NEWS

Il fresco profumo della libertà

Luca Cereda il . Lombardia

IMG_20180719_165815“Sono passati 26 anni dalla morte di mio padre, Paolo Borsellino, ucciso a Palermo insieme ai poliziotti della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina. E, ancora, aspettiamo delle risposte da uomini delle istituzioni e non solo. Ci sono domande – le domande che io e miei fratelli Manfredi e Lucia non smetteremo di ripetere – che non possono essere rimosse dall’indifferenza o da colpevoli disattenzioni”.

Scrive così Fiammetta Borsellino – figlia del magistrato ucciso nella strage che ha spezzato anche le vite dei suoi agenti di scorta – il 17 luglio su Repubblica.

La figlia di Borsellino rivolge 13 domande, dirette e taglienti perché ancora le ferite di quell’attentato non si sono rimarginate, ai rappresentanti della magistratura e delle forze dell’ordine che, al tempo dei fatti, furono investiti delle responsabilità gestionali e investigative e che oggi sono chiamati a rispondere di un depistaggio iniziato il 19 luglio del 1992. O forse molto prima visto che alla moglie Agnese, il 18 luglio, Borsellino dice: “Non sarà la mafia ad uccidermi ma saranno altri. E questo accadrà perché c’è qualcuno che lo permetterà. E fra quel qualcuno ci sono anche miei colleghi…”.

Le tredici domande di Fiammetta, Manfredi e Lucia Borsellino risuonano, devono risuonare nelle coscienze di tutti il 19 luglio 2018 e devono impedire di guardare alla ricorrenza con superficialità e retorica. E di non seppellire di nuovo tutto già il giorno dopo le ‘cerimonie’, le ‘celebrazioni’.

Anche perché il Procuratore Aggiunto del Tribunale di Milano Alessandra Dolci – intervenuta presso i Giardini “Falcone e Borsellino” in Via B. Marcello 4 all’interno del momento promosso da Libera e dalla Scuola di Formazione Antonino Caponnetto – ricorda come l’infiltrazione della mafia anche qui al nord, a Milano, sia un fenomeno che non richiede celebrazioni ma azioni.

“Spesso sono gli imprenditori che per convenienza si rivolgono alla criminalità che esercita il controllo del territorio. Ognuno – afferma con energia e con durezza il Procuratore Aggiunto – nel suo ruolo istituzionale, imprenditoriale e privato deve fronteggiare questo fenomeno di collusione silente. Segni silenziosi dell’omertà che gli imprenditori manifestano – racconta ancora Dolci – pagando il pizzo per esercitare il proprio lavoro sul territorio controllato da un gruppo mafioso: messi davanti all’evidenza e alle prove di intercettazioni gli imprenditori negano, negano che quella ‘tassa’ sia il pizzo. Mafiosità: più difficile da stanare perché è complicità silente che abbraccia la rete mafiosa e la foraggia di denaro e di potere”.

“Se la mafia è sempre presente, significa che abbiamo perso?” – si domanda e chiede a tutti Lucilla Andreucci, referente di Libera Milano – “No, perché davanti all’‘io’ della mafia, possiamo e dobbiamo rispondere con il ‘noi’ della comunità, con il ‘noi’ della società civile e dello Stato: solo uniti ed insieme si combatte la mafia e si può pensare di vincere”.

Lucilla Andreucci esprime inoltre uno dei più importanti motivi e dei moventi che hanno spinto Libera ad organizzare questo momento: “La memoria e la gratitudine per questi uomini dello stato, morti per proteggere e tutelare lo stato, per la giustizia di cui esso è garante, si deve trasformare in impegno”.

Per questo la referente milanese dell’associazione fondata da Don Luigi Ciotti nel 1995 ricorda come Libera abbia istituito un servizio di denuncia anonimo – Linea Libera – “per fare rete intorno a chi ha bisogno, a chi ha il coraggio di denunciare. Questo numero è per non lasciare mai più sole persone, uomini e donne, come accadde a Rita Atria dopo la morte di Paolo Borsellino”.

IMG_20180719_170324

Sulla stessa lunghezza d’onda David Gentili, presidente della Commissione Consiliare Antimafia di Milano: “In città abbiamo, come Comune come Città Metropolitana istituito un numero telefonico di anonimo per i dipendenti pubblici e per quelli delle imprese che hanno vinto appalti pubblici con il Comune”.

