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Libera e gli apostoli dell’antimafia?

Giuseppe Giuffrida* il . L'analisi

report 2Non avrei, come non ho, gli elementi utili per la risposta…direbbe qualcuno.

A maggior ragione del fatto che nessuno mi ha fatto la domanda…

Ma la domanda me la pongo io, che vivo Libera con l’angoscia dell’errore, dell’ansia e della gioia.

Dove ha sbagliato, se ha sbagliato, Report, trasmissione che amo davvero?

E’ vero, io nutro per Libera un sentimento strano, la gelosia.

Quella dello stereotipo siciliano di chi vuol sapere dove va, con chi si accompagna, cosa fa la sera e la mattina.

Chi la tocca e chi la chiama.

E chi la usa.

Ma ragiono sulla pelle e sui sentimenti che scorrono su di essa.

Per dire che l’inchiesta di Report sull’apostolo dell’antimafia, che apostolo non lo è affatto, tanto meno dell’antimafia, mi tocca nella generalizzazione di un affiancamento che ha posto Libera come soggetto in pericolo.

Ebbene, lo era anche prima in pericolo.

Lo è anche adesso in pericolo.

Lo sarà anche domani in pericolo.

Perché il “brand” dell’antimafia, Libera non lo ha “per grazia ricevuta”.

Ma per la passione genuina e gratuita di migliaia di giovani e meno giovani.

Il punto è proprio questo.

Non farlo mai diventare un “brand”.

Renderlo ogni giorno un percorso mai finito, mai seduto e sempre in continuo movimento, sì da non farlo mai assumere a marchio immutabile di qualità.

Senza padroni che ne possano “ vantarne ” , cooptandolo dolosamente il marchio.

Questo è quindi il punto.

Report affianca l’apostolo dell’antimafia, che apostolo non lo è affatto, tanto meno dell’antimafia, a Libera. E al sacerdote.

Una costruzione emotiva efficace, ma sbagliata.

Il sacerdote è un uomo. In Libera ce ne sono tanti sia di sacerdoti che di uomini, e di donne, splendide e appassionate.

Ebbene cara Report, un suggerimento: prova ad affiancare l’apostolo dell’antimafia, che apostolo non lo è affatto, tanto meno dell’antimafia, alle migliaia di donne e uomini, giovani e meno giovani, di Libera.

Quelli dei campi di impegno e formazione, quelli del 21 marzo, quelli che strillano a gran voce ed ovunque per far finalmente riutilizzare a fini sociali i beni confiscati alle mafie abbandonati al loro destino. Ai tanti sacerdoti.

Regge ancora il paragone?

No. Non regge.

Questo perché Libera prescinde da essi ed al tempo stesso non ne può fare a meno.

E’ un sentimento che si fa carne, sangue, braccia, gambe, occhi, orecchie, mani e bocca tutti i giorni.

Ed aggiungo, gratis. Senza stipendi ed anzi rimettendoci di tasca propria.

Parlo per me e per una quantità infinita di tanti altri.

E chi percepisce una modestissima retribuzione, lo fa in virtù non di un “professionismo”, ma di una conduzione “professionale” del proprio ruolo. Senza benefit, piazze di consenso, contratti sicuri.

Ma sono talmente pochi, che non vale nemmeno parlarne.

Eppure sono fondamentali per lo spirito di Libera.

Altre cose non c’entrano con Libera.

L’apostolo dell’antimafia, che apostolo non lo è affatto, tanto meno dell’antimafia, non c’entra nulla con Libera.

Nulla da me e da noi di Libera di più lontano da quegli apostoli dell’antimafia, che apostoli non lo sono affatto, tanto meno dell’antimafia.

Libera con loro non c’entra nulla.

Libera non è in chi la usa per un successo personale.

Per l’affermata carriera, per la presentazione del libro di turno, per la partecipazione al progetto illuminato, in chi ti chiama per metterci il logo, per dire: “ ma come, Libera non ci sta a questa iniziativa?”.

Libera non è nulla di tutto ciò, cara Report.

I meriti della trasmissione sono enormi. La conduzione sempre appassionata e profonda. Pone spesso giustamente dubbi e sollecita riflessioni.

E voglio cogliere questa sfida e rispondere così.

La nostra attenzione è e deve essere massima.

Chi “ usa ” Libera, non “ è ” Libera.

Credo sia giusto dirlo, fossero anche blasonati giornalisti o neofiti della passione civile. Fossero anche portatori d’acqua infetta o grulli che bevono convinti di attingere alla fonte della verità. Fossero anche astuti detrattori o sgamati e sagaci ammaliatori.

In questo caso non vale associare l’apostolo dell’antimafia, che apostolo non lo è affatto, tanto meno dell’antimafia, al sacerdote. No, non farlo.

Né ai tanti sacerdoti, né alle donne ed agli uomini, giovani e meno giovani, che sono, sì loro, Libera.

E non anche a me, che lunedì sarò ancora lì, incollato alla tv a seguire Report, il mio programma preferito.

*referente provinciale Libera Brescia

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