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Spacciatori da spiaggia e in ambito familiare

Piero Innocenti il . Droga

carabinieri spiaggiaUn agosto così “caliente”, non solo da un punto di vista climatico ma anche sul fronte dello spaccio di stupefacenti e dell’antidroga, non si era visto da anni. Alla spregiudicata presenza di spacciatori in gran parte delle località marine – ma anche nelle città a “presidiare” le piazze in vista dei rientri – hanno fatto fronte, come sempre, le forze di polizia, in particolare la polizia di stato e i carabinieri, con operazioni anche di rilievo che non riescono comunque a scalfire le centinaia di bande e di cellule, in prevalenza composte da stranieri, che gestiscono lo spaccio.

Il mese più caldo si è concluso con le consuete notizie di spacciatori agli arresti domiciliari che continuano a spacciare – e per questo sono poi “riarrestati”, come è successo a Messina, il 31 agosto scorso, con un trentaseienne che deteneva in casa marijuana e cocaina. Si sente  di violenze collegate alla droga (un figlio, quarantatreenne che, a Campobasso, minacciava e maltrattava continuamente la madre quando si rifiutava di dargli il denaro per comprare la droga); di un giovane bloccato dalla polizia nel quartiere romano di San Basilio mentre spacciava con la “copertura” dell’ignaro nonno che si trovava in auto, colto da malore mentre il nipote veniva ammanettato.

Stessa vicenda vissuta da una nonna che a Pegli (Genova) si è vista arrivare in casa per una perquisizione la polizia, dopo che era stato bloccato perché spacciava hashish il quindicenne nipote. E, per restare nel contesto familiare, sono finiti in carcere, a Chieti, padre e figlio, rispettivamente di 62 e 32 anni, dopo che la polizia aveva trovato cocaina, hashish e marijuana custodite nella cassaforte a chiave, murata dietro le piastrelle, in cucina. Una situazione fuori controllo anche a Torino dove, nonostante i molteplici provvedimenti di espulsione (spesso, come noto, non eseguiti per vari  motivi) adottati dal questore nei confronti di stranieri denunciati per spaccio nel parco del Valentino, la zona torna rapidamente sotto il controllo dei pusher, tutti stranieri.

Molti sono anche quelli andati al mare per un po’ di svago ma soprattutto per continuare con gli “affari”. È quello che è accaduto nel litorale romano tra Torvaianica e Campo Ascolano, dove gli agenti di polizia mimetizzati tra i bagnanti hanno posto fine allo spaccio “sotto l’ombrellone” svolto da cinque marocchini ai quali sono stati sequestrati un chilogrammo di hashish e due di marijuana con il necessario per confezionare le dosi.

Non accenna a diminuire neanche la folta schiera degli “ingoiatori”  di droghe, in particolare cocaina ed eroina contenute in ovuli (e per questo i corrieri vengono indicati anche “ovulatori”). I nigeriani in questo settore sono considerati i più esperti e gli ultimi fatti risalgono proprio ad alcuni giorni fa con l’arresto, a Trento, di due corrieri scesi dal treno proveniente da Verona e bloccati dagli agenti di polizia dopo il sequestro di sedici involucri contenti eroina espulsi in ospedale dove erano stati accompagnati per gli accertamenti radiologici. Nigeriani, tra cui una donna, i tre bloccati dalla polizia di Prato  trovati nella loro abitazione a Vaiano mentre “pulivano” gli ovuli da poco espulsi e contenenti oltre un chilogrammo di eroina trasportata dall’Olanda. Rumeno, invece, l’ovulatore arrestato in Sardegna, ad Olbia, dopo aver evacuato ovuli contenenti circa un chilogrammo di cocaina destinata alla Costa Smeralda.

In realtà, non c’è un pezzo di territorio nazionale in cui non si tenti di vendere droga (con rischi minimi) e tutto questo è particolarmente attraente per gente che non si fa certo scrupoli e trova mille espedienti per soddisfare una domanda di droghe che non subisce alcuna flessione. Così, le coste pugliesi sono ancora quelle predilette dai trafficanti albanesi che a bordo di gommoni trasportano ingenti carichi di marijuana (700kg sequestrati al largo di San Cataldo, a fine agosto, dalla guardia di finanza) mentre a Genova la polizia arresta tre senegalesi che, all’interno dell’abitazione erano intenti a trasformare la cocaina nel micidiale crack e a Pordenone si registrano risse e scazzottate tra gruppi rivali di pusher pakistani, nordafricani e italiani.

Una situazione generale di grande allarme che rischia di diventare presto una vera emergenza nazionale con gravi riflessi sulla sicurezza in molte città.

Se la droga sarà emergenza nazionale

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