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Bergamo 23 maggio, Le mafie nella bergamasca

Luca Bonzanni il . Lombardia

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Un anno di clan a Bergamo scorre attraverso i fatti e i numeri. L’Osservatorio di Libera Bergamo ha «chiuso» il nuovo dossier sulle mafie e la criminalità organizzata in Bergamasca, un lavoro puntuale di ricostruzione di fatti e «cornici» su tematiche ormai centrali anche a certe latitudini. Nel lavoro dedicato al 2017, presentato il 23 maggio nella sede della Provincia di Bergamo, l’associazione ha ricostruito 109 «eventi», includendo anche le più significative dichiarazioni e relazioni delle istituzioni che quotidianamente affrontano la lotta ai clan: si tratta di vicende che in alcuni casi hanno a pieno titolo l’«etichetta» dei clan, ma anche di reati-spia – dalle estorsioni agli incendi fortemente sospetti o dolosi – e di quelle vicende che pur distanti dai contesti mafiosi ne ricalcano il modus operandi, o ancora di corruzione, frodi fiscali, appalti «pilotati», cioè le altre piaghe del Paese. Un lavoro basato su una rassegna stampa quotidiana e sull’analisi di «carte» giudiziarie e istituzionali che va a integrare le pubblicazioni che ormai Libera Bergamo annualmente rilascia in occasione del 23 maggio.

È la droga l’attività più gettonata dalle organizzazioni criminali: 33 notizie del dossier trattano l’argomento, raccontando traffici imponenti per quantità – sono citati generalmente sequestri superiori al chilo: il più ingente è avvenuto a Stezzano a settembre, col rinvenimento di 240 chili di hashish – e qualità, cioè per l’ampia rete del narcotraffico svelata dalle singole operazioni di polizia. Nelle pagine del dossier, corredate da un’appendice dedicata alle fonti, si raccontano inoltre 14 vicende legate a frodi fiscali, corruzione, appalti «deviati», riciclaggio e false fatturazioni, mentre altre 11 voci trattano le misure preventive (i sequestri che possono portare alla confisca), 9 le estorsioni portate a termine o tentate, 7 i regolamenti di conti tra clan e gang, 6 gli incendi sospetti, ma lo stillicidio di fatti raccolti nel documento pubblicato di Libera si compone di ancora altre categorie. Come le intimidazioni agli amministratori locali: a marzo 2017 una cartuccia di fucile è stata recapitata all’allora sindaco di Parzanica, mentre a giugno un consigliere comunale di Clusone ha ricevuto un proiettile. Due invece gli omicidi, con tre vittime, messi in fila nel dossier: a luglio sono stati freddati due giovani marocchini attivi nel mondo della droga, mentre a settembre a Palosco è stato ucciso un giovane indiano, per una vicenda che si inserisce nell’escalation di violenza portata avanti da anni da alcune gang indiane.

L’Osservatorio ha poi analizzato il «contesto» di ogni singolo episodio del dossier: la ‘ndrangheta risulta l’organizzazione italiana più attiva sul territorio orobico, con 14 vicende del dossier ricondotte a questa matrice, mentre si segnala l’avanzata delle organizzazioni straniere (28 eventi), con preminenza delle gang nordafricane e albanesi. Non mancano però le joint-venture, con accordi tra gruppi criminali stranieri e italiani, in particolare per il narcotraffico. Il 2017 ha segnato il salto di qualità di un’altra particolare organizzazione, i clan nomadi: insediati soprattutto in Valcavallina, hanno acceso pesantemente i riflettori su di sé con la maxi-sparatoria di Trescore ad agosto, in pieno pomeriggio, su un piazzale dove sino a poco prima si era svolto l’affollato mercato cittadino. Gli intrecci spaziano sull’intera Penisola: nel lavoro di Libera, si dà conto di processi conclusi o ancora in corso in altre regioni d’Italia, ma le cui vicende portano anche a Bergamo. Lo testimonia, per esempio, il maxi-processo Aemilia alla ‘ndrangheta nel Centro Italia nei suoi diversi «rami»: lo scorso anno la sentenza d’appello ha confermato le condanne a un boss crotonese che taglieggiò due imprenditori bergamaschi, mentre nel dibattimento del procedimento con rito ordinario – si sta concludendo il primo grado – è emerso il ruolo di un bergamasco presunto prestanome di uomini legati ai clan.

Il dossier si chiude con l’elenco dei beni confiscati, in costante aumento: al 31 dicembre 2017, in Bergamasca si contavano 29 immobili già destinati a comuni, enti o associazioni, mentre altri 91 (di cui 31 in confisca non definitiva) risultavano in gestione presso l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata; 8, infine, le aziende confiscate in gestione presso la stessa Agenzia. In totale, i beni confiscati erano 128.

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