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La sicurezza pubblica fai da te

Piero Innocenti il . L'analisi

sicurezza fai da teAnche questo Governo è destinato a durare nella misura in cui riuscirà ad assicurare un livello maggiore di sicurezza pubblica (reale) rispetto agli anni passati e a migliorare quella “percepita” dai cittadini. Tutto questo potrà accadere se saranno affrontati, con la dovuta determinazione, e risolti alcuni problemi rilevanti che si trascinano da anni, tra cui quello dell’arruolamento di agenti della polizia di stato e di carabinieri ( punto, peraltro, sottolineato in campagna elettorale da esponenti politici dell’attuale Governo) non solo per colmare i vuoti che si sono creati nei vari uffici di pubblica sicurezza (questure e commissariati) e nei comandi dell’Arma (in particolare nelle stazioni), ma, soprattutto, per aumentare quegli organici rimasti fermi alle “tabelle” di trent’anni fa (del 1989).

Vi è, poi, l’esigenza di una “neutralizzazione” di chi delinque che può essere assicurata soltanto con una reale limitazione della libertà personale, in carceri (da costruire con procedure accelerate o risistemando alcuni edifici)  e questo presuppone una rivisitazione di norme del codice penale, di procedura penale e dell’ordinamento penitenziario. La gente non tollera più che chi viene arrestato nella flagranza anche di gravi delitti contro la persona e la proprietà venga rimesso, nel giro di poche ore o di pochi giorni, in circolazione, spesso per tornare a delinquere. La gente è stanca di leggere di “sconti” di pena, anche considerevoli, concessi dai giudici di sorveglianza a chi, condannato per gravissimi fatti, tiene una buona condotta in carcere. La gente è stanca di apprendere  di delinquenti ai quali è stata concessa la detenzione domiciliare che continuano nelle loro attività criminali (per esempio nello spaccio di stupefacenti).

I problemi per la sicurezza pubblica sono, peraltro, destinati a crescere non solo per la presenza sempre più ingombrante di gruppi criminali stranieri, in diversi casi divenuti stanziali  in Italia, ma anche per i “pendolari” che arrivano da alcuni paesi, anche comunitari, per “rifornirsi” razziando case e negozi. La situazione di marginalizzazione e di povertà che si è creata in Italia, soprattutto nelle regioni del Sud, contribuirà anche alla crescita di criminalità predatoria itinerante. Solo un apparato di sicurezza statale forte, ben attrezzato e ben coordinato, a livello centrale e periferico, con risorse umane adeguate, potrà garantire uno standard buono nella prevenzione e nella repressione dei delitti. Deve cessare anche la confusione e lo sconcerto che si creano, magari involontariamente, leggendo di estemporanee iniziative e di soggetti privati che si attribuiscono arbitrariamente funzioni e compiti di vigilanza, di osservazione e di controllo nelle città. Funzioni che non spettano certo alle “ronde”, né alla gente che si organizza in gruppi per le “passeggiate della legalità nei quartieri (di sera, di notte), né ai “vigilantes” (le guardie giurate, i cui compiti non sono quelli della tutela della sicurezza pubblica), né, tantomeno, ai cittadini che vengono addirittura messi “in prima linea” sulla sicurezza (cfr. La Nazione, ed. di Prato del 27luglio scorso) con i cosiddetti “controlli di vicinato” (che talvolta hanno avuto una sorta di avallo anche in sede locale dai prefetti). L’ordine pubblico e la sicurezza sono beni tutelati dallo Stato attraverso le forze di polizia (quelle indicate dalla legge 121/1981) e dall’amministrazione della pubblica sicurezza che attua momenti essenziali nel coordinamento tramite le autorità provinciali di pubblica sicurezza (prefetti e questori).

 Ferragosto è vicino e ci sarà, come ogni anno in questo periodo, il solito bilancio provvisorio fornito dal Ministro dell’Interno sull’andamento della delittuosità, condito dai dati statistici che il Viminale (tramite il Dipartimento della Pubblica Sicurezza) predispone sempre con particolare cura. Speriamo soltanto di non sentire dal ministro Salvini la solita “narrazione” relativa ai delitti in calo (in realtà si tratta di denunce in calo, come ho avuto occasione di scrivere più volte, data la sostanziale sfiducia dei cittadini nella possibilità di ricevere giustizia e risarcimento ), fatta negli anni passati da quasi tutti i ministri che lo hanno preceduto sottolineando più la “percezione” di insicurezza. I cittadini hanno bisogno di vedere almeno più poliziotti e carabinieri in strada per essere “tranquillizzati”.

