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Aemilia. La Cassazione mette un punto: la ‘ndrangheta emiliana è una realtà criminale

Sofia Nardacchione il . Mafie

processo_aemilia_reggio_emilia_4Una prima parte del Processo Aemilia si è conclusa: mercoledì 24 ottobre è arrivata la sentenza della Cassazione dei riti abbreviati. Su 46 ricorsi presentati, 40 condanne sono state confermate. Tra queste ci sono quelle di tutti i principali boss mafiosi a capo della ‘ndrina emiliana, tranne Michele Bolognino, la cui condanna arriverà a breve, insieme alle condanne del rito ordinario.

Confermate in via definitiva, quindi, le pene del 1° e del 2° grado a Nicolino Grande Aracri, che non aveva un ruolo di primo piano nel processo, condannato a 6 anni e 8 mesi; Alfonso Diletto a 14 anni e 2 mesi; Francesco Lamanna a 12 anni; Romolo Villirillo a 12 anni e 2 mesi; Nicolino Sarcone alla pena più alta di 15 anni; Antonio Silipo a 14 anni e Antonio Gualtieri a 12 anni. Confermata poi la condanna a Domenico Mesiano, ex autista del questore di Reggio Emilia, condannato a 8 anni e 6 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa e per le minacce alla giornalista Sabrina Pignedoli.

Condannati in via definitiva anche i “simboli” di quella zona grigia che ha permesso alla ‘ndrangheta di radicarsi in terra emiliana: i professionisti – denominati “borghesia mafiosa” dai giudici della Corte d’Appello nelle motivazioni delle sentenze di 2° grado – Roberta Tattini, consulente finanziaria condannata in via definitiva a 8 anni e 8 mesi, e Marco Gibertini, ‘giornalista’ condannato a 9 anni e 4 mesi.

Confermata la pena del tecnico del comune di Finale Emilia Giulio Gerrini, condannato a 2 anni e 4 mesi per abuso d’ufficio continuato. A causa dei sospetti legami di Gerrini con la ‘ndrina emiliana al centro di Aemilia, il comune aveva rischiato lo scioglimento: su 55 lavori pubblici, infatti, in 17 casi non erano stati effettuati i previsti controlli antimafia e dopo il sisma in almeno due casi i lavori erano stati affidati a ditte infiltrate dalla criminalità organizzata di tipo mafioso. Per Gerrini era caduta in primo grado l’accusa di aver favorito l’associazione mafiosa e non è stato interdetto dai pubblici uffici, ma per lui c’è anche l’attesa per il processo sugli abusi nella gestione degli impianti e nella concessione alle associazioni.

Le modifiche riguardano invece i due imputati che in primo grado erano stati assolti ed erano poi stati condannati in appello: Giuseppe Pagliani e Michele Colacino. Per loro è stato annullata la sentenza di 2° grado, con rinvio alla Corte di Appello.

Quella di Giuseppe Pagliani era una posizione importante, in quanto era l’unico politico condannato nel processo: l’altro politico coinvolto, Giovanni Paolo Bernini, ex assessore Pdl a Parma per cui i Pubblici Ministeri avevano chiesto 6 anni in 1° grado, era stato prosciolto in entrambi i gradi di giudizio dall’accusa di corruzione elettorale.

Pagliani, consigliere comunale di Forza Italia a Reggio Emilia, è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa ed è stato interdetto per cinque anni dai pubblici uffici, per aver fornito il suo aiuto al clan ‘ndranghetistico piegando la propria attività politica a fini criminali.

Michele Colacino, imprenditore nel settore dell’autotrasporto condannato a 4 anni e 8 mesi in appello, aveva vinto importanti appalti per la raccolta dei rifiuti nelle province di Reggio Emilia e Parma ed era stato in stretto rapporto di amicizia con Romolo Villirillo, fino al suo arresto avvenuto alla fine di luglio del 2011 per una tentata estorsione attuata con il metodo mafioso, e poi con Nicolino Sarcone.

Per due imputati, Francesco Frontera e Francesco Lamanna – punto di riferimento della cosca emiliana nel territorio di Mantova -, il processo d’Appello andrà rifatto solo per due capi d’imputazione minori, mentre per altri due imputati c’è stata una riduzione di pena.

Insomma, la Corte di Cassazione ha confermato l’impianto accusatorio: la ‘ndrangheta emiliana ha agito in modo autonomo e si è radicata profondamente in regione. Non ci sono più condizionali: è un fatto riconosciuto in tutti i tre gradi di giudizio. Condanne che quasi sicuramente sosterranno le condanne del rito ordinario, che arriveranno a breve.

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