesso, tuttavia, difficilmente applicabili poiché non esattamente praticabili con la realtà circostante. Infatti, allo stato dell’arte, le numerose precauzioni richieste restano pur sempre un grande costrutto dispositivo costellato da raccomandazioni, prudenze, senso di equilibrio, la cui genericità e astrattezza e quantunque difficilmente adattabile “sic et simpliciter” alla concreta operatività della Polizia di Stato.

Allo stato dell’arte, dunque, le misure per la profilassi tanto decantate, non sono state esattamente sempre all’altezza dell’esigenza sanitaria.

Impossibile dimenticare la carenza di mascherine, soprattutto durante la prima ondata e in particolar modo per gli operatori del controllo del territorio, del Reparto Mobile, della Polizia Stradale e specialità in genere.

Imbarazzante, la fornitura di mascherine soprannominate (panni swiffer) e le fuorvianti indicazioni iniziali fornite alle operatrici/operatori di Polizia, ai quali gli veniva “categoricamente” intimato di non indossare la mascherina al fine di non creare un “ingiustificato allarmismo” nella collettività, nonché la totale assenza di tamponi e misure analoghe.

Inoltre, le indagini statistiche sulle cause di contagio delle lavoratrici/lavoratori di Polizia, non ci hanno ancora dato contezza di evidenze scientifiche, ma, per esperienza diretta, abbiamo purtroppo dovuto constatare come il coronavirus sia riuscito ad infettare le lavoratrici/lavoratori di Polizia, durante le doverose attività di servizio negli uffici aperti al pubblico, nei servizi di ordine pubblico, di vigilanza e/o controllo del territorio in generale.

Infine, omettiamo di avventurarci in disamine inerenti a qualunque tipo di realistica profilassi, indispensabile per il contrasto alla diffusione del contagio nell’ambito degli hotspot e di tutte quelle strutture dedite all’accoglienza dei cittadini stranieri extracomunitari e vigilati dalle forze dell’ordine. Tuttavia, vista la solerzia con la quale lo stesso Direttore Centrale di Sanità fornisce circolari ed indicazioni, sarebbe altresì auspicabile che lo stesso si facesse carico di fornire utili indicazioni sanitarie anche nell’ambito della gestione operativa negli hotspot, visto che, in ordine all’attuale sistema “incontrollato” del fenomeno migratorio, sempre in “tempo di pandemia”, centinaia e centinaia di lavoratrici/lavoratori di Polizia, in prima fila, operano al loro interno, esponendosi a seri rischi per la loro salute e quella delle loro famiglie.

Vorremo unirci al coro dei compiacimenti, ma la storia vissuta dalla categoria di “convivenza forzata” con l’esposizione al COVID 19, soprattutto nella cosiddetta prima ondata e in buona parte nella seconda, obbiettivamente non ci esorta a condividere apprezzamenti di etichetta memorabili circa l’adozione di puntuali profilassi.

Pur sottolineando che a nessuno può essere imputabile responsabilità di sorta, attesa la scarsissima conoscenza del virus e delle sue particolari caratteristiche, la sofferenza subita, il gravoso lavoro, l’esposizione al pericolo affrontato dalla categoria, l’abnegazione da tutti riconosciuta, non crediamo acconsentano a dar luogo alle autocelebrazioni in generale, del Servizio Sanitario incluso.

Esaltiamo e rammentiamo invece con profonda stima, la volontà dei tanti singoli medici e operatori sanitari della Polizia di Stato a cui va il nostro grande plauso e ringraziamento, ma che prescindono dalle lungimiranti, puntuali ed efficaci disposizioni verticistiche.

Doveroso ricordare, se ce ne fosse ancora la necessità a quasi 40anni dalla promulgazione della L.121/81 che ha trasformato il Corpo delle Guardie di P.S. nell’attuale Polizia di Stato, che, quest’Amministrazione è una Forza di Polizia Civile a carattere generale a statuto speciale che ha sentito la necessità nel 2019 di modificare le proprie insegne per differenziarsi una volta per tutte dalle forze militari.

Per rispettare questo spirito riformatore, dovremmo definitivamente abbandonare anche gli ultimi retaggi da Polizia di tradizioni militari, i medici del corpo e i cappellani, ormai completamente anacronistici rispetto alla Nostra storia riformatrice.

Spiace dunque dover sfatare l’immaginifica caratura dei presidi sanitari della Polizia di Stato che, non certo per responsabilità oggettive del proprio personale sanitario, ma, per circostanze lavorative ed elevata casistica di lavoratrici/lavoratori di Polizia in isolamento, non ha potuto contraddistinguersi come avrebbe voluto e come, forse, qualcuno avrebbe desiderato.

Torino, 21.11.2020

Antonio Graziuso, SIULP Segretario Regionale Generale Piemonte

Antonio Antonacci, SIULP Segretario Provinciale Generale Alessandria

Matteo Mlulè, SIULP Segretario Provinciale Generale Asti

Matteo Ciriello, SIULP Segretario Provinciale Generale Biella

Alessandro Digeronimo, SIULP Segretario Provinciale Generale Cuneo

Tommaso Di Gaudio, SIULP Segretario Provinciale Generale Novara

Eugenio Bravo, SIULP Segretario Provinciale Generale Torino

Domenico Gallotti, SIULP Segretario Provinciale Generale Verbania

Francesco Giglio, SIULP Segretario Provinciale Generale Vercelli

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link