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Controlli scadenti (a volte assenti) all’interno delle forze di polizia

Piero Innocenti il . L'analisi

forze dell'ordineRiprendo un tema che, ritengo, stia particolarmente a cuore della stragrande maggioranza dei cittadini e cioè quello di poter contare, sempre, sulla correttezza, imparzialità e condotta irreprensibile di tutti gli appartenenti alle forze di polizia. Anche di quelle municipali  (o locali come vengono spesso qualificate). Sono queste le istituzioni che, più delle altre, debbono assicurare tranquillità e sicurezza ai cittadini. Ma anche, in generale a tutte le persone che si trovano sul territorio di competenza.

Giusto un anno fa parlammo di alcune “mele marce” che erano state individuate nei singoli apparati della sicurezza, sottolineando le singole responsabilità penali che non intaccavano, comunque, i Corpi di appartenenza anche se, talvolta, sarebbe stato necessario, con i dovuti controlli interni, sostituire quei cattivi “cestini” che avevano contribuito in qualche modo a far marcire alcune mele. Un ambiente di servizio distratto o, peggio ancora, lassista, con i “capi” che non svolgono bene il ruolo loro assegnato, contribuiscono a far nascere disgustosi e gravi episodi.

E la cronaca degli ultimi mesi è impietosa a riguardo, con almeno una sessantina di fatti segnalati dagli organi di informazione. A partire dall’ultimo, del 23 settembre scorso, con l’arresto di un brigadiere dei carabinieri in servizio alla Compagnia di Castelfranco Veneto (Treviso), indagato, insieme ad un altro carabiniere, per un serie di episodi di concussione in danno di diversi commercianti cinesi, costretti a pagare somme di denaro per evitare “problemi” prospettati dal sottufficiale in sede di controlli. Il mese che volge al termine, inoltre, è stato punteggiato da altri gravi episodi che sono al vaglio della magistratura e che hanno avviato, in alcuni casi, anche procedimenti disciplinari il cui esito dipenderà anche da quelli penali.  Così, il 6 settembre, la notizia dell’arresto di un ispettore della Guardia di Finanza per corruzione nei confronti di un imprenditore di Montichiari, anche questo finito ai “domiciliari”. Una settimana dopo sono cinque gli appartenenti alle forze di polizia ammanettati al termine di  un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Trento, con l’accusa di aver “venduto” dati riservati a investigatori privati. Nella stessa giornata, a Messina, a seguito di un’indagine della locale Procura, finiscono agli arresti domiciliari due fratelli, uno poliziotto e l’altro carabiniere, con l’accusa di falso e abuso di ufficio. Il 16 settembre tocca a due agenti della Polizia Stradale di Avezzano (L’Aquila) finire sulle pagine del giornale con l’accusa di corruzione. Tre giorni dopo va in carcere un assistente capo della polizia di Vicenza per spaccio di cocaina. Ed è  sempre per questioni di droga che finiscono nei guai un graduato della polizia penitenziaria e una infermiera, entrambi in servizi nel carcere di Lodi accusati, nel contesto di una operazione più ampia conclusa con l’arresto di altre persone, di cessione di stupefacenti in cambio di denaro. La stessa accusa con cui, il 19 settembre, un agente della polizia penitenziaria, in servizio nel carcere di Torino, viene bloccato dai suoi colleghi mentre consegnava alcune dosi di hashish ad un detenuto. Il 22 settembre,a Lecco, un poliziotto della locale squadra mobile viene indagato per corruzione in relazione a permessi di soggiorno rilasciati a stranieri.

Non sono mancati, nei mesi estivi, altri gravi fatti addebitati a personale delle forze di  polizia. Tra questi vanno citati quello riguardante l’arresto di un poliziotto – altri tre agenti sono indagati in stato di libertà – del Commissariato di Pubblica Sicurezza Comasina (Milano), a “libro paga” di un boss dello spaccio di cocaina, nell’ambito di un’inchiesta che ha portato all’arresto di una ventina di persone. E, sempre a luglio, la condanna a tre anni e sei mesi di un poliziotto della Stradale di Perugia (già arrestato a settembre del 2017) coinvolto con altre sette persone in un traffico di droga da Napoli a Perugia, mentre a Napoli finiva in manette un ispettore della polizia penitenziaria che portava hashish e microcellulari ad alcuni detenuti nel carcere di Poggioreale. Sgomento, infine, per la notizia, il 27 agosto, di una turista tedesca stuprata da due giovani allievi agenti della Scuola di Polizia di Brescia.

Restano sostanzialmente salde le istituzioni deputate alla sicurezza pubblica e la fiducia dei cittadini (questa espressione l’abbiamo sentita ripetere spesso), ma ogni volta che avvengono questi fatti sono dei micidiali colpi che lasciano il segno e che dovrebbero stimolare i vertici gerarchici, centrali e periferici, a controlli più serrati e sistematici dei servizi sul territorio.

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