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Locri, l’eco di una preghiera nascosta

Carmen Bagalà * il . Calabria

IMG-20190327-WA0006Il 27 marzo, a Locri, sotto una pioggia battente, a dimostrazione che si può e si deve andare avanti nonostante le piccole e grandi avversità, i familiari delle vittime innocenti della ‘ndrangheta, le autorità rappresentanti il territorio e la società civile hanno marciato in un corteo silenzioso ed attento assieme a don Luigi emblema del “NOI” che abita in Libera.

“Locri non dimentica, Ricorda!” il titolo della manifestazione che ha coinvolto scuole di ogni ordine e grado, rappresentanti delle istituzioni, associazioni, cittadini e forze dell’ordine.

Dapprima l’intitolazione di alcune vie della cittadina a vittime della ‘ndrangheta – i Brigadieri Carmine Tripodi e Antonio Marino, i medici Gino Marino e Domenico Nicolò Pandolfo, la Signora Maria Pugliese Speziali e l’imprenditore Vincenzo Grasso – che, proprio qui hanno perso la vita; ed a vittime della mafia -i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – strade intitolate con la profonda convinzione che le vittime ci appartengono tutte, a prescindere dalle loro origini, perché le loro storie sono le storie di questo Paese, e noi, come uomini e donne prima e come cittadini e cristiani poi, abbiamo il dovere di farcene carico, soprattutto in questo nostro tempo dove la necessità di fare memoria si fa più urgente.

IMG-20190327-WA0007Il corteo è stato poi accolto a Palazzo della Cultura, sede dell’incontro, da volti di bambini e ragazzi che hanno ascoltato con ammirazione e senso di gratitudine Stefania Grasso, figlia di Vincenzo Grasso, che a nome di tutti i familiari presenti ci ha invitato a riflettere su chi non c’è più, ma anche su chi ha scelto di restare e di testimoniare con la propria vita la possibilità di cambiamento e di riscatto; con nuova consapevolezza e speranza le autorità presenti, tra cui il sindaco Giovanni Calabrese ed il prefetto Michele Di Bari comprendendo che siamo tutti coinvolti in questo processo di giustizia sociale che non può guardare ad altro che al “bene comune”; con stupore don Luigi, attento lettore della realtà e delle difficoltà della nostra epoca che ci ha invitati ancora una volta a “distinguere per non confondere”, ad essere da pungolo alle istituzioni al fine di creare percorsi civici virtuosi, a guardare con occhi nuovi i “nomi” di queste strade, perché siano un costante monito al cambiamento, con la speranza di creare concretamente degli “orizzonti di giustizia sociale”; perché essi passano necessariamente dall’impegno di ciascuno di noi.

La necessità oggi, per la locride, è quella di spezzare i percorsi di memoria incompleti che alimentano la segmentazione delle storie – ad ognuno la sua – e della memoria, offuscando tante piccole storie non ricordate, perché ognuna di esse e tutte loro assieme rappresentano la nostra comunità, fatta di persone semplici e per bene che hanno scelto da che parte stare; tante piccole storie che, messe insieme, costituiscono il nostro bagaglio culturale e sociale e ci indicano la via da seguire. Perché, come ha detto Deborah Cartisano e come ha ribadito don Luigi, a farsi carico della memoria e del ricordo non devono essere solo i familiari delle vittime innocenti, ma l’obiettivo e che, attraverso la conoscenza, la testimonianza, l’impegno quotidiano ogni cittadino arrivi a cogliere il senso di questo coinvolgimento e si senta egli stesso “portatore di memoria”.

Il monito che arriva da questa giornata è questo: “Siate l’eco di una preghiera nascosta”. Quella che non ha la forza o il coraggio di essere gridata ma che bussa al cuore di ognuno di noi, che graffia le nostre coscienze: la preghiera che loro, le vittime innocenti, i loro ideali, non siano dimenticati ma continuino a camminare sulle nostre gambe attraverso quest’eco che, incessantemente, si propaga nella storia.

* Referente Formazione per il coordinamento Libera Locride

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