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Numeri, simboli, rituali della mafia cinese

Piero Innocenti il . Criminalità

triadeIl simbolismo, i riti, i giuramenti, un linguaggio specifico. Sono elementi ricorrenti in molte organizzazioni criminali del mondo e consentono di garantire migliori condizioni di segretezza con il “patrimonio culturale comune” così creato. L’uso di simboli per intimidire le vittime è ricorrente anche in Italia da parte dei criminali cinesi come è stato riscontrato in diverse indagini di polizia.

Alcuni anni fa ho avuto occasione di apprendere direttamente qualche “nozione” da quel mondo così distante dal nostro. Chi avesse voglia di arrivare all’essenza del fenomeno criminale cinese deve compiere un percorso culturale che, secondo un aneddoto Zen, consiste nello “svuotamento della propria tazza di tè”, ossia sgomberare la propria mente da nozioni, esperienze, pregiudizi, per far posto ad una realtà per molti versi completamente originale. Anche per questo, già molti anni fa, alcuni importanti organismi investigativi (F.B.I. nel 1993; DIA nel 2000) ritenevano indispensabile, per fronteggiare la criminalità asiatica adeguati corsi di formazione e aggiornamento permanente per il personale incaricato di contrastare tale fenomeno.

L’elemento numerico, già importante nella cultura cinese ha, ancora oggi, un rilievo notevole per comprendere quelle organizzazioni criminali. I numeri tre, cinque, centootto e quattro, per esempio, ricorrono spesso in varie manifestazioni delle associazioni segrete. Al numero 3 nella semiologia cinese corrispondono gli elementi primordiali di Cielo, Terra e Uomo, ai quali ricondurre tutte le cose. Gli articoli di cui si compone il giuramento per essere ammessi alla Triade sono 36, mentre le somme di denaro da corrispondere per essere iscritti alla organizzazione criminale sono sempre divisibili per tre. Anche le cariche rivestite all’interno della organizzazione sono contraddistinte dal numero tre in combinazione o multiplo. Centootto le frustate inflitte per gravi violazioni disciplinari (a partire dalle 18, 21, 36, 72, 108, 360); centootto erano i monaci del convento di Shaolin che si salvarono dal massacro voluto dall’imperatore Ch’ing e fondarono la “lega di Hung” meglio nota come “Triade”.

Il suono del nome “hung” in cinese appare molto simile a quello della parola che significa “rosso” e nella ritualità delle Triadi il colore rosso ricorre costantemente come colore speciale di luoghi della organizzazione ai quali è conferita particolare dignità. Così, il “padiglione del fiore rosso” è la sala dove si svolgeva un momento significativo della iniziazione del nuovo iscritto alla Triade, e per conferire sacralità alle dichiarazioni dei nuovi membri nel corso della cerimonia (un tempo durava alcuni giorni, oggi un’ora), viene bruciato dell’incenso ed i partecipanti, pungendosi un dito, lasciano cadere alcune gocce di sangue in una ciotola riempita di acqua o vino dalla quale, poi, bevono tutti (rituali simili in tutte le mafie italiane).

Il “randello rosso” è, invece, l’uomo forte della organizzazione, quello incaricato di infliggere le sanzioni disciplinari. Il colore rosso ricorre anche nell’allegoria di gruppi criminali attivi nel nostro paese. Anni fa, in un’indagine della polizia di stato si accertò che il “sole rosso” era stato il disegno usato a Roma da un gruppo di estorsori cinesi per minacciare imprenditori connazionali. Disegno, quello del sole con i raggi che si dipartono da una stessa circonferenza, richiama l’idea del gruppo di persone (i raggi) legate tra loro dal vincolo associativo (la circonferenza).

Cinque è un numero augurale e, oltre ad essere il numero dei monaci che si salvarono da Shaolin, sta ad indicare le virtù del gentiluomo cioè lealtà, giustizia, generosità, saggezza e proprietà. Quattro è il numero che esprime l’articolata gerarchia delle Triadi, dal capo che è il 489, al 415 un consigliere, al 426 un caposquadra, al 432 addetto alla comunicazione, al 49 un semplice membro.

Questi numeri sono ancora oggi utilizzati da gruppi criminali cinesi per rafforzare richieste estorsive tenuto conto della intimidazione che si riesce ad esercitare sulle vittime solo ad evocare tali numeri. Anche i tatuaggi (una testa di tigre o di drago, un capricorno, due cobra, una donna a cavallo, due cani, sono quelli che sono stati rilevati con maggiore frequenza) hanno un apprezzabile rilievo criminalistico e servono ad individuare l’appartenenza ad un gruppo. Ulteriori informazioni e conoscenze sui componenti e sull’ambiente della comunità cinese in Italia emergeranno sicuramente dalle recenti indagini condotte dalle nostre forze di polizia a Prato con gli arresti di 32 cinesi (altri 20 indagati in stato di libertà) accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso e ad Ostia (Roma) con gli arresti del clan Spada che avrebbero, tra l’altro, estorto denaro anche a commercianti cinesi in cambio di “protezione”.

Il pericolo della criminalità cinese in Italia

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