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Latina, mafie storiche e nuovi clan

Piero Innocenti il . Mafie

comune-di-latina-660x440Curiosando tra gli ambiti di analisi del recente e interessante studio sulla “Qualità della vita 2018” (curato dal Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche dell’Università la Sapienza di Roma) pubblicato su ItaliaOggi il 19 novembre scorso, ed in particolare su quello della “criminalità”, mi sono soffermato sulla provincia di Latina ricordandomi della speciale attenzione che le era stata riservata nella relazione conclusiva della Commissione parlamentare Antimafia del febbraio di quest’anno. Una provincia, sin dagli anni Ottanta, “territorio per il rifugio e la latitanza di clan camorristici..” ma anche “contesto sociale e realtà economica attrattive che hanno favorito un precoce radicamento delle organizzazioni criminali non solo campane ma anche siciliane e calabresi”. Una provincia che è stata, sin dagli anni Cinquanta in avanti, la sede prescelta dalle autorità di pubblica sicurezza per il soggiorno obbligato di criminali di un certo spessore delle mafie storiche. Criminalità dedita alla commissione di “..una serie indeterminata di delitti in tema di traffico di droga, armi, usura, estorsione”. Ma, prima di rileggere quanto scritto dalla Commissione Antimafia, rileviamo come la posizione di Latina nella classifica nazionale sulla criminalità risultante dagli studi degli ultimi anni (condotti sempre dall’Università La Sapienza) sia decisamente migliorata. Infatti, dalla 92ma posizione del 2015 è passata alla 89ma del 2016, alla 86ma del 2017 per collocarsi alla 76ma nel 2018. Tra i delitti esaminati vi sono, naturalmente, anche quelli collegati al traffico/spaccio degli stupefacenti e alle estorsioni.

Ebbene, mentre nel 2016 il rapporto di tali reati ogni centomila abitanti era pari a 60,59, nel 2018 è sceso a 49,95 che sta ad indicare certamente non una dimensione ridotta del fenomeno che, anzi è sempre in espansione (come in gran parte del Paese), ma, viceversa, una diminuita attività di repressione di tali reati. Sarebbe da analizzare se ciò sia attribuibile ad una attenuata, temporanea, attenzione degli organismi investigati locali, dovuta anche a minori risorse umane o se siano stati attenzionati maggiormente altri ambiti di criminalità. Di certo, a livello centrale, anche di recente con un’apposita direttiva del Ministro dell’Interno indirizzata a tutti i Prefetti, sono state sollecitate, in tutto il territorio nazionale, azioni coordinate delle forze di polizia (coinvolgendo anche le Polizie Locali), nel contrasto allo spaccio di droghe. Anche per le estorsioni, negli ultimi due anni, a Latina, il rapporto ogni centomila abitanti si mantiene pressoché costante con 13,48 nel 2016 e 13,58 nel corrente anno.

Una situazione di criminalità comune nel complesso non drammatica con 373,85 furti in appartamento ogni centomila abitanti, 147,84 scippi/borseggi, 5,40 violenze sessuali, 1,57 rapine in banche e uffici postali, 35,23 rapine in esercizi commerciali, in strada ecc.., 166,74 furti di auto, 234,61 truffe e frodi informatiche. Sono altri i reati che preoccupano e che non sono presi in esame nello studio sopra indicato. Si tratta degli “incendi, attentati e intimidazioni ai danni di commercianti, di imprenditori e di pubblici amministratori..” di cui è cenno nella relazione della Commissione Antimafia e che rappresentano “..indicatori sistematici di una ingombrante presenza di più di una enclave criminale..” a Latina e provincia.

Una realtà territoriale di cui già più di due anni e mezzo fa il Questore del tempo distingueva ben quattro zone criminali: la prima, composta da Formia e Gaeta, con la presenza di famiglie dei Casalesi e di altri clan; la seconda, di Fondi, area privilegiata dei calabresi; la terza zona comprendente Aprilia e Cisterna ancora “controllata” dalla c.o. calabrese e la quarta, di Latina città con la presenza stanziale del clan nomade Ciarelli-Di Silvio imparentato con il più noto clan Casamonica di Roma. Tutti dediti alle estorsioni,all’usura, al commercio di stupefacenti. Un quadro generale che dovrebbe indurre a rinforzare anche con adeguate professionalità le articolazioni periferiche della pubblica sicurezza di Latina.

E’ la dimensione internazionale la nuova frontiera dell’antimafia

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