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La “ripresa” del traffico e dello spaccio di stupefacenti

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga

spaccio-1Anche ad aprile scorso l’azione di contrasto al traffico-spaccio di stupefacenti a livello nazionale è rimasta sotto i livelli di analoghi periodi degli anni passati e ciò è dipeso dalle forti limitazioni alla mobilità delle persone imposte dalle autorità di Governo, in relazione alla ben nota situazione di emergenza sanitaria (che  permane ancora, anche se con qualche attenuazione in alcune regioni).

E’ stato, in realtà, anche il mese (dopo marzo) in cui le forze di polizia (e quelle locali) sono state ancora particolarmente impegnate nei numerosi e ripetuti servizi di controllo del territorio per far rispettare le norme emanate in tema di contenimento del contagio.

Iniziata la cosiddetta fase 2 ai primi di maggio, già si sta registrando una certa effervescenza nel mercato degli stupefacenti e non sono mancati importanti sequestri come quello di alcuni giorni fa di 34kg di eroina (con l’arresto di due albanesi) effettuato dai carabinieri a Montesilvano (Pescara); di 30kg di cocaina (ancora un albanese arrestato) intercettati da agenti della Polizia di Stato a Montecatini (Pistoia) e di 9kg di cocaina occultata nel paraurti di un’auto scoperti dai finanzieri a Brescia (anche in questo caso un albanese arrestato).

Si vanno, così, “sbloccando” le diverse componenti dell’articolato e multietnico “sistema” del narcotraffico nazionale che erano rimaste (almeno in gran parte) congelate dalla pandemia da coronavirus. Non sono mancati in questo periodo servizi straordinari di consegna degli stupefacenti a domicilio (utilizzando taxi e persino monopattini elettrici), da parte anche di persone attempate e insospettabili (nonna “Maria” spacciatrice a settant’anni a Campo Bisenzio).

Pochi, comunque, gli stranieri a spacciare in strada mentre gli albanesi continuano ad essere, anche in questi primi quattro mesi del 2020, i trafficanti più attivi occupando la seconda posizione nella graduatoria nazionale provvisoria degli stranieri denunciati all’autorità giudiziaria ( 250, subito dopo i  marocchini) in tema di contrasto alla cocaina e la terza posizione per il commercio in generale degli stupefacenti (circa 2000 i denunciati ogni anno negli ultimi tre ).

Come andiamo ripetendo da tempo gli albanesi, insieme ai nigeriani, sono le aggregazioni criminali straniere di narcotrafficanti più pericolose nel nostro paese.

Molto più autorevolmente sono gli analisti della Direzione Investigativa Antimafia (DIA) che, ogni semestre, lo ricordano all’opinione pubblica e al Parlamento, con puntuali e riepilogative relazioni sui risultati conseguiti nel contrasto alle mafie e più in generale alla criminalità organizzata. Così, nell’ultima presentata agli inizi del 2020, ma con dati e analisi riferiti al primo semestre del 2019, la conferma che la criminalità organizzata albanese “è tra le più attive in Italia”, con una diffusione su gran parte del territorio nazionale e con proiezioni nei Paesi Bassi, Belgio, Austria,Germania, Regno Unito e Spagna.

Ed il riferimento non è soltanto al traffico di stupefacenti  e al loro approvvigionamento grazie ad una rete di comunità albanesi presenti in America del Sud, Olanda, Spagna, Turchia e Inghilterra, ma anche a quelle “specializzazioni” criminali nello sfruttamento della prostituzione, nei furti e nelle rapine in abitazioni e ville, anche con l’uso delle violenza, che ha evidenziato negli anni  la delinquenza albanese.

Criminalità che continua ad avere eccellenti rapporti con quella pugliese favoriti dalla posizione geografica e dalla vicinanza alle coste albanesi da dove partono sempre consistenti carichi di marijuana di cui l’Albania è produttore.

Una rotta marittima quella “Albania-Puglia” sempre trafficata come dimostra anche l’ultimo sequestro a fine aprile di circa un tonnellata tra marijuana e hashish a bordo di due motoscafi intercettati dai nostri finanzieri al largo di Monopoli (Bari).

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