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La “Sicurezza” deve essere la priorità in un paese serio

Piero Innocenti il . Istituzioni

volante-1-nuovaA Ferragosto, come ogni anno, c’è il consueto sintetico resoconto statistico sull’andamento della delittuosità nel nostro Paese, relativo ai primi sei mesi dell’anno, accompagnato dalle valutazioni del ministro dell’interno Marco Minniti nella breve pausa che si concederà sullo spinoso tema della immigrazione clandestina e su quello, ancor più penoso, dei trafficanti di persone. Argomento che resta fondamentale per “la tenuta democratica del Paese” come ha opportunamente ripetuto in più circostanze Minniti, se si riuscirà a gestirlo, a controllarlo, nel rispetto delle norme di diritto interno e internazionale e con l’aiuto, essenziale, della Libia e degli altri paesi africani di origine e transito dei migranti. Compito difficilissimo che, tuttavia, il Ministro dell’Interno sta affrontando con grande determinazione e impegno che tutti gli riconoscono e mai riscontrate in passato.

La Sicurezza resta la grande priorità per il nostro Paese e la precondizione per un reale sviluppo e benessere di tutta la collettività. In attesa di conoscere i dati reali, sia pure provvisori sulla delittuosità (vengono elaborati dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale – Dipartimento della Pubblica Sicurezza) che si sarebbero attestati intorno a 1,3 milioni di delitti denunciati nel primo semestre del 2017 (erano stati poco più di 1,2milioni nello stesso periodo del 2016), dando un rapido sguardo all’ultimo decennio, si può rilevare come, sostanzialmente, il numero totale dei delitti denunciati (di quella che Maurizio Fiasco, noto sociologo, definisce “criminalità apparente” che è solo una parte di quella “reale”), non abbia subito rilevanti oscillazioni annuali avvicinandosi  di più a quota 3 milioni nel 2013 ( per l’esattezza 2.892.155) dopo essersi attestata intorno ai 2,7milioni del 2008 e 2011 (rispettivamente 2.709.888 e 2.763.012) e del 2015 (2.687.219).

Azzardato davvero affermare che i reati calano perché, oltretutto, c’è una frazione di criminalità che è priva di qualsiasi traccia in quanto, per motivi culturali, di diffidenza verso la polizia, poca fiducia verso la giustizia, di distribuzione sul territorio di servizi di polizia, i cittadini non vanno a denunciare. Azzardato anche dire che “..oltre il 50% dei reati (..) non viene affatto denunciato..” (M. Fiasco su Il Sole 24 Ore del 5 dicembre 2014) ma, anche se fosse un valore pari alla metà della percentuale indicata, sarebbe sempre una frazione notevole di delitti sui quali non si dispone di alcuna traccia. Delitti, poi, i cui autori vengono scoperti in misura piuttosto ridotta (in generale un quarto del totale)stando sempre ai dati elaborati dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza. E, con la riduzione degli organici della polizia di stato, registrata dal 1989 (117.200 unità) ad oggi (98.043), non si può certo dire di stare più tranquilli come ricordava il Capo della Polizia Gabrielli in occasione della inaugurazione (21 luglio scorso) della nuova sede della questura di Rovigo.

Tranquillità che non si rileva neanche tra i ranghi della polizia di stato, con gli operatori “invecchiati” ( età media tra i 49 e i 52 anni) per una istituzione che ne perderà circa 40mila (in pensione) entro il 2030. Se non si provvederà, sin da ora, agli arruolamenti e alle relative procedure, ci saranno altri seri problemi per prevenire e contrastare i tanti episodi criminali che si verificano quotidianamente. Alcuni, poi, lasciano “storditi” per le modalità di esecuzione, per la ripetitività, per l’insospettabilità dei loro autori, per la crudeltà con cui vengono commessi, per il modo con cui vengono “definiti”. Emblematici i fatti degli ultimi giorni a Viserba (Rimini), dove il gestore di un bar si è visto svaligiare il locale 3 volte in due mesi (ben 25 volte nel corso degli ultimi anni!), a Somma Lombardo (Milano), dove uno straniero ha iniziato a devastare con un’ascia tutto quello che gli capitava a tiro, a Rimini dove una donna di 86 anni ha messo fuori combattimento con un pugno sul volto una giovane che aveva tentato di strapparle la catenina d’oro intorno al collo, alla aggressione, ancora a Milano, ad un agente donna della polizia municipale e ad un poliziotto, con un coltello, da parte di due stranieri, in distinti fatti, arrestati e incredibilmente rimessi in libertà dal gip dopo la convalida dell’arresto.

Con grande stupore (e molta ipocrisia) di alcune parti politiche, alcune delle quali, in passato, hanno contribuito a fare leggi troppo  blande, che consentono a molti malviventi di tornare rapidamente in circolazione.

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