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23 maggio, a Milano commemorazione ai giardini Falcone e Borsellino

Martina Mazzeo * il . Giovani, Lombardia, Mafie

falcone milano 1“Questa giornata non è mai un rituale per noi delle scuole. Abbiamo coinvolto questa mattina più di mille studenti in una riflessione sulla vita e sull’insegnamento dei giudici che sono morti durante la strage di Capaci e di via d’Amelio. Per noi loro vivono sempre, e il loro sacrificio vive nella nostra testimonianza. Quindi il nostro primario impegno è far conoscere la loro opera a tutti gli studenti che nel 1992 non erano ancora nati. Crediamo che qui noi manifestiamo il nostro impegno perché la loro morte non stato vano”.

Così Pietro De Luca, del coordinamento delle scuole milanesi per la legalità e la cittadinanza attiva, ha aperto le commemorazioni ufficiali per il 27esimo anniversario della strage di Capaci che si sono svolte presso i giardini Falcone e Borsellino a Milano.

“Ha ragione, non è un rituale. Io sono qui perché lo sento e sento di voler parlare ai ragazzi – ha commentato il sindaco di Milano Giuseppe Sala – i ragazzi possono essere disorientati perché da anni si parla di mafie e vedono che la politica e’ ancora coinvolta. Ma è la realtà. E quindi la mia preghiera ai ragazzi e’ di credere che la nostra lotta in questa città è una lotta reale. Noi dobbiamo buttare fuori i mafiosi e dobbiamo farlo insieme. Se abbiamo un qualunque segnale di mafia, dobbiamo dimostrare che ci teniamo. Dobbiamo essere parte di questa comunità milanese che pure con tutti i limiti fa opera di testimonianza e di difesa contro infiltrazioni mafiose”, ha concluso.

Alfredo Morvillo, procuratore capo di Trapani e fratello di Francesca Morvillo ha insistito sull’importanza di queste commemorazioni: “Per chi ha vissuto direttamente quei fatti di sangue, vedere che il ricordo di questi uomini e donne è vivo da nord a sud è motivo di grande conforto. La verità è che sono state uccise le persone che facevano bene il proprio dovere perché in quel territorio gli altri non lo facevano abbastanza. Loro consapevolmente sono andati incontro alla morte, sapevano bene il rischio che correvano, eppure non si sono mai tirati indietro perché perseguivano l’obiettivo del bene comune. Hanno fatto tutto per amore, della legalità, della comunità”.

falcone milano 2“Tanto è cambiato in questi anni – ha continuato Morvillo – ma ciò che è cambiato in modo davvero evidente è il momento repressivo della lotta alla mafia. I risultati delle indagini, gli arresti, sono sotto gli occhi di tutti. E poi l’impegno delle scuole: dappertutto in Italia ci sono insegnanti che fanno un lavoro egregio, con tante associazioni,- prosegue- tuttavia si parla ancora di mafie. Ancora stentiamo a fare il passo finale. Purtroppo c’è una grossa fetta di cittadini totalmente indifferenti e un’altra che naviga in una zona grigia. Fin quando non si capirà che bisogna prendere le distanze da certi personaggi, e fino a quando la politica non riuscirà a fare a meno di questi voti, noi non riusciremo a fare il passo finale. Anzi continuano ad avere un ruolo importante nella vita politica. Dobbiamo imparare ad apprezzare il fresco profumo della libertà di cui parlava Paolo Borsellino”.

La manifestazione è proseguita sino alle 17.58, ora della strage.

Le parole degli studenti

“Giovanni rappresenta per me la forza di andare avanti e l’ostinato senso di giustizia. Mi piacerebbe che la loro memoria si facesse impegno quotidiano”. A parlare è Stefano Ambrosoli, studente del ‘Carlo Porta’, nipote di Giorgio Ambrosoli, ucciso da Cosa nostra a Milano l’11 luglio 1979.

Gli studenti milanesi hanno preso la parola durante le commemorazioni ufficiali per il 27esimo anniversario della strage di Capaci che si sono svolte ai giardini Falcone e Borsellino di Milano.

Francesco Gnan del liceo ‘Beccaria’ ha riflettuto sul concetto di eroismo e di coraggio: “Oggi voglio immaginare Falcone quando aveva la mia età e stava scegliendo a che università iscriversi. Io mi iscriverò a fisica, lui a legge. Credo sia la passione per ciò che si fa a renderci straordinari. Penso che Giovanni fosse una persona innamorata, appassionata e per questo straordinaria. Per me Giovanni era un eroe perché aveva il coraggio di ascoltare la sua coscienza e non tradirla nonostante le difficoltà. La sua stessa scelta di coraggio possiamo farla anche noi quando siamo chiamati a prendere una decisione”.