Il sindaco di Milano e della Città Metropolitana di Milano, Giuseppe Sala interviene evidenziando due punti importanti al fine di rendere significativa la lotta alla criminalità organizzata: in primo luogo, ricorda come il Comune si sia mosso tempestivamente a fronte della denuncia di un commerciante, proprietario de ‘La Ligera’ di Via Padova che si è trovato al centro di un tentativo di estorsione non assecondato e per questo la facciata del suo esercizio è stata crivellata di colpi d’arma da fuoco. La denuncia però ha messo in moto i meccanismi di diffamazione e di omertà allo stesso tempo per coprire quanto accaduto o per sminuirlo: un’ottica egoista e mafiosa di agire. È proprio per questo che il Sindaco, in secondo luogo, loda l’operato delle associazioni: “Sono fondamentali per tessere una rete capillare che mantenga coesa la società civile e la renda informata e vigile affinché le istituzioni possano intervenire tempestivamente e con efficacia”.

Dopo il silenzio delle 16.58, orario dell’esplosione del tritolo che ha ucciso in Via D’Amelio Borsellino, Catalano, Loi, Li Muli, Cosina, Traina, e l’applauso denso di gratitudine, per chi è morto e ha lasciato un segno, e di incitamento per chi deve prendere in mano il testimone che loro hanno ceduto: questo testimone rappresenta l’impegno affinché le istituzioni sappiano fare giustizia e far emerge la verità su quella strage. L’applauso delinea anche l’obiettivo che l’intera collettività deve perseguire: agire uniti per combattere la mafia e la corruzione.

Prende quindi la parola Francesca Bommarito, sorella di Giuseppe Bommarito – appuntato dei carabinieri ucciso in un attentato eseguito da sicari di Cosa Nostra a Palermo il 13 giugno 1983, insieme al collega Pietro Morici, anch’egli di scorta al capitano Mario D’Aleo –  che legge una lettera, dedicata all’agente di scorta Emaunela Loi, scritta dagli alunni della classe 3^ dell’Istituto Comprensivo “Emanuela Loi” di Mediglia (Mi): “I ragazzi della scorta sono angeli custodi, esempi di coraggio e baluardi di memoria: erano agenti, vite spezzate in servizio. Il loro è stato un sacrificio non voluto. Questi uomini ed Emanuela sono però diventati per tutti noi – scrivono ancora gli studenti dell’Istituto “Emanuela Loi” che hanno sempre la voce commossa di Francesca Bommarito – baluardi di valori per cui abbiamo bisogno di ricordali sempre, non solo il 19 luglio, e stimoli per lottare per la legalità attraverso il lavoro di tutti i giorni, come quello che svolgeva Emanuela quel pomeriggio d’estate a Palermo”.

Infine, Giuseppe Teri – Vice-Presidente della Scuola di Formazione “A. Caponnetto” – mette in rilievo il concetto che sta alla base di quel momento: “La memoria viva, ovvero che i principi che hanno mosso Paolo Borsellino e l’etica del servizio e del dovere che scorreva nel sangue degli agenti della scorta, passino a noi: bisogna opporre alla banalità della pervasività del male, la contagiosità del bene, della trasparenza. Questa dev’essere una battaglia di ognuno di noi ma soprattutto dello Stato e per lo Stato stesso”.

Due tipi di memoria si sono espressi in questo pomeriggio estivo a Milano, nel giardino pubblico intitolato a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino: una memoria che chiede giustizia unita ad una che invoca l’agire quotidiano di ciascuno.

Trackback dal tuo sito.

Premio Morrione

Premio Morrione Finanzia la realizzazione di progetti di video inchieste su temi di cronaca nazionale e internazionale. Si rivolge a giovani giornalisti, free lance, studenti e volontari dell’informazione.

leggi

LaViaLibera

logo Un nuovo progetto editoriale e un bimestrale di Libera e Gruppo Abele, LaViaLibera eredita l'esperienza del mensile Narcomafie, fondato nel 1993 dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio.

Vai

Articolo 21

Articolo 21: giornalisti, giuristi, economisti che si propongono di promuovere il principio della libertà di manifestazione del pensiero (oggetto dell’Articolo 21 della Costituzione italiana da cui il nome).

Vai

I link