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Una nuova Europa che pensa al femminile

Pierluigi Ermini il . Istituzioni, L'analisi, Società

Merkel von der Leyen LagardeStare da soli o stare insieme, è questo il passaggio importante che sta provando a fare la comunità europea, ed è questo l’ideale politico che divide oggi i sovranisti da chi crede invece nell’Europa unita.

Stare da soli è anche il modo di concepire la politica più al maschile, lo stare insieme è invece l’idea che sta al centro della prospettiva al femminile, che non vuol dire essere maschio o essere femmina, ma vuol dire avere una concezione della società dove i legami (di valori, di economia, di ambiente, di dignità umana) sono al centro della nostra vita, si intrecciano tra loro e diventano la nostra forza, rispetto a chi ha una visione invece più isolata e solitaria, che porta a una difesa del proprio personale interesse come scopo primario e nel tempo a una concezione di conquista e di supremazia sugli altri.

E’ quanto avviene un po’ nella vita anche delle famiglie, dove spesso è la figura femminile che fa da collant tra i suoi componenti. Lei che ricuce insieme i diversi io, per spingerli a trasformarsi in un noi che li racchiuda tutti, senza soffocarli, ma spingendoli a un qualcosa di più grande e di unico.

I soldi e l’economia sono uno specchio importante della nostra vita, personale e comunitaria e quanto sta avvenendo oggi anche a livello economico e sociale, con le diverse risposte all’interno della crisi causata dal virus all’interno dei singoli stati più o meno grandi, sono risposte che vedono soprattutto l’Europa cercare una strada diversa dal resto del mondo economico che conta.

L’America, la Russia, il Brasile, la Cina, l’Inghilterra, cinque tra i colossi del nostro pianeta, stanno dando risposte di un certo tipo incentrate più sull’io, l’Europa per la prima volta in modo forte cerca di dare risposte unitarie verso un noi che può sfociare in un qualcosa di nuovo che può essere la grande novità dei prossimi decenni.

Una risposta che viene principalmente da un’Europa al femminile, l’Europa di figure come Angela Merkel, come Ursula Von Der Lyen, come Christine Lagarde. Non è un qualcosa che nasce così per caso, ma frutto anche di un loro personale cammino.

Però oggi queste tre donne si incontrano in tre posti chiave di responsabilità e la ricca Germania capisce che anche la sua economia dipende dall’Europa, la Commissione Europea mette in piedi un aiuto di quasi 1.500 miliardi, la Banca Centrale Europea continua, come già faceva Draghi, a sostenere i paesi membri con l’acquisto di buoni e fondi per centinaia di miliardi. Si parla di un piano complessivo di oltre 2.000 miliardi che se supererà la prova del Consiglio dei Capi di Stato, sarà una risposta enorme per il nostro continente.

Tutto molto diverso da quanto avvenuto poco più di 10 anni fa dopo la crisi del 2008 e la triste esperienza della Grecia.

Un progetto dove tutti i paesi dell’Europa partecipano al loro indebitamento per dare gambe a chi in questa fase soffre di più permettendo da un lato di non rimanere indietro, ma muovendosi anche in un’unica direzione come gli investimenti da fare nell’economia green, nel digitale, nella tutela dell’ambiente e nel mantenimento dei posti di lavoro.

Un po’ seguendo le orme del piano economico presentato qualche mese prima dell’avvento del virus dalla stessa Von Der Lyen al momento del suo insediamento a capo della Commissione Europea.

Uno sguardo concreto all’oggi per salvarsi da un presente di maggiore povertà, pensando a costruire le basi del domani investendo su una nuova economia e un nuovo sviluppo economico anche alla luce del fallimento dei modelli fino ad oggi sperimentati.

I sovranisti replicano che questi soldi significheranno perdita di autonomia statale, e forse in parte sarà anche così.

Io penso che la perdita di parte del proprio io per un noi che rispetta la storia e le caratteristiche dei singoli, è quanto accade nelle più belle famiglie perché si basa sui legami forti che tengono insieme le persone (legami che devono essere sentiti da tutti i componenti come parte del proprio io).

Per la prima volta non si parla più solo di moneta unica, ma di un’ economia che prova a muoversi in modo unitario, forse anche di sanità che deve rispondere a certe caratteristiche simili per tutti (credo basti a tutti vedere quanto è successo a livello regionale da noi in questi mesi e quante contraddizioni abbia aperto la gestione sanitaria di ogni singola regione); forse per la prima volta si aprono le condizioni anche per una gestione del fenomeno migratorio insieme.

Se si deve essere più controllati su questi punti per verificare che i finanziamenti e gli aiuti previsti vengano spesi lungo la strada di un piano economico europeo concordato, ben venga questo controllo. Di soldi spesi male o non spesi da stato e regioni di fondi europei è pieno il nostro passato.

L’Inghilterra se ne è andata dall’Europa ed è meno forte (credo che molto presto i suoi cittadini rimpiangeranno la comunità europea), Russia, Cina e America si rimbalzano tra lotte di supremazie, guerre commerciali e decadimenti democratici (non è un caso che tutti e tre hanno un uomo slo al comando), il Brasile sta massacrando più di tutti nel mondo l’ambiente; tutti paesi grandi, anche dalle nobili tradizioni, che stanno arretrando in diritti e democrazia. Tutti paesi che pensano da soli….

Se l’Europa pensa insieme, può essere la grande novità del domani…

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