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“Il 21 marzo a Padova i giornalisti saranno con Libera”

Monica Andolfatto il . Veneto

andolfattoSe non c’è verità non si costruisce giustizia. Banale? Ovvio? No, per nulla. L’85% dei familiari delle vittime della mafia non conosce la verità sulla morte dei loro cari.

Don Luigi Ciotti è instancabile nel ripetere questa sorta di mantra che sta alla base di Libera. L’ho ha fatto anche a Padova, invitato all’iniziativa promossa da Sindacato giornalisti Veneto e Federazione della stampa, con Articolo 21 Veneto, per conversare su “Informazione sorgente di democrazia” e per ribadire la vicinanza a tutti i cronisti minacciati per il loro lavoro.

E se l’informazione è un bene comune da preservare e coltivare, proprio per questo deve essere una buona informazione, scevra dal condizionamento derivante da interessi di parte o da preconcetti, dalla sopraffazione delle mafie, dal ricatto del precariato: una buona informazione deve inseguire e perseguire la verità.

Don Ciotti è stato chiaro, tagliente: la logica della notizia usa e getta va rifiutata, insieme a quella che sacrifica obiettività e complessità sull’altare degli indici di ascolto. “Oggi – ha detto – l’informazione non è autonoma, deve liberarsi dal peccato del sapere già tutto, deve liberarsi dalla superficialità”.

E se le parole e le immagini sono, come sono, azioni, ecco che i giornalisti sono chiamati alla responsabilità di praticare la buona informazione: “Sono stanco – ha ribadito il presidente di Libera – di sentire tirare in ballo l’etica della professione;  è la professione stessa a essere etica. Ci vuole coraggio. Da parte di tutti”.

Invece nel paese c’è paura: persino di aderire agli incontri di Libera. Cosa sta succedendo? Lo ha chiesto e se lo è chiesto don Ciotti. E rivolgendosi ai giornalisti li ha fortemente richiamati: “Aiutateci a informare i cittadini affinché possano maturare la consapevolezza, che sta alla base di ogni democrazia, di far parte di una comunità. Puntate sul giornalismo d’inchiesta, illuminate le tante zone grigie della nostra società per contrastare la criminalità organizzata, l’intolleranza e l’ignoranza”.

Per scacciare la paura. Per recuperare il senso della condivisione, dell’esserci con gli altri, della militanza civica: perché, come cantava Gaber, la libertà è partecipazione.

“E la solidarietà – ha incalzato don Ciotti – non basta più. Occorre corresponsabilità per trasformare le emozioni dell’immediato in sentimento profondo. In questo modo si passa dalla dimensione soggettiva a quella collettiva. In questo modo si comprende che i proiettili che hanno ammazzato l’imprenditore che non pagava il pizzo, il poliziotto, il carabiniere, il giornalista, hanno ammazzato un po’ anche noi”.

Un appello alla mobilitazione quello di don Ciotti, a partire dal 21 marzo a Padova per la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno. Un appello raccolto e amplificato dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, da sempre a fianco delle battaglie di Libera.

“Illuminare fin da ora senza soluzione di continuità la giornata del 21 marzo: occorre spiegare che si tratta di una festa di speranza, di legalità, di dignità per tracciare un percorso di sicurezza. Non è – ha sottolineato Giulietti – la pistola data a ogni cittadino che dà sicurezza. Chi spaccia solidarietà e inclusione spaccia sicurezza. E basta, basta con chi accusa di rovinare l’immagine di un territorio se si denuncia il malaffare e la criminalità. E’ chi si volta dall’altra parte che permette il proliferare di discariche, l’infiltrazione mafiosa, il disprezzo delle regole, l’impoverimento sociale. Il 21 marzo è la giornata del noi, di chi ha a cuore il proprio futuro, di chi ama la propria regione”.

“Padova deve diventare – ha continuato Giulietti – la capitale europea della legalità, un grande investimento sul domani e mi auguro davvero che le istituzioni venete lo capiscano. E vorrei che dalla sua piazza venisse rilanciata anche la campagna contro i tagli e i bavagli alla stampa. Togliere i fondi alla piccola editoria, significa far morire testate storiche in particolare diocesane, significa comprimere la pluralità di voci e quindi imbavagliare l’informazione, alla stessa stregua delle querele temerarie, che hanno l’unico obiettivo di intimorire i giornalisti con domande di risarcimento danni  anche milionarie, colpi di lupara alle spalle dell’articolo 21 della Costituzione. In Parlamento sono depositate da tempo diverse proposte di legge nessuna delle quali mai calendarizzate”.

E sui giornalisti sotto scorta Giulietti ha tuonato: “Non si deve cadere nelle polemiche strumentali, nel dileggio infamante che isola e che a volte arriva a sparare. Si deve capire una volta per tutte che il giorno in cui un giornalista viene messo sotto scorta è un giorno di lutto, perché a perdere è tutta la società. Sono i mafiosi, i criminali, i corrotti che vanno scortati fuori dalla comunità”.

Invitando a leggere “Lettera a un razzista del terzo millennio di don Ciotti, Giulietti ha ricordato che il 20 marzo è il 25. anniversario dall’assassinio tutt’ora impunito di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: “La Fnsi si sta battendo, insieme a tanti altri per non archiviare il caso. Non è che se muoiono i genitori allora non importa. Bisogna raccogliere il testimone lasciato da papà Giorgio e mamma Luciana e  per questo invito a sottoscrivere la petizione lanciata su change.org.

Il 21 marzo a Padova i giornalisti ci saranno, con la Fnsi, il Sindacato veneto e gli altri sindacati regionali che hanno già assicurato la loro presenza fra cui il Trentino, il Friuli e la Liguria.

* Segretaria Sindacato giornalisti Veneto

Padova, «I giornalisti siano scorta mediatica delle comunità minacciate»

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