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La Sicilia, unica regione senza legge per il diritto allo studio

Marco Pitò* il . Sicilia

diritto allo studio siciliaFar ripartire l’iter per la Legge Regionale sul Diritto allo Studio è il nevralgico obiettivo del Coordinamento Regionale degli studenti. E’ già in corso d’opera la campagna di sensibilizzazione.

La Sicilia conferma ancora una volta il suo primato. Nel 2018, nonostante le affermazioni di Crocetta e le parole dell’ex Assessore Regionale all’Istruzione Bruno Marziano, è ancora l’unica regione d’Italia a non aver ancora approvato una legge regionale per il diritto allo studio.

È stato fatto un tentativo durante il governo Crocetta che venne però sbarrato incomprensibilmente. Un tentativo mai approdato all’ARS e non si riesce a capirne le motivazioni. Con le elezioni e il nuovo governo, il lavoro fatto è diventato carta straccia e bisogna trovare nuovamente la copertura finanziaria. È chiaro che l’assenza di soldi o la farraginosa burocrazia italiana, questa volta, non hanno rappresentato il problema. L’art. 29 della proposta di legge, infatti, conteneva la copertura delle spese degli interventi per gli anni 2014-15 e 2016. Il disegno di legge aveva già ricevuto i pareri favorevoli dagli uffici nel giugno 2014, ad agosto la Giunta Regionale si era riunita e l’aveva anche approvato inviandolo alla Commissione Cultura. Quest’ultima si è incontrata solo nel 2015 passando il testimone alla Commissione Bilancio, con a capo Vincenzo Vinciullo, il quale non ha mai calendarizzato la seduta per trattare il Ddl.

“È una svolta storica un cambio di passo importante e straordinario che finalmente – affermò Crocetta a suo tempo – consente alla Sicilia di non essere più l’unica regione d’Italia a non possedere una legge sul diritto allo studio”. Ma in seguito ai festeggiamenti, unicamente per motivi mediatici, un silenzio assordante rende la politica ceca, sorda e muta alle istanze dei siciliani.

È infatti la volontà politica a mancare, che in gergo equivale alla volontà di sedersi ad un tavolino per approvare, o almeno discutere, la proposta ormai giunta all’ultima tappa prima di approdare all’Assemblea Regionale Siciliana. La mancanza di volontà politica è determinata anche da un’assenza di pressione da parte della società civile che disconosce il primato della Sicilia.

Ed è proprio contro tutto ciò che nella qualità di Presidente della Consulta Provinciale Studentesca di Trapani, insieme a tutto il Coordinamento Regionale, stiamo cercando di combattere. È infatti partita una campagna di sensibilizzazione per tutta la provincia di Trapani per accrescere la consapevolezza e con essa l’indignazione ma anche la propositività di quella fetta di società che un domani non troppo prossimo controllerà le redini della collettività. Solo conoscendolo si può combattere un sistema basato su finanziamenti disomogenei figli del clientelismo e fratelli della malapolitica.

Intanto a dicembre del 2017, subito dopo la formazione delle commissioni parlamentari all’interno del Parlamento regionale, Claudio Fava, deputato regionale e membro della commissione Cultura, ha presentato un disegno di legge riguardo il diritto allo studio che strapperebbe il primato alla regione Sicilia. Purtroppo ancora non è stato dato al Ddl l’importanza che merita e si aspettano nuovi aggiornamenti che stentano ad arrivare.

Il dilemma che perpetua è però sempre lo stesso: per cosa sono stati utilizzati i soldi previsti per la legge nel 2014? Ma soprattutto: siamo ingenui noi o c’è dietro qualche potere forte? Nel 2014 L’iter della legge non è proseguito per semplice sciatteria o le classi dominanti non vogliono sviluppare una forma di educazione che permetta alle classi dominate di percepire le ingiustizie sociali in maniera critica?

*Presidente della Consulta Provinciale Studentesca di Trapani 

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