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A Sandro Donati, vero uomo di sport

Pierluigi Ermini il . Giustizia, Sport

imageCarissimo Sandro,

l’8 maggio del 2016, noi di Libera Valdarno, eravamo a Roma, in quella splendida mattina alle Terme di Caracalla, per assistere con trepidazione alla marcia dei 50 km che segnava il ritorno ufficiale in gara di Alex Schwazer .

Ricordo ancora il sole bellissimo che ci accolse nella capitale, preludio di una giornata che sarebbe stata avvincente ed emozionante, non tanto e non solo per quella che sarebbe stata la vittoria dell’atleta che tu avevi deciso di allenare contro tutti e contro tutto (credendo in quel suo personale percorso di redenzione sportiva), ma anche perché sarebbe emerso finalmente agli occhi del mondo sportivo che quella sarebbe stata la vittoria dello sport pulito contro lo sport falso e ipocrita.

C’erano tante cose in ballo in quella corsa: la rinascita di un atleta, l’affermazione delle tue battaglie di una vita contro il doping, la conferma che l’allenamento, unito alla tecnica sportiva, alla sfida con se stessi e alla forza di volontà, possono ancora oggi essere il perno su cui lo sport deve contare. Queste cose noi le sapevamo e volevamo essere lì accanto a te, quella mattina.

Sapevamo quanto ti era costato anche professionalmente non rinunciare mai alla tua verità sullo sport pulito anche all’interno delle strutture federali, alle lotte che hai sostenuto e alle cose a cui hai dovuto rinunciare, contro un mondo che invece  aveva deciso di muoversi in un’altra direzione.

Le avevamo apprese anche da te queste cose, negli anni precedenti, leggendo i tuoi libri, ascoltandoti negli incontri con le società sportive e con i ragazzi nelle scuole.

Eravamo coscienti di cosa rappresentasse per te la scelta di allenare Schwazer.

E c’era qualcosa di magico in questa vostra avventura insieme, come gli allenamenti lungo i parchi e i giardini (Alex essendo squalificato non poteva allenarsi negli stadi), lui avanti e te dietro in bicicletta, oppure le tue visite alle ore più impensate, anche nel cuore della notte, per controllare le sue urine.

Chissà, forse un bravo regista potrebbe trasformare la vostra storia, in un film; sono certo che riuscirebbe a trasmettere un bellissimo messaggio di speranza.

E l’andamento stesso della gara di Alex, era la rappresentazione esplicita di tutto quello che tu avevi vissuto negli anni, nella tua storia professionale: da quella partenza in sordina, quasi silenziosa, al suo lento e progressivo recuperodi  posizioni fino a raggiungere la vetta per conservarla fino alla fine.

Un po’come te che, dopo le tue scelte sportive, eri stato relegato nell’ambiente di lavoro in un posto secondario, fino al tuo tornare in campo ad allenare seguendo le tue metodologie, per affermare che si può vincere senza fare uso di sostanze, senza barare, ma scommettendo su se stessi.

Così quell’abbraccio con noi di Libera a fine gara racchiudeva tutte queste cose, ed andava ben oltre la semplice redenzione di un atleta.

Poi è successo quello che sappiamo, tra inganni e nuove squalifiche; i tuoi silenzi e il tuo evitare incontri pubblici, la vita appartata dello stesso Alex, fino agli ultimi giorni, ed al riemergere nei giornali del caso.

Oggi tutti finalmente riescono a capire quello che veramente è accaduto ed è stato “combinato” in quelle provette di urina che hanno, non solo distrutto un uomo e un atleta che era risorto come Alex, ma soprattutto erano state manipolate per uccidere le tue idee e quello che eri riuscito a fare con le metodologie del tuo allenamento.

Si Sandro, lo sport è malato, è malato a livello mondiale, a livello di chi è chiamato a gestirlo, guidato dal dio denaro e dall’incapacità umana di capire che non si possono chiedere sforzi “disumani” alle persone, come percorrere migliaia e migliaia di km in bicicletta con tappe massacranti, o costringere calciatori a giocare due/tre gare a settimana all’interno di un circo mediatico intento a produrre solo ed esclusivamente spettacolo e business.

Quanti casi Pantani o casi come quello di Alex dovremmo ancora accettare prima di renderci conto che lo sport lo abbiamo trasformato solo in un business economico.

Lo sport si deve praticare nel rispetto della persona, in un percorso dove l’allenamento fisico e psichico è il vero metro per progredire e migliorarsi, dove la medicina è di supporto per curare, non per stimolare i nostri corpi a superare i propri limiti, fino a procurare danni irreparabili.

Era troppo bella la favola reale dell’uomo che si riscatta e riesce a vincere con le sue proprie forze, lasciando fuori farmaci e sostanze.

Chi vuole che lo sport resti malato non poteva permetterlo. Ma noi sappiamo che invece è possibile.

Quella gara di quella splendida mattina di sole, la rincorsa progressiva di Alex che lasciava dietro tutti, il tuo sguardo mentre lo vedevi correre e la tua gioia, l’abbraccio finale tra di voi, sono stati la resurrezione dello sport vero.

Io ho avuto la fortuna di vederlo e viverlo con i miei occhi e il mio cuore, ora dobbiamo recuperare la forza di farlo vedere e trasmetterlo a quegli allenatori che ogni giorno sui campi e nei palazzetti hanno la responsabilità di migliaia i bambini e ragazzi che corrono e si divertono, e a quei dirigenti che credono ancora nei valori dello sport.

Per questo ti aspettiamo, Sandro, anche insieme ad Alex, per continuare questa tua battaglia, questa che è anche la battaglia di Libera, la battaglia di chi crede nello sport pulito.

Il doping, il gioco d’azzardo, i troppi soldi, i troppi sogni di gloria, gli atleti che smettono di essere esempi di umanità e si trasformano in miti, hanno ammalato lo sport.

Per i nostri bambini e i nostri giovani, per l’emozione che abbiamo provato nel vedere la splendida corsa di Alex, dobbiamo continuare a curarlo.

Schwazer, Donati e lo spirito olimpico

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