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Bologna e il libero mercato delle droghe: un problema di tutti

Sofia Nardacchione il . Droga

IMG-20180520-WA0015_resized_20180520_122906153Bologna “terra di tutti”, Bologna “libero mercato”, Bologna “terra di riciclaggio” e “Bologna crocevia dei traffici di droga”, come titola il dossier a cura di Libera Bologna e Libera Informazione presentato nella sua versione completa giovedì 17 maggio nel capoluogo emiliano.

Il dossier, che ha lo scopo di approfondire e legare tutti i passaggi del problema delle droghe, mette in evidenza alcuni dati su tutti i passaggi della “filiera”.
Il primo passaggio è quello dei traffici di droga: come arrivano a Bologna e chi li gestisce? Quello che emerge è una predominanza della ‘ndrangheta, coinvolta in tutte le principali operazioni, che fa arrivare la cocaina sul territorio, grazie al contatto diretto con i produttori sudamericani. Ma sul territorio sono presenti tutte le organizzazioni criminali, in particolare quelle straniere che si occupano del traffico di eroina – che vede in primis albanesi e pakistani – e dello spaccio. E proprio perché Bologna è un “libero mercato”, come afferma il tossicologo del SerT di Bologna Salvatore Giancane, da qua passano tutte le droghe, grazie alla continua domanda che arriva dai consumatori.

Il secondo passaggio è quello dello spaccio, la parte più visibile della filiera. Ma dai luoghi che a livello mediatico sembrano essere i più esposti al problemi, Piazza Verdi e il Parco della Montagnola in primis, sempre secondo Giancane non passa che l’1% dello spaccio complessivo. Uno spaccio che a Bologna “oggi si gioca con gli smartphone geolocalizzati, con le app, con il servizio a domicilio, nei bar di periferia ormai occupati dai maghrebini che fanno finta di giocare alle slot machines e invece usano i locali come “ufficio” dove ricevere i clienti, tollerati dai baristi perché spendono soldi”.

C’è, poi, il passaggio del riciclaggio. Come vengono riutilizzati i proventi dei traffici delle droghe? Il meccanismo viene spiegato da Ranieri Razzante, Docente di Legislazione antiriciclaggio dell’Università di Bologna: “la droga rappresenta una merce in grado di garantire alla criminalità organizzata ingenti risorse, con la produzione di un plusvalore non paragonabile alla commercializzazione di nessun altro prodotto. A fronte della considerevole quantità di denaro a disposizione, una volta soddisfatte le esigenze di finanziamento della “filiera” e delle attività criminali tout court, le mafie hanno, da un lato, innanzitutto la necessità di “ripulire” i fondi illeciti per ricollocarli nell’economia legale, dall’altro, parimenti di occultarne la provenienza delittuosa. A tal fine le organizzazioni criminali tentano di riversare le proprie risorse illecite in diverse attività economiche. A titolo di esempio, come si evince dai numerosi sequestri antimafia operati in Italia così come all’estero, gli strumenti di reimpiego privilegiati dalla ‘ndrangheta sono principalmente le acquisizioni di beni e attività nei settori della logistica, dell’industria del divertimento, della ristorazione e del turismo”.
Questo avviene anche a Bologna, dove non mancano i beni confiscati perché riconosciuti essere frutto del reimpiego dei proventi del traffico di sostanze stupefacenti, come il ristorante “I sapori della Taranta” a Porta San Donato.

Insomma, i grandi traffici passano da Bologna, per rifornire tutta Italia e per non lasciare mai sfornito il mercato cittadino. Narcotraffico e spaccio sono fenomeni da affrontare, quindi, necessariamente in maniera congiunta, perché passaggi di una catena più grande.

Perché Bologna non è solo, spesso, il centro di smistamento delle droghe verso gli altri territori, ma anche uno dei principali luoghi di consumo: segno ne sono le piazze di spaccio, sempre più diffuse e capillari. Solo un dato: Bologna nel 2015 ha avuto il primato nazionale di morti per overdose, 22. “Il tasso di consumo delle sostanze sulla piazza bolognese – scrive Lorenzo Frigerio – è quindi un pericoloso campanello d’allarme, ma anche lo stimolo a continuare nella ricerca e nello studio di questi fenomeni è la considerazione che dietro ogni dose, dietro ogni filiera dello sporco traffico di stupefacenti, c’è un’umanità dolente, fatta dai consumatori che sono solo l’ultimo anello di una catena e sono le prime vittime a pagare dazio”.

Proprio perché così complesso, il fenomeno delle droghe ha bisogno di approfondimento, di legami e collegamenti, di contributi e attenzioni di tutti: dalle forze dell’ordine ai politici, dai giornalisti a tutti i cittadini, perché, come ci ricorda Piero Innocenti – ex dirigente della Polizia di Stato che ha lavorato nella Direzione Centrale per i Servizi Antidroga – “un’opinione pubblica consapevole, attiva, vigile ed esigente può svolgere un ruolo decisivo. Il fenomeno criminale del narcotraffico mette in pericolo la nostra sicurezza, mette a rischio le possibilità dello sviluppo, della pace, chiama in causa le nostre scelte politiche e civili, implica le nostre piccole e grandi responsabilità. Per concludere con un piccolo gioco di parole, dobbiamo essere convinti, un po’ tutti, che questa faccenda è davvero “cosa nostra”.

La versione completa del dossier “Bologna crocevia dei traffici di droga” è scaricabile a questo link: http://www.liberabologna.it/library/2018/05/Bologna-crocevia-dei-traffici-di-droga.-Versione-completa-dossier-R.I.G.A..pdf

Bologna, crocevia dei traffici di droga

 

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