NEWS

“Con altri occhi a Fiore”

Luca Cereda il . Lombardia

fioreLecco, 24 ottobre. “[…] Nessuno lascia casa a meno che la casa non ti dia la caccia. […] Nessuno passa giorni e notti nel ventre di un camion, nutrendosi di carta di giornale a meno che le miglia percorse non vogliano dire di più di un semplice viaggio. Nessuno striscia sotto le recinzioni, nessuno vuole essere picchiato, compatito.

[…] Nessuno sceglie campi di rifugiati o perquisizioni a nudo che ti lasciano il corpo dolorante, né la prigione, perché la prigione è più sicura di una città di fuoco e un secondino nella notte è meglio di un camion pieno di uomini che assomigliano a tuo padre.

[…] Nessuno se ne va via da casa finché la casa è una voce sudata che dice: vattene, scappa lontano da me ora non so cosa sono diventata, so solo che qualsiasi altro posto è più sicuro di qua”.

Questi versi sono tratti da ‘Casa’ una poesia di Warsan Shire, poetessa di origini somale, nata in Kenya poiché i suoi genitori erano in fuga dalla guerra civile, che parla di migrante di migrazioni.

Guardare la realtà “con altri occhi”. Guardarla, fin da piccoli, con gli occhi dei richiedenti asilo e dei rifugiati per confrontarsi con l’attualità delle migrazioni. E’ questo il progetto della cooperativa sociale Aeris che ha coinvolto tra 2016 e 2017 tanti giovani studenti e studentesse delle provincia di Monza, diventando anche il titolo del libro di Daniele Biella, giornalista e scrittore impegnato sul tema delle migrazioni e formatore nelle scuole per la cooperativa sociale Aeris, presentato mercoledì sera presso la pizzeria “Fiore – cucina in libertà” di Lecco. Il locale che dopo essere stato il fulcro del ‘regno ‘ndranghetista’ sul lecche del bosso Fraco Coco Trovato, è ora simbolo della legalità e dell’impegno sociale, diventa una tribuna privilegiata per parlare di uno dei temi più delicati ed intricati: le migrazioni. E il legame tra le storie e racconti dei ragazzi migranti protagonisti del progetto “Con altri occhi”, e Fiore è che Harris, 22 anni originario del Ghana, è proprio un dipendente del ristorante pizzeria con il ruolo di pizzaiolo. Storie di libertà che si intrecciano e rafforzano.

“Come si vorrebbe essere trattati se si provasse a vedere la realtà con i loro occhi?” è questa la domanda che il giornalista e educatore brianzolo ha proposto sia nel corso degli incontri dei mesi precedenti con gli alunni sia nel corso della serata con il pubblico presente. “Non si giudicherebbe normale avere uno smartphone? Ce l’hanno i ragazzi che abitano qui e non dovrebbero averli questi uomini che hanno lasciato parenti e affetti dall’altra parte del mondo?” ha incalzato Biella, cercando di smontare uno degli stereotipi più ricorrenti riproposti da media e politici nell’affrontare il tema delle migrazioni. “Le persone che arrivano qui non sono come i bambini del Biafra con la pancia grossa. Loro non potrebbero mai affrontare un viaggio attraverso il continente africano che può durare anche più di un anno. Sono le famiglie che “investono” sul figlio con più possibilità di arrivare alla fine del viaggio”.

Affermazioni, a prima vista, ovvie ma che molto spesso non vengono date per scontate. “Solo mettendoci nei loro panni, con altri occhi, potremmo capirle” è stato l’invito di Biella, riproponendo il titolo del libro e degli incontri con gli studenti di medie e elementari della provincia di Monza e Brianza. L’obbiettivo era di condurre “un’operazione culturale per sensibilizzare i più giovani così da smontare la paura e la diffidenza dei cittadini che abbiamo sperimentato con mano fin dal 2011 quando abbiamo iniziato a occuparci di accoglienza dei migranti” ha spiegato a inizio serata Sergio Saccavino, direttore commerciale della cooperativa Aeris. “Da questi incontri è nato questo libro, un possibile strumento per le attività didattiche degli insegnati sul tema delle migrazioni anche in altri territori”. Di cui, probabilmente, se ne sentiva la mancanza viste le chiamate e le richieste di informazioni da tutta Italia arrivate alla cooperativa Aeris, che si è occupata della pubblicazione del volume, dopo l’uscita anche di un articolo sul settimanale Internazionale. Insieme a Biella, mercoledì sera erano presenti i tre richiedenti asilo e rifugiati Harris del Ghana, Mamadou della Guinea e Bourama del Mali, co-autori del libro e co-protagonisti degli incontri nelle scuole. “Se possiamo spiegare che siamo tutti uguali e le situazioni che dall’Africa ci hanno portato in Italia, è meglio iniziare dalle scuole” ha detto il primo, invitando i giornalisti e gli operatori della comunicazione a fare attenzione a “ciò che scrivono perché vengono letti anche da persone che non hanno mai viaggiato e che così rischiano di farsi un’opinione distorta e parziale”. In questo senso “un libro è uno strumento importante per far capire a tutti cosa voglia dire la nostra situazione” ha spiegato. In particolare, se si tratta di un volume nato dagli incontri con gli studenti con le scuole perché, come ha affermato Mamadou, “un orecchio che ti ascolta è d’oro”.

E perché sono gli studenti a rappresentare il futuro e parlare con loro è “indimenticabile”. A loro, nel corso di questi mesi, i tre richiedenti asilo e rifugiati hanno raccontato la loro quotidianità in Italia e quanto accaduto nel corso del viaggio che li ha condotti in Italia. “Sono nato in Mali da una famiglia di immigrati dalla Guinea, dove abitano i miei zii da cui sono tornato prima di partire per il Nord Africa” ha ricordato Bourama nel corso dell’incontro alla pizzeria “Fiore”. Ha raggiunto la Libia, “un disastro, una situazione che non è possibile capire se non ci sei mai stato”. Dalle sue coste ha dovuto imbarcarsi su un barcone “senza sapere dove fossimo diretti. In mare mi hanno salvato gli italiani. Pensavo fossero libici ma, arrivati in Sicilia, abbiamo ricevuto da mangiare e da bere. Ci hanno aiutato, ho cambiato opinione”.

Da titolare di una delle forme di protezione internazionali riconosciute dall’Italia, ora il compito di Bourama è di avvicinare e far conoscere due mondi diversi che si possono e devono intrecciare “anche grazie agli incontri nelle scuole”. Con gli studenti e le studentesse delle elementari e delle medie che, secondo Biella, “hanno già gli strumenti per ragionare su questi temi con una lucidità che si spera conservino anche in futuro. La continua narrazione emergenziale dei fenomeni migratori ha portato a mettere in discussione anche concetti basilari come l’accoglienza e il rispetto dei diritti umani. Non si può più dare nulla per scontato. È necessario fare una scelta: guardare dall’esterno e in modo distaccato oppure compromettersi, guardare con altri occhi, dire cosa si pensa e stare fermi sui valori”. Farlo fin dalle scuole elementari e medie, può aiutare.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link