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Cantone: “Giovani siate protagonisti della lotta alla corruzione”

Francesca Feo il . Criminalità

cantone-raffaele-c-ansaPresidente Cantone lei ripete spesso che la formazione dei giovani è la vera speranza per il futuro del Paese. Ed è l’idea anche del suo ultimo libro , “La corruzione spiegata ai ragazzi che hanno a cuore il futuro del loro Paese” . Vorrebbe, in un certo senso, prendere per mano le nuove generazioni?

No, non è un tentativo di “prendere per mano i giovani “, perché dal punto di vista culturale il tentativo di “prendere per mano” mi preoccupa. È come buttare la palla dall’altro lato del campo. Spesso,durante convegni , incontri nelle scuole, sento una frase che è diventata un po’ un “must“: ‘voi siete il nostro futuro noi ci fidiamo di voi’. Ma questa è una impostazione troppo comoda. Come dire , che ai problemi che abbiamo creati da noi ci dobbiate pensare voi, i ragazzi. E questo non mi piace. Invece la mia idea è quella di creare un meccanismo basato sulla consapevolezza. Per questo io credo moltissimo nella formazione , ai rapporti con i ragazzi, alla possibilità di andare nelle scuole – tra l’altro sto tenendo un corso universitario gratuito presso l’Università Federico II di Napoli  proprio di legislazione anticorruzione. Credo che sia determinante far capire ai ragazzi quali sono le conseguenze,gli effetti negativi della corruzione . I giovani , i ragazzi vivono quelli che potremmo definire “gli effetti collaterali della corruzione”. Le conseguenze, di un Paese che funziona male. Penso si debba provare a spiegarglielo, provare a stimolarli . Perché ? Perché è importante. Pensiamo per esempio a quanto è stato utile l’impegno di tantissimi ragazzi  nel movimento di lotta alla mafia . Penso alle tantissime iniziative di Libera che vedono tantissime scuole per strada e impegnate a discutere, informarsi. Non sono un grande segnale per il Paese?Non si può provare a fare la stessa operazione per la corruzione?Questo è l’obbiettivo:coinvolgerli- naturalmente non caricandoli di responsabilità-in quella che è una battaglia comune.

Lei di recente ha parlato della corruzione come di una “malattia che rischia di uccidere l’Italia”, un’ immagine forte. Siamo davvero a questo punto?

Io ne ho parlato anche un po’ come provocazione . Credo però che davvero sia una malattia che mette a rischio il sistema Paese. Gli effetti della corruzione, per esempio danneggiano il sistema economico, riducendo la concorrenza , il sistema del merito per l’accesso alle cariche pubbliche , i concorsi , il sistema sanitario , determinano una sanità che funziona meno bene , e così anche la giustizia  perché  anche sul fronte della giustizia sono emersi fatti corruzione . Sono tutte  cose che rischiano di minare il sistema Paese. E’ una malattia i cui effetti si vedono spesso poco e a distanza, e poi  finiscono per fare danno a chi con la corruzione non ha niente a che vedere. Per esempio i giovani . Quindi quella che può apparire una esagerazione ed è comunque anche una provocazione mostra un rischio al quale si può andare incontro. Se lei immagina quanto è stata devastante la corruzione per i paesi dell’America Latina  o per i paesi dell’Africa, quante occasioni vengono perse in paesi ricchissimi a causa dell’esistenza di una classe dirigente corrotta,di governanti di alcuni paesi del nord dell’Africa, si rende conto che quella affermazione non è una esagerazione in senso stretto.

A proposito dell’escalation della criminalità minorile, delle bande giovanili, a Napoli , ma non solo, lei ha detto che più degli strumenti repressivi, più delle risposte giudiziarie e di modifiche delle norme, serve altro: e ha parlato dell’attività di formazione, del ruolo della Scuola, dell’Università….

Questa è una cosa di cui già tanti anni fa era convinto Antonino Caponnetto (il giudice che diresse  l’Ufficio del Tribunale di Palermo  nel quale lavoravano  i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ndr), che, a proposito della lotta alla mafia in Sicilia, disse: “…io  vorrei un esercito ma di insegnanti…” . Perché è evidente che in certe realtà-e io per esempio conosco bene la realtà della provincia di Napoli- c’è un abbandono scolastico fuori controllo, davvero esagerato. Ragazzi di 12, 13 anni che non vanno a scuola già da anni. C’è insomma un tasso di evasione scolastica da paesi africani. Quei ragazzi rappresentano l’obiettivo più semplice per la criminalità organizzata. E pensare di risolvere tutto con le manette serve a poco ,non mi piace. Tante volte,poi,le carceri minorili rappresentano il luogo in cui si riesce a far carriera nelle organizzazioni criminali. Noi dobbiamo provare a recuperarli, dobbiamo provare questa operazione soprattutto attraverso la cultura. Ci dobbiamo provare ricordando ad esempio che nella nostra costituzione è prevista espressamente la funzione rieducativa della pena. E’ un obbligo non è un’opzione. Penso r esempio l’esperienza di Don Antonio Loffredo che a Napoli ha fatto un gran numero di iniziative coinvolgendo i ragazzi di un quartiere come quello della Sanità è la prova che queste non sono chiacchiere, al contrario, sono  fatti.

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