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Liberi di scegliere, consapevoli contro le mafie

Martina Mazzeo * il . Lombardia, Mafie

convegno-mafie-milano“Milano può essere una culla di idee anche in tema di antimafia. Può sorgere una riflessione comune, anche con gli studenti qui presenti che ringrazio, per aumentare la conoscenza del fenomeno mafioso e degli strumenti di contrasto”. Così questa mattina Alessandra Cerreti, pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Milano, al convegno ‘Mafie e diritti’ che si è tenuto presso l’aula magna ‘Alessandrini-Galli’ del tribunale di Milano.

“Siamo preoccupati del silenzio informativo – ha proseguito – perché non si parla più di mafie se non c’è qualche massacro? Un difetto di conoscenza? Non lo sappiamo. Per questo abbiamo chiamato esperti e studenti per avviare una riflessione comune oggi. Il convegno – ha spiegato – nasce dalla domanda di una ragazza di dodici anni, figlia di un condannato per mafia, che abitava qui a Milano e che in un tema per la giornata del 23 maggio in ricordo di Giovanni Falcone si e’ chiesta questo: ‘se la mafia è una malattia il carcere basta per curarla?’ Oggi questa ragazza – ha concluso la Cerreti – vive sotto protezione grazie al protocollo ‘Liberi di scegliere’ ma la sua domanda ci spinge a riflettere”.

Al centro della discussione della mattinata c’è infatti questo protocollo uno strumento di prevenzione frutto di un’intesa tra Direzione nazionale antimafia, dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del consiglio, Tribunale per i minorenni, Procura per i minorenni, Procura distrettuale di Reggio Calabria e l’associazione ‘Libera’ – con il sostegno della Conferenza Episcopale Italiana – che si propone di aiutare e accogliere donne e minori che vogliano uscire dal circuito mafioso e promuovere una rete di protezione e di sostegno per tutelare e assicurare loro una concreta alternativa.

Il tema del protocollo è stato richiamato da Marina Tavassi, presidente della corte d’appello di Milano: “La giornata di oggi è un segnale forte del nostro impegno nel contrasto delle mafie. La magistratura in Lombardia sta adottando i mezzi giusti e sta facendo un ottimo lavoro. Ma il futuro vuol dire lavorare sui giovani, gli studenti ma anche i minori che vivono in contesti difficili come quelli a cui si rivolge il protocollo liberi di scegliere”, ha concluso Tavassi.

“La presenza dei giovani dimostra il loro interesse per questi temi e questa è la cosa più importante – ha notato in proposito anche Roberto Alfonso, procuratore generale di Milano – perché le mafie, e soprattutto la ‘ndrangheta, in Lombardia hanno ormai raggiunto un livello di radicamento”. E poi, parlando del protocollo, ha aggiunto: “siamo sicuri che questo protocollo stia funzionando e sia davvero uno strumento di prevenzione? Io guardo con favore a questa misura ma deve essere orientata alla tutela del minore, una misura di aiuto al minore e alla famiglia, mentre non deve essere presentata come ulteriore strumento punitivo dei mafiosi”.

Per studenti criminalità organizzata si sconfigge a scuola e con informazione

“Oggi non sono a scuola ma qui in tribunale perché credo nel potere dell’informazione, nella lotta civile contro la mafia”. Così Giacomo, studente del liceo ‘Manzoni’ di Milano, questa mattina alla Dire a margine del convegno ‘Mafia e diritti’ che si è tenuto presso l’aula magna ‘Alessandrini-Galli’ del tribunale di Milano. Giacomo ha poi aggiunto: “Mi impegno perché antimafia non sia un termine vuoto ma abbia il suo significato di informazione e di lotta che ogni cittadino dovrebbe compiere”.

Dello stesso avviso Carolina, compagna di scuola di Giacomo: “Anche io voglio informarmi, seppure sia spesso difficile è fondamentale. Non possiamo credere di cambiare il mondo se non lo conosciamo bene. Quindi un convegno come quello di oggi è importantissimo”. Daniele mette l’accento sull’importanza di partecipare e sul ruolo della scuola: “Sono qui perché antimafia è una parola bellissima che significa informarsi e partecipare. Piccoli gesti quotidiani possono contribuire al contrasto della criminalità organizzata ma bisogna partire dalla consapevolezza che può giungere solamente dell’informazione. Perciò il tema della mafia deve entrare nelle scuole come mai prima d’ora attraverso assemblee, incontri e partecipazione attiva degli studenti”.

Infine Lisa che, come Daniele, ragiona su una diversa idea di scuola come luogo di formazione di una cultura antimafia: “Oggi sono qui perché voglio informarmi. Queste iniziative sono importanti perché creano un senso di comunità e permettono uno scambio di conoscenze tra adulti e giovani. Siamo in pochi della nostra scuola ma è fondamentale diventare sempre più. Quindi se sono qui è perché voglio un altro tipo di scuola”.

* Agenzia Dire Giovani

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