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Il ministro e le scorte

Piero Innocenti il . Istituzioni, SIcurezza

saviano scortaIl Ministro dell’Interno, pochi giorni fa, ha annunciato che sta riesaminando, immagino con i suoi collaboratori del Viminale, i criteri risalenti a diversi anni fa, per l’assegnazione delle cosiddette scorte di sicurezza (“servizi tutori” per usare il linguaggio ministeriale) lievitate nel tempo.

Un segnale positivo anche se poteva risparmiarsi quel “bacione” ironico indirizzato via social a Roberto Saviano che è uno dei destinatari di tale tutela, quasi a preannunciare che stia per terminare la protezione a suo tempo assegnatagli. Uno stile e una modalità di comunicazione che sono fuori luogo per un Ministro dell’Interno.

Questa storia delle scorte di sicurezza a molte “personalità” (in diversi casi anche a loro parenti e congiunti) è una delle tante che avrebbe dovuto far arrossire sia molti fruitori che quanti, ai vari livelli istituzionali, hanno concorso alla loro assegnazione.

In nessun Paese al mondo, neanche nella Colombia ai tempi di Pablo Escobar, né in Messico, né in Salvador, tra quelli più violenti, si registrano situazioni di tal genere con un impiego di risorse umane straordinario. Sono, infatti, circa duemila, in tutto il territorio nazionale,gli operatori delle forze di polizia impiegati, a tempo pieno, in tali servizi di tutela per oltre 500 persone delle categorie più disparate con una valutazione che viene fatta a livello centrale dall’UCIS (Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale – Dipartimento della Pubblica Sicurezza-Ministero dell’Interno), anche sulla scorta di informazioni trasmesse dalle Autorità provinciali di pubblica sicurezza (prefetti e questori) delle province interessate.

Ai servizi in questione, di varie tipologie, in relazione ai livelli di rischio accertato (in una scala decrescente che va da 4 a 1 , con un terzo livello “rinforzato”) vanno aggiunti tutti gli uomini impiegati (non solo delle forze di polizia ma anche dell’Esercito) nella vigilanza fissa presso abitazioni, sedi di giornali, residenze di ambasciatori, sedi di sindacati ecc…

Riesaminando con molta attenzione la situazione generale delle scorte e assicurando naturalmente quelle per i vertici politico-istituzionali e per quelle persone realmente a rischio, si potrebbero recuperare un migliaio tra poliziotti, carabinieri e finanzieri che significa l’equivalente di 500 pattuglie in più al giorno nel controllo del territorio.

E’ possibile che non tutti gli operatori di polizia accoglierebbero con entusiasmo questo rientro nei ranghi dei rispettivi Corpi di appartenenza per tornare a servizi istituzionali gravosi, rischiosi e, comunque, più impegnativi. Nei servizi di scorta, infatti, soprattutto in quelli che riguardano esponenti politici e personalità di “peso”,  è noto che, con il passar del tempo, l’operatore di polizia riesce ad entrare in “confidenza” (e gli esempi non mancano di certo) e a godere di qualche “privilegio” derivante dal ruolo e dalla posizione di potere della persona scortata (che, talvolta, è arrivata anche a segnalare il nominativo gradito del/i poliziotto/i da assegnare al servizio).

I sindacati di polizia, peraltro, sul tema scorte non hanno mai fatto la voce grossa anche perché possono rivelarsi utili i canali di informazione e di comunicazione che, tramite questo servizio, si riescono a stabilire con le varie “personalità”.

I tentativi fatti negli anni passati per ridurre significativamente le scorte, con istruttorie e approfondimenti vari, non hanno mai portato a risultati significativi. Nessuno, insomma, se l’è sentita di assumersi la responsabilità di un taglio anche quando era emerso chiaramente il venir meno dei presupposti per il servizio e tutto si fosse sostanzialmente ridotto ad una sorta di “radiotaxi” con la pretesa, da parte di qualche politico, di scegliere anche l’autovettura.

Un servizio che, tutto compreso (autovetture di serie e blindate, consumo di carburante, manutenzioni ordinarie e straordinarie, ore di straordinario per il personale, missioni fuori sede ecc..) costa alla collettività diversi milioni di euro l’anno. Sarebbe, allora, un fatto straordinario recuperare per la sicurezza della gente anche solo qualche centinaio di poliziotti e carabinieri riducendo le scorte ma senza pregiudizi e antipatie politiche.

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