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Anm sulla situazione delle carceri

Associazione Nazionale Magistrati il . Giustizia, Istituzioni, Società

carceriTra le tante cose che la drammatica emergenza di queste settimane ha fatto emergere, vi è la gravissima condizione di sovraffollamento delle carceri italiane.

Quando finalmente, speriamo presto, torneremo allo svolgimento ordinario delle nostre attività, avremo tutti il dovere di non dimenticare il carcere e le condizioni dei detenuti, predisponendo ineludibili interventi strutturali che consentano di ripristinare  condizioni dignitose all’interno degli Istituti Penitenziari e che rendano effettivo il precetto costituzionale della funzione rieducativa della pena.

Ma in questo momento è assolutamente necessario che siano adottati interventi urgenti e realmente incisivi che, senza abdicare alla fondamentale funzione dello Stato di garantire la sicurezza della collettività, tengano realmente conto del fatto che le carceri sono pericolosissimi luoghi di diffusione del contagio che espongono a rischio intere comunità, costituite dai detenuti e da tutti coloro che continuano a prestarvi servizio.

Merita apprezzamento il grande lavoro che stanno continuando a svolgere tutti gli operatori, istituzionali e non, che, anche in questi giorni, continuano ad operare nella complessa realtà del carcere. Questo sforzo, tuttavia, non basta.

Il numero dei detenuti si è ridotto di circa mille unità, a fronte di un sovraffollamento stimato in oltre dodicimila persone rispetto ai posti effettivi.

I magistrati di sorveglianza hanno già evidenziato l’inadeguatezza dell’intervento normativo del decreto legge 2020 n.18. La detenzione domiciliare prevista dall’art. 123, infatti, è istituto sovrapponibile – anche per limite di pena entro il quale è fruibile – all’esecuzione della pena presso il domicilio, stabilizzata nel nostro ordinamento già dal  2013.

L’ipotizzata utilizzazione dei braccialetti elettronici, che potrebbero essere reperiti quando sarà ormai troppo tardi, si scontra con l’attuale disponibilità di numero del tutto insufficiente di dispositivi.

Occorrono misure, che possano essere verificate agilmente dalla magistratura di sorveglianza – i cui uffici sono sottoposti a grande pressione lavorativa – e che allo stesso tempo garantiscano risultati effettivi in tempi brevi.

Occorre pensare anche alla salute di tutti coloro che in carcere lavorano e che stanno continuando a rendere il proprio servizio con eccezionale dedizione e professionalità.

Roma, 24 marzo 2020

La Giunta Esecutiva Centrale

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