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Spaccio di stupefacenti, un “lavoro” a tempo indeterminato

Piero Innocenti il . Droga

spaccio-droga-5-650x412Non è certo una novità che il consumo degli stupefacenti, naturali e sintetici, in Italia si sia diffuso in modo straordinario negli ultimissimi anni coinvolgendo anche giovani e giovanissimi. Una situazione che, già drammatica da quanto emerge dalla lettura dei vari rapporti redatti da importanti organismi istituzionali – su tutti la DCSA, il DPA o l’EMCDDA – lo diventa se possibile ancor di più per i fatti di cronaca giornaliera che vedono interventi di polizia un po’ in tutte le regioni in attività antidroga che assorbono moltissime risorse umane. Insomma, un fiume in piena da tempo che continua ad allagare i campi circostanti travolgendo quel poco che resta di un argine che è sempre stato fragile e poroso.

Ma la politica, soprattutto in questi tempi, ha ben altro a cui pensare (neanche in passato, sul tema, vi è stata quella speciale attenzione richiesta) e non ci rimane che continuare a contare sull’impegno di uomini e donne della polizia di stato e dei carabinieri che fanno il possibile (talvolta l’impossibile) contro il traffico e lo spaccio di stupefacenti. Con una legislazione sugli stupefacenti e le sostanze psicotrope, lo ripetiamo da tempo, blanda per alcuni aspetti, con spacciatori, spesso insospettabili, che entrano ed escono dalle camere di sicurezza o dalle carceri in tempi rapidissimi (ore o pochissimi giorni) e, anche quando vanno ai “domiciliari” continuano a svolgere la loro attività delinquenziale. Retate e arresti continui fatti dagli operatori di polizia vengono, così, spesso vanificati e non è una novità quando si sente dire da molti spacciatori stranieri che l’Italia è il paese “preferito” per questa attività “tanto difficilmente si va in galera” (parole intercettate, in varie circostanze, nel corso di indagini).

Il nostro Paese, peraltro, resta così una sorta di pull factor per tutti coloro che vogliono metter su un buon gruzzolo da investire, poi, nel loro paese di origine (Albania, Tunisia, Marocco, Nigeria, Pakistan). Il mercato, d’altronde, va a mille e la domanda di stupefacenti è in forte crescita. Su tutti la marijuana. Anche quella di “casa nostra” come si rileva dai sequestri, ingenti, degli ultimi giorni fatti in Sicilia (nel ragusano, in due distinte operazioni della polizia di stato, sequestrate oltre sette tonnellate di piante di marijuana) e in Sardegna (alla periferia di Nuoro, oltre 500 piante) dove il clima è ideale per tali colture. Inutile dire che da quelle parti è impensabile che in tali situazioni non ci sia lo zampino di “cosa nostra”. Marijuana coltivata persino in un container (300 piante) come hanno scoperto ad Aprilia il 9 maggio scorso i poliziotti della squadra mobile di Latina. Sta dilagando, intanto, anche la marijuana light in diverse città e tra queste anche nella Capitale dove già si possono acquistare confezioni di canapa con il principio attivo (tetraidrocannabinolo) sotto la soglia considerata illegale.

Arresti anche di persone insospettabili, come l’operaio fermato il 4 maggio a La Spezia mentre vendeva alcune dosi di droghe sintetiche acquistate via internet direttamente dall’Olanda o il dipendente comunale di Marano di sessantatre anni arrestato il 9 maggio a Bagheria dalla polizia mentre “scortava”, insieme a due complici, un’autovettura caricata con un centinaio di chilogrammi di hashish. Insospettabili anche il giovane che a Verona aveva in casa eroina e soldi provento dello spaccio e che è stato arrestato dalla polizia ed il diciassettenne, anch’egli arrestato, che a Treviglio spacciava hashish fuori della scuola. Scuole che continuano ad essere oggetto di attenzione, su richiesta dei capi istituto, da parte delle forze di polizia come è accaduto alcuni giorni fa con i carabinieri che, con l’aiuto di un cane antidroga, hanno trovato, in due scuole, tre giovani in possesso di alcuni grammi di marijuana. Ad Olbia, intanto, la polizia ha rintracciato anche un pakistano ricercato da circa un mese ed accusato, con altre due persone, di vendere marijuana, hashish e cocaina agli alunni di una scuola locale. Insospettabili, infine, anche il “badante”, di origini marocchine, che nei ritagli di tempo libero spacciava dosi di cocaina e che è stato arrestato a Bergamo dalla polizia e madre e figlia, albanesi, che a Bitonto custodivano in casa due chilogrammi di marijuana probabilmente per conto di una banda locale.

Lo spaccio di stupefacenti, alla fine, continua ad essere un “lavoro” ben retribuito e, soprattutto, se ben svolto, a tempo indeterminato. Ne terrà conto anche l’Istat nelle periodiche rilevazioni?

Riusciremo mai a fare meno delle droghe?

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