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Narcotraffico e Portogallo

Piero Innocenti il . Droga

droga-portogalloIn concomitanza con l’intensificarsi dei controlli della polizia doganiera in Spagna, il Portogallo negli ultimi anni si è trasformato in un ponte di transito alternativo per la cocaina del Sud America e per l’hashish del Marocco. Il sequestro pochi giorni fa a Portimao, da parte della polizia portoghese in collaborazione con quella spagnola, di 276kg di cocaina proveniente dalla Colombia a bordo di un panfilo battente bandiera danese, è l’ultima conferma.

I porti verso i quali si indirizzano i cargo di cocaina dall’America Latina sono Lisbona, Aveiro, Figueiro de Foz, Mathosinhos, Viana do Castelo e, soprattutto, Leixoes, lo scalo marittimo di Porto. Nonostante siano trascorsi più di venti anni (aprile 1994), molti ricordano ancora lo scandalo che vide coinvolti un centinaio di agenti della guardia di finanza portoghese implicati nel traffico di stupefacenti, quando sembrò che alcuni avessero usato le imbarcazioni di loro proprietà per effettuare i trasbordi della droga dalle navi alla costa.

Il traffico si è andato sviluppando sulle coste settentrionali del paese che sono le più difficili per la navigazione ma proprio per questo le meno controllate.

Grosse quantità di cocaina vengono inviate via mare in Olanda, mentre quantità minori passano per gli aeroporti.

Per l’hashish, le località maggiormente interessate al traffico sono Sines, Sesimbra, Peniche, Setubal e Portimao, sulla costa meridionale. Città “accoglienti” anche per esponenti della criminalità organizzata italiana e non solo per i pensionati stranieri che decidono di vivere da queste parti per la bassa tassazione in vigore.

A Setubal, infatti, vengono segnalate presenze del clan dei De Stefano – nella stessa città trascorse parte della sua latitanza Vittorio Canale, altro ‘ndranghetista-, mentre a Portimao, nell’ottobre del 2016, è stato arrestato Francesco di Marte, contiguo alla cosca dei Pesce di Rosarno e ricercato dalle autorità italiane per associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti.

Anche a Faro si registrano altre presenze della criminalità organizzata italiana e proprio in questa città, nel 1992, fu arrestato Emilio di Giovine, altro personaggio di spicco della mafia calabrese e grande importatore di stupefacenti dal Nord Africa. Nel 2012, nei pressi di Coimbra, venne localizzato e arrestato Giovanni Capone Perna, esponente del clan camorristico Pagnozzi. Quello fu l’anno in cui finì nelle carceri portoghesi anche Gabriele Bauce, l’imprenditore italiano nel settore della concia delle pelli dopo che la polizia aveva bloccato 126kg di cocaina a bordo di una nave proveniente dal Brasile. Anche il lavaggio del denaro in Portogallo è fenomeno non trascurabile: gran parte delle operazioni scoperte nel settore riguarda Lisbona, il resto le zone industrializzate del nord e la regione di Algarve.

Il paese è anche un terminale per il consumo dell’eroina che si è andata diffondendo dalle periferie delle grandi città anche alle zone rurali. Il consumo della droga nelle campagne ha avuto inizio negli anni tra il 1972 e il 1975, ma si trattava della marijuana che i soldati, reduci delle spedizioni in Angola e Mozambico, avevano imparato a usare nelle colonie africane. Fino alla metà degli anni Ottanta solo un limitato numero di portoghesi usava l’eroina, mentre negli anni seguenti si è avuta una rapida progressione nel consumo di questa come di altre sostanze stupefacenti.

La situazione oggi sembrerebbe migliorata dopo la depenalizzazione, avvenuta diciassette anni fa, del possesso di qualunque tipo di droga. In Portogallo non si procede all’arresto di chi viene trovato con un quantitativo di droghe pari al consumo medio individuale per il massimo di dieci giorni, corrispondente ad un grammo di eroina, ecstasy o amfetamina, a due grammi di cocaina e venticinque grammi di marijuana.

Dicono che la situazione della tossicodipendenza, nel complesso, sia migliorata con la depenalizzazione. Il grosso problema resta sempre quello del traffico nelle mani della mafia galiziana (ricordiamo l’operazione Albatros del 2009 condotta dalla polizia italiana e spagnola con il sequestro di 3,5 tonnellate di cocaina al largo delle coste galiziane) e di quelle italiane presenti in diverse città portoghesi.

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