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Violenza sulle donne e lotta alle mafie, i veri problemi di sicurezza nel nostro paese

Pierluigi Ermini il . SIcurezza

violenza-donne-2-4Mentre ogni giorno nascondiamo il tema della sicurezza nel nostro paese dietro ai migranti e ai cosiddetti “clandestini”, come società civile e mondo politico evitiamo di confrontarci con quello che è diventando un vero e proprio dramma culturale e sociale, ovvero le violenze che vengono perpetrate sulle donne da parte del genere maschile.

I dati sono veramente preoccupanti.
Ogni giorno 88 donne sono vittime di atti di violenza, una media di 1 persona ogni 15 minuti. Nell’80,2% dei casi si tratta di vittime italiane. Nel 74% dei casi questi crimini sono compiuti da italiani. Le vittime sono in aumento in tutte le regioni da nord a sud. Nell’82% dei casi la violenza viene compiuta da familiari o comunque all’interno delle mura familiari, senza distinzioni sociali, culturali ed economici. Nel 60% dei casi le violenze sono commesse da ex partner.

Fortunatamente sono in aumento le denunce di questi reati.

Dai dati emerge che il femminicidio, l’atto estremo, è stabile nel tempo, ma contemporaneamente, nello stesso periodo analizzato (10 anni), gli omicidi con vittime di sesso maschile sono diminuiti del 50%.

Solo in questo anno, fino ad oggi, il 34% delle vittime di omicidio è donna e in 6 casi su 10 l’omicida è il partner o l’ex partner.
Le vittime di femminicidio sono straniere nel 67% dei casi, ma per le altre forme di violenza le vittime italiane salgono all’80%.

I dati aggiornati sulla violenza di genere in Italia sono stati diffusi dalla Polizia di Stato proprio alla vigilia della giornata internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre.

Un paese civile si dovrebbe rendere conto di quali siano, sul piano della sicurezza, le vere emergenze.

Temi come questocoinvolgono il mondo della scuola, della cultura, del lavoro, perché appare chiaro come il nostro genere maschile abbia paura e voglia cercare di limitare il cammino della donna nel suo percorso di emancipazione e di uguaglianza.

In fondo si va a toccare il problema legato alla gestione del potere in tutte le sue sfaccettature, dalla vita privata a quella pubblica. Invece il dibattito politico sembra non percepire il “disastro” che una realtà di questo genere sta causando.

Si certo, in questi giorni, che ci avvicinano al 25 novembre, le nostre città si riempiranno di eventi e manifestazioni, ma quello che mancano sono le politiche serie per aiutare la donna in questo suo cammino di emancipazione e al tempo stesso anche la famiglia, con interventi veri di offerta di servizi e sostentamento.

Sotto certi aspetti, da questi dati, la nostra società cosiddetta occidentale non si distanzia molto da quella di alcuni paesi musulmani e della loro concezione della donna, vista come proprietà. E il senso stesso di famiglia entra più fortemente in crisi qui da noi, che non in molti paesi più poveri dell’Africa.

Abbiamo un cammino lungo davanti a noi, se chi gestisce e amministra il nostro paese, ancora non si è reso conto che questa è oggi, insieme alle lotte alle mafie (e per tanti aspetti ne è collegata), la prima emergenza sul piano della sicurezza.

Che prima di tutto è una battaglia culturale e di uguaglianza sociale, ma anche un problema di prevenzione, di indagini di polizia e di salvaguardia della vita delle tante donne che ogni giorno rischiano l’incolumità per il solo fatto di stare a contatto con dei criminali.

Liberi di scegliere, la forza di un abbraccio

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