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Quali iniziative contro la criminalità organizzata?

Piero Innocenti il . Criminalità

mafiaSono trascorsi molti anni da quando ho iniziato a leggere (e studiare) le interessanti relazioni (almeno in gran parte) delle tante Commissioni parlamentari Antimafia che sono state istituite nelle varie legislature, a partire da quella, lontanissima, del 1962, ma non sono mai riuscito a trovare da parte della classe politica dirigente (tranne qualche isolata eccezione) quel livello di attenzione sfociato, poi, in iniziative contro la criminalità organizzata o altri fenomeni criminali che sarebbero state più che doverose. Non fosse altro per il lavoro fatto dai componenti delle Commissioni.

Il timore che anche la prossima Commissione – la cui proposta di istituzione già approvata alla Camera dei Deputati nelle ultime settimane è passata al Senato – lavori per modesti risultati è purtroppo reale. Un lavoro che, negli anni passati, ha evidenziato sacche delinquenziali nell’ambito di istituzioni pubbliche e apparati territoriali, l’espandersi delle mafie in Italia e in Europa, sottolineando l’esigenza di un pubblico ministero europeo, di iniziative che velocizzassero le richieste di assistenza giudiziaria e di estradizione, l’interscambio informativo. In genere si aspettano le “emergenze” come è capitato anche negli ultimi giorni con i tragici fatti che hanno riportato alla ribalta mediatica e delle istituzioni lo sfruttamento in alcune regioni del sud di braccianti-schiavi da parte di “caporali” al soldo di imprenditori senza scrupoli. Fenomeno criminale ben noto da decenni.

Così si va avanti concentrati sul fenomeno migratorio ( che non si risolve certamente con misure di polizia o con i respingimenti ), sulla Tav e sulla Tap, sui tagli dei vitalizi agli ex parlamentari, sulla flat tax e reddito di cittadinanza. Tutti temi – sia chiaro – importanti ma non vanno messi ancora da parte, rinviati, come è accaduto negli anni passati, quelli collegati “all’azione della criminalità organizzata, sia di stampo mafioso che comune, che continua a rappresentare una delle minacce più serie per l’Italia e, più in generale, per l’intero continente europeo, incidendo allo stesso tempo sulla sicurezza dei cittadini, sulla economia e sulla politica”. In questo senso la relazione della Commissione Antimafia (relatrice l’on. Laura Garavini) approvata nella seduta del 17 giugno 2014 “sul semestre di presidenza italiana dell’UE e sulla lotta alla criminalità mafiosa su base europea ed extraeuropea”.

Dunque, quattro anni fa, la Commissione auspicava (quanti auspici sono rimasti lettera morta!) “il superamento, anche di natura psicologica, delle “gelosie” di ciascun paese nella gestione del proprio sistema di giustizia penale”. Una strada  che rimane “..ancora lunga e irta di difficoltà” in un contesto, quello europeo, in cui alle “minacce interne” di quella criminalità organizzata, indicata come tradizionale, di origine intracomunitaria, si sono aggiunte quelle “esterne” provenienti dalla criminalità organizzata di origine extracomunitaria che in alcuni paesi, incluso il nostro, hanno assunto aspetti molto allarmanti. Una situazione drammatica se si riflette sulla “operatività di circa 3.600 gruppi criminali” che Europol, aveva censito anni fa prospettando la tendenza ad assumere “la fisionomia di  vere e proprie reti criminali multinazionali”.

In un tale scenario europeo diventa rilevante l’attività di repressione del riciclaggio e della confisca dei beni di illecita provenienza. Su questo punto un ruolo importante nello scambio di informazioni è assicurato da Europol attraverso le ARO (Assset Recovery Office), un canale che consente di evadere le richieste dei vari paesi membri sulla esistenza di beni o disponibilità finanziarie riferite a persone nominativamente individuate. In Italia l’ARO è attiva presso il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale di Polizia Criminale (Dipartimento della Pubblica Sicurezza). Naturalmente con alcuni paesi, come Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Regno Unito, Germania, non sempre la cooperazione richiesta dall’Italia ha avuto l’esito auspicato e da qui, l’auspicio formulato nelle conclusioni delle relazione suindicata, di “far diventare l’ARO lo strumento privilegiato per rafforzare lo scambio di informazioni”.

Auspicio che, ci auguriamo, sia riproposto, insieme ad altre iniziative e suggerimenti, anche dalla prossima Commissione parlamentare Antimafia per far adottare le iniziative anticrimine  più adeguate in un paese divenuto “il più appetibile per i criminali” ( cfr. la relazione conclusiva delle Commissione parlamentare Antimafia, febbraio 2018). Una etichettatura che, francamente, dovrebbe lasciare tutti sgomenti.

Il pericolo di una “federazione di mafie”

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