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Quella lettera da Bruxelles

Rocco Artifoni il . Economia, Istituzioni

Dall’Europa è arrivata all’Italia una lettera di richiesta di chiarimenti, perché il rapporto tra il nostro debito pubblico e il Prodotto Interno Lordo nel 2018 è aumentato dello 0,8%, passando dal 131,4% del 2017 al 132,2% dello scorso anno.

C’è chi si è mostrato sorpreso per questa missiva, ma i dati diffusi a fine aprile da Eurostat facevano presagire proprio ciò che poi è avvenuto.

Mentre la tendenza europea va nella direzione della diminuzione del rapporto debito/PIL, l’Italia va nel verso opposto. Infatti, sono soltanto 3 su 28 i Paesi dell’Unione in cui il debito pubblico è aumentato lo scorso anno (Grecia, Italia e Cipro), mentre in Francia è rimasto invariato: in 24 Paesi Ue su 28 il debito è sceso e non di poco: nella zona euro di ben due punti, dall’87,1% nel 2017 all’85,1% nel 2018; nella Ue è calato dall’81,7% all’80% in relazione al PIL. E non si tratta soltanto di una tendenza annuale: nell’ultimo triennio in Europa il rapporto debito/PIL è diminuito mediamente di quasi 5 punti in percentuale.

Inoltre, sono ben 13 i Paesi che nel 2018 hanno messo a segno un surplus di bilancio: si tratta di 8 stati della zona euro (Germania, Olanda, Grecia, Austria, Lituania, Lussemburgo, Estonia, Slovenia) e 5 nazioni fuori dall’Eurozona (Repubblica Ceca, Danimarca, Croazia, Bulgaria e Svezia).

Guardando ai Paesi più popolosi, il rapporto debito/PIL della Germania è sceso dal 64,5% del 2017 al 60,9% del 2018, in Spagna è sceso dal 98,1% al 97,1%, mentre in Francia è rimasto stabile al 98,4%.

La performance più impressionante è quella del Portogallo, il cui debito è calato dal 124,8% al 121,5%, mentre il deficit annuale è stato quasi azzerato: dal 3% allo 0,5%. Nel 2016 il debito portoghese era superiore al 129% del Pil e dunque si è ridotto di ben 8 punti in percentuale.

La Grecia è il paese che ha un debito più alto (181,1%), mentre l’Italia si colloca al secondo posto con un debito pari al 132,2%. Seguono Portogallo (121,5%), Cipro (102,5%), Belgio (102%), Francia (98,4%) e Spagna (97,1%).

In un Paese normale – a fronte di questi dati – ci si interrogherebbe seriamente sui motivi per cui l’Italia persiste a seguire la via dell’indebitamento, mentre quasi tutti gli altri Paesi europei riescono a ridurre il proprio debito anche in modo significativo.

Oppure ci si domanderebbe per quale ragione negli ultimi 30 anni le posizioni tra Belgio e Italia si sono scambiate (infatti nel 1990 il rapporto debito/PIL dell’Italia era intorno al 100% e quello del Belgio al 130%).

Invece la maggior parte degli italiani si stupisce che da Bruxelles scrivano per chiedere spiegazioni, o peggio se la prende con l’Europa dei burocrati, facendo finta di non sapere che le regole dell’Unione le abbiamo sottoscritte anche noi.

La situazione è alquanto paradossale e persino irragionevole.

Navighiamo con un’evidente falla nella chiglia dell’imbarcazione Italia e ce la prendiamo con chi ci segnala che stiamo imbarcando troppa acqua. C’è persino chi sostiene che per migliorare il galleggiamento la cosa migliore sia far entrare altra acqua nella stiva, allargando il buco esistente sul fondo della nave.

Forse non ce ne rendiamo nemmeno conto, ma alle lettere allarmate che arrivano dall’Europa stiamo rispondendo con le cartoline scherzose dalle vacanze in Italia.

Speriamo di non dover chiedere – tra non molto – i francobolli alla Grecia…

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