Infine Angelica Antico, giovane studentessa del presidio Rita Atria del liceo Beccaria: “Non vogliamo che la memoria sia strumentalizzata. Noi porteremo avanti gli ideali di tutti coloro che hanno dato la vita per difendere la costituzione italiana. Loro per noi sono simboli perché hanno compiuto straordinariamente bene il loro lavoro. Dobbiamo andare avanti, contro la paura, perché insieme siamo più forti”.

giovani albero

Centinaia di studenti milanesi al liceo ‘Volta’ per Falcone e Borsellino

Noi tutti abbiamo il dovere di portare avanti la loro memoria. Oggi è necessario non solo ricordare le azioni di questi giudici ma ciascuno di noi deve fare propri i loro ideali per contrastare questo fenomeno che rovina la reputazione dell’Italia agli occhi del mondo“.

Così gli studenti dell’istituto ‘Gentileschi’ di Milano il 23 maggio mattina al liceo ‘Volta’ dove hanno presentato il cortometraggio che hanno realizzato in occasione del XXVII anniversario della strage di Capaci.

Centinaia di studenti del liceo ‘Volta’ e degli istituti superiori ‘Gentileschi’ e ‘Schiapparelli’ radunati in aula magna partecipano a uno dei quattro convegni che si sono svolti in contemporanea a Milano per la manifestazione ‘Palermo chiama Italia’, a cui sta prendendo parte anche diregiovani.it.

Grazie per avere organizzato questo incontro. Dimostrate la vostra sensibilità sociale perché per combattere mafie e corruzione, i due veri mali italiani, occorre la partecipazione di tutti“.

Con queste parole ha esordito il sostituto procuratore di Milano Alberto Nobili. “Questi fatti sono successi 27 anni fa. Io oggi avrei voluto che fosse una lezione di storia e dire ‘quando c’era la mafia’. Invece la mafia c’è ancora ed è ancora più insidiosa di prima. Quelle stragi sono state commesse anche per colpa dell’indifferenza, la collusione, le distrazioni, quando qui al nord addirittura si negava“, ha aggiunto Nobili che da magistrato in carica a Milano da più trent’anni può raccontare agli studenti presenti gli sviluppi delle mafie e le sue vittime, come i giovani rapiti dalla ‘ndrangheta al nord negli anni ’70-’80.

Il mafioso è sempre un rozzo ma si circonda di professionisti, perciò investe il suo denaro e permetta l’economia. Noi questo a Milano lo dicevano già nelle assemblee degli anni ’90. Ma ci sono volute le stragi per accorgersene – ha proseguito – Le bombe del ’92-’93 sono state un atto di guerra contro lo stato italiano. La mafia pretendeva di scendere a patti con lo stato e di farsi riconoscere. Noi che arriviamo sempre un po’ ritardo, perché non c’è prevenzione seria nel nostro paese, ci è voluto tutto questo sangue perché lo stato si rimboccasse le maniche. Io ho vissuto in prima persona quella stagione della ‘grande illusione’, anni in cui qui al nord arrestavamo in un solo anno 2500 mafiosi. Speravamo di essere sulla strada giusta. Ma il carcere non basta, non serve se l’impegno antimafia non diventa una battaglia civile. E poi la mafia ha cambiato strategia, si è inabissata. Ma attenzione ragazzi: la mafia è sempre potete e denaro, non sottovalutatela. Rompiamo questo silenzio. Droga, rifiuti: dovunque ci sono soldi la mafia ci mette mano. E allora cerchiamo di capire, informiamoci. Al mafioso non fa paura il carcere, lo mette in preventivo. Il mafioso ha paura di due cose: una è compito delle istituzioni ed è la confisca dei beni; la seconda riguarda tutti ed è la cultura, intesa come orgoglio, dignità, coraggio, apertura mentale, senso di squadra, rispetto delle regole e pretendere altrettanto. Impegnatevi – ha concluso Nobili – date il meglio di voi, fate sempre un buon lavoro. E poi divertitevi ragazzi. Solo cosi questa guerra la vinceremo“.

volta-milanoGiovanni Gianvincenzo, capitano responsabile del nucleo investigativo del gruppo carabinieri forestale di Milano è intervenuto al liceo ‘Volta’ per spiegare agli studenti la genesi e gli sviluppi del fenomeno delle ecomafie in Lombardia, a partire dalle decine di roghi che si sono verificati nell’ultimo periodo.

La crisi nel settore dei rifiuti ha favorito l’ingresso di emissari di organizzazioni criminali. L’imprenditore in difficoltà accetta il soccorso offerto diventando quindi complice di associazioni mafiose che interrano rifiuti in cave o li nascondono in magazzini. Il caso dell’incendio di Corteolona del 3 gennaio 2018 noi lo stavamo monitorando prima che appiccassero il fuoco. Ora siamo riusciti ad arrestare i responsabili. Tutto è partito da una segnalazione ai carabinieri di Corteolona. Abbiamo iniziato a indagare documentando un traffico di camion che di notte trasportavano rifiuti da nascondere nel capannone. Vi invito a essere sentinelle di legalità – ha concluso Gianvincenzo – perché molti dei nostri interventi partono da segnalazioni di cittadini“.

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* Diregiovani.it

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