Il ministro Salvini “salvatore” dell’Italia

Qualcuno dovrà provare a “tranquillizzare” il ministro dell’immigrazione-interno-salute-difesa-lavoro ecc..Salvini che vorrebbe passare alla storia come  colui che “salvò”  il paese dalla “invasione” straniera bloccando i flussi migratori, provenienti dalle coste nord africane, per porre,così, fine alla “pacchia” dei migranti (diverse centinaia affogati in mare in questi primi sei mesi del 2018) e dei trafficanti. In realtà sono diminuite le partenze dei gommoni dalla Libia verso le coste italiane grazie soprattutto ai fondi riservati dei Servizi segreti italiani, utilizzati per pagare i vari capi tribù che controllano il territorio libico , i quali riescono a bloccare i disperati nei vari villaggi e a dirottarli verso il Marocco e di li verso la Spagna (in particolare nell’enclave di Ceuta e Melilla, dove si vanno registrando incrementi di arrivi apprezzabili), mentre si fa credere che le diminuite partenze dalla Libia siano in relazione alla aumentata vigilanza della Guardia costiera dotata di un maggior numero di motovedette (di seconda mano, risistemate alla meglio) avute dal nostro governo. Intanto, si è celebrata, il 30 luglio, la giornata mondiale dedicata al contrasto della tratta di esseri umani.

Come ogni anno, dobbiamo risentire le stesse barbose dichiarazioni (perché non hanno mai portato ad affrontare seriamente il problema)  dell’impegno comune contro i trafficanti, delle persone ridotte in schiavitù, delle minacce per tutta l’UE e via discorrendo fino alla prossima ricorrenza (presumo gennaio 2019, la giornata mondiale dei migranti e del rifugiato). La verità è che né Salvini, né Frontex, né una eventuale politica comune di tutta l’UE sul tema (che già di per sé è pura utopia), riusciranno a risolvere, ad arginare il movimento migratorio. Il beato Giovanni Battista Scalabrini, Vescovo di Piacenza dal 1876 al 1905, che dedicò la sua vita ai migranti, ricordando il noto proverbio mala suadet fames, scriveva, a proposito di un disegno di legge del 1888, che tentava di arginare l’immigrazione italiana:  “chi potrebbe trattenere un popolo che scatta sotto le convulsioni del ventre, dato che non vi fosse la speranza di trovare altrove il pane quotidiano?”. Aggiungendo, poi :”Coloro che vorrebbero impedita o limitata l’emigrazione in nome di considerazioni patriottiche ed economiche, e quelli che la vogliono , in nome di una male intesa libertà, abbandonata a se stessa senza consiglio e senza guida, o non ragionano affatto o ragionano, a mio avviso, da egoisti e da spensierati”. Quanta attualità nelle considerazioni che Scalabrini faceva riferendosi ai nostri “fratelli” costretti ad andare a vivere “senza difesa dalla patria lontana”.

Ma c’è di più, ed è sempre questo “ingombrante” sacerdote che già allora ricordava come “le misure di polizia non arrestano bensì deviano dai nostri ad altri porti le masse migratorie, rendendo così più doloroso e dispendioso l’esodo dei nostri connazionali. Gli ostacoli artificiali non trattengono le correnti ma le fanno rigurgitare, aumentandone e rendendone più rovinoso l’impeto”. Il tentativo di “tappare” alcuni punti della costa libica, anche pagando boss e capetti di quei luoghi, non farà che spostare le partenze in altri punti, della Tunisia, del Marocco, dell’Egitto. Altre rotte si svilupperanno e gli affari dei trafficanti, con le complicità di politici e apparati di sicurezza locali, proseguiranno facendo lievitare anche le “tariffe” delle traversate marine e, quindi, i profitti. Il traffico di migranti, la tratta di persone, l’immigrazione illegale (crimini tra di loro differenti, con una disciplina giuridica nazionale ed internazionale che li differenzia nettamente) saranno fenomeni con cui si avrà a che fare ancora per lunghissimo tempo.

Ci sono decine di Convenzioni e Trattati che fissano regole precise a tutela dei migranti e contro la tratta (a cominciare da un Accordo internazionale per la protezione efficace contro il traffico criminale conosciuto sotto il nome di tratta delle bianche e risalente al 18 maggio 1904) ma non c’è un’autorità transnazionale in grado di renderle esecutorie, di farle, cioè, rispettare. Un’autorità politica mondiale (come la indicò Benedetto XVI nella Enciclica Caritas in Veritate) che poteva far adottare politiche migratorie omogenee e coerenti ponendosi come arbitro in caso di controversie, che potesse rilasciare permessi temporanei di lavoro non superiori ad esempio al 3% ella forza lavoro dei paesi ricchi, con un sistema di rotazione per consentire ai migranti che hanno acquisito abilità e capitale di rientrare nel loro paese con un “gruzzolo” che consenta l’inserimento (era uno degli obiettivi formulati alcuni anni fa dal prof. Stefano Zamagni, Ordinario di Economia Politica presso l’Università di Bologna).Insomma ci potrebbe essere qualche soluzione interessante, razionale che, purtroppo, non mi pare praticabile con questo Governo, con questo ministro Salvini perché gran parte del suo consenso elettorale si è formato proprio su misure restrittive contro gli “invasori”.

Più poliziotti e carabinieri ? Entro il 2027, se tutto fila liscio

Alcuni giorni fa, poco prima della solita riunione di ferragosto del Comitato Nazionale per l’Ordine Pubblico e la Sicurezza presieduto dal ministro dell’interno Salvini nella sua veste di Autorità Nazionale di Pubblica Sicurezza, il presidente del consiglio Giuseppe Conte, con un video messaggio di pochi minuti diffuso sui social, ha parlato delle iniziative e dei risultati ottenuti nei primi due mesi del suo Governo che, come ha tenuto a sottolineare, ha “iniziato a cambiare il Paese”, riacquistando “credibilità internazionale”, non tralasciando di accennare, senza precisarle, alle “sfide cruciali per rilanciare il Paese che si dovranno affrontare a settembre”. Un breve, trionfalistico, accenno al fenomeno migratorio, tema particolarmente a cuore del ministro Salvini, con il calo dell’85% di sbarchi (circa 20mila migranti) rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, giudicato un “fatto storico”.

Un risultato, in realtà, già conseguito dal precedente Governo con il ministro dell’interno Minniti dopo gli accordi, ben retribuiti, con i capi tribù libici che, di fatto, controllano i flussi migratori provenienti dai vari paesi africani.  Nessun riferimento del presidente Conte ai temi caldi su Tav, Tap, Ilva, vaccini obbligatori, sulle  ventilate modifiche alla legge Fornero e solo un vago riferimento a “riforme fondamentali per la crescita e lo sviluppo sociale”. Nessun accenno ad un argomento che resta fondamentale per i cittadini e cioè quello della sicurezza pubblica. Forse per non “invadere” il terreno di competenza del suo ministro dell’interno il quale, in campagna elettorale aveva assicurato che una delle priorità sarebbero stati proprio gli arruolamenti di poliziotti e carabinieri. Per ora si ha notizia di un solo concorso di arruolamento che potrebbe essere bandito all’inizio del 2019 ( se compatibile con il bilancio) per 2.091 poliziotti, 2.816 carabinieri e 1.116 finanzieri. Numeri ridicoli.

Soltanto per ripianare gli organici della Polizia di Stato e dei Carabinieri, occorrerebbero almeno due concorsi annui per cinque anni (a partire da domani), impossibile da realizzare perché, tra l’altro, mettendo da parte i consistenti fondi finanziari necessari per una tale operazione, non ci sono Scuole di Polizia a sufficienza per consentire lo svolgimento dei corsi di formazione della durata di almeno nove mesi più tre mesi di applicazione presso gli uffici periferici. Attualmente, infatti, gli istituti d’istruzione della Polizia di Stato possono assicurare corsi per circa 1.700 allievi che arriverebbero a 2.200 quando verrà riattivata (entro un anno?) la Scuola di Polizia di Trieste. Se, poi, si volesse pensare, come auspicano moltissimi cittadini, ad arruolare più poliziotti e carabinieri per vederne di più sulle strade, non sarebbero sufficienti neanche una decina di anni al ritmo di assunzioni sopra indicato.

Insomma, mentre la situazione generale della sicurezza pubblica è peggiorata negli anni, nonostante il calo dei delitti denunciati negli ultimi tre anni che si cerca di “spacciare” come “calo dei reati” mentre, in realtà molti cittadini sfiduciati non vanno più a denunciare, si dovrà fronteggiare la c.o. e quella sempre più invadente della criminalità predatoria, contando sulle risorse umane delle forze di polizia che si assottigliano sempre di più per i pensionamenti e sulle altre “forze”, quelle delle polizie locali impreparate a svolgere i compiti pertinenti l’ordine pubblico e la sicurezza, mentre si vanno sempre più diffondendo “gruppi di vicinato”, servizi di “vedetta” e di “sentinelle” di cittadini che si organizzano nei quartieri di molte città. Tutte forme di collaborazione che possono anche essere d’intralcio alle normali attività delle forze di polizia quando si trasformano in “ronde” svolgendo compiti di osservazione, annotazione, controllo e vigilanza che concretizzano la funzione di polizia di prevenzione che compete solo allo Stato.